/

Lotta al rincaro: il Partito Comunista rivendica un intervento dello Stato e un adeguamento dei redditi all’inflazione

Tariffe energetiche, prezzi della benzina e di svariati beni di largo consumo, ora anche i premi di cassa malati: tutti schizzati alle stelle nelle ultime settimane. Nei paesi occidentali l’inflazione è ormai esplosa, raggiungendo in alcuni casi la doppia cifra (come in Gran Bretagna). Come da tempo segnalato su questo portale, la spirale inflattiva provocata dalle sanzioni contro la Russia sta erodendo il potere d’acquisto dei lavoratori, aggravando le tensioni sociali in tutta Europa, dove si inizia a respirare aria di repressione contro chi osa protestare. Anche in Svizzera, dove l’inflazione si attesta per ora tra il 3% e il 4%, il clima sta iniziando ad appesantirsi. Il presidente dell’Unione sindacale svizzera (USS) Pierre-Yves Maillard, che richiede aumenti salariali nell’ordine del 5%, ha fatto sapere che “se i datori di lavoro non aumentano le paghe, ci saranno disordini sociali e politici”. Per tutta risposta, il presidente dell’Unione svizzera degli imprenditori Valentin Vogt ha dichiarato di ritenere “irrealistiche” le pretese dei sindacati, lasciando intendere che gli aumenti salariali, negoziati per settore, non saranno particolarmente consistenti. In questo quadro di crescente tensione sociale, la politica ha iniziato a riflettere alle misure da adottare per fare fronte ad un fenomeno da tempo sconosciuto nelle società occidentali.

Il Partito Comunista propone un decalogo contro il rincaro

Già ad inizio agosto, il Comitato Centrale del Partito Comunista (PC) aveva approvato una risoluzione sul tema, significativamente intitolata “Bloccare il rincaro: stop alle sanzioni e alla speculazione”, in cui venivano elencate dieci proposte per contrastare l’inflazione in Svizzera. Pietra angolare del decalogo comunista è la fine del regime sanzionatorio adottato nei confronti della Russia, in favore di una diversificazione dei partner commerciali che possa garantire la fine della dipendenza dal mercato euro-atlantico e la sicurezza dell’approvvigionamento nazionale.

I grandi gruppi petroliferi hanno approfittato della situazione per incrementare a dismisura i propri prezzi.

Le dieci misure rivendicate dal PC prefigurano un deciso potenziamento dell’intervento programmatore e regolatore dello Stato in campo economico. Oltre all’adeguamento al rincaro dei salari, degli aiuti sociali e delle pensioni, la risoluzione prevede il blocco dei prezzi dei beni essenziali nonché il potenziamento delle figure di controllo come Mister Prezzi, con l’obiettivo di impedire la speculazione che numerosi gruppi monopolistici (ad esempio nel settore dell’energia) stanno fomentando indisturbati. Al fine di garantire l’approvvigionamento nazionale e di ridurre lo strapotere dei grandi monopoli, il PC propone inoltre la riforma dell’Ufficio federale dell’approvvigionamento economico nonché la nazionalizzazione delle imprese strategiche (ad esempio in campo energetico).

Come finanziare questo programma d’intervento? I comunisti rivendicano una riforma fiscale che alleggerisca i lavoratori (ad esempio tramite la soppressione dell’IVA) e gravi maggiormente sui grandi gruppi economici (tassandone i sovrapprofitti realizzati in larga parte grazie alla speculazione). Il PC suggerisce inoltre di distribuire a Confederazione e Cantoni una parte degli utili della Banca Nazionale, da impiegare per aiuti alla popolazione e per acquisire delle partecipazioni statali nei settori strategici.

Lucchini: “tassare i sovrapprofitti non basta, lo Stato deve intervenire!”

A spiegare l’approccio dei comunisti al problema dell’inflazione ci pensa Alessandro Lucchini, economista e vicesegretario del PC. “L’eccezionalità della congiuntura economica non basta a spiegare l’ampiezza del rincaro cui stiamo assistendo: ci sono grandi gruppi economici che stanno speculando sui mercati internazionali (in particolare quello dell’energia), realizzando profitti favolosi e aumentando artificialmente i prezzi per i consumatori”. Come detto, per il PC occorre ridurre lo strapotere di questi monopoli: “bisogna introdurre una tassazione dei sovrapprofitti come si sta discutendo in vari paesi d’Europa, ma non basta. I prezzi vanno dei beni essenziali vanno bloccati sottraendoli alla speculazione, mentre lo Stato deve acquisire delle partecipazioni nelle imprese dei settori strategici (energia, trasporti, comunicazioni, banche, ecc.) per determinare in modo diretto l’orientamento dell’economia del paese”. Un grande tema è quello dell’adeguamento dei salari, su cui sindacati e padronato sembrano trovarsi già ora ai ferri corti: Lucchini ricorda a questo proposito come il PC abbia contribuito in prima fila alla raccolta firme in favore dell’iniziativa “Per un salario minimo sociale”, volta ad aumentare le soglie previste dalla legge, ma si spinge anche oltre. “Il salario minimo cantonale va adeguato immediatamente al rincaro per garantire il potere d’acquisto dei redditi più bassi (misura che il governo ha già escluso), ma l’inflazione tocca tutti i lavoratori, anche quelli con salari più elevati. In questo senso stiamo ad esempio studiando il modello italiano della “scala mobile” per comprenderne pregi e limiti, ma anche per verificarne l’applicabilità nel contesto svizzero e ticinese”.

Alessandro Lucchini e Edoardo Cappelletti, consiglieri comunali del PC a Bellinzona e Lugano.

Anche nei Comuni i comunisti promuovono misure contro l’inflazione

I comunisti, che dispongono di una dozzina di consiglieri comunali in tutto il Canton Ticino, si stanno attivando anche sul piano locale per dare una risposta al problema del rincaro. Nella città di Lugano, il consigliere comunale Edoardo Cappelletti ha richiesto l’adeguamento all’inflazione degli aiuti sociali comunali e degli stipendi dei dipendenti cittadini, nonché la creazione di un fondo di sostegno per famiglie e PMI finanziato dai dividendi dell’azienda elettrica comunale, le Aziende Industriali di Lugano (AIL). Nel comune di Capriasca, il comunista Zeno Casella ha invece richiesto chiarimenti circa le tariffe elettriche da parte dell’Azienda elettrica di Massagno (AEM), per cui è previsto un aumento del 25%: Casella chiede al Municipio di acquistare delle partecipazioni nell’azienda per influenzarne la politica dei prezzi, nonché di riversare ai cittadini almeno una parte delle tasse prelevate per la distribuzione di corrente elettrica nel comprensorio.

Cappelletti, membro della direzione del partito e responsabile degli enti locali, ci illustra l’approccio comunista sul piano locale: “i Comuni hanno un importante margine di manovra nella lotta all’inflazione. Essi erogano delle prestazioni sociali che sono essenziali per il reddito di numerose famiglie e che vanno adeguate al rincaro, in modo da poterne conservare il già modesto potere d’acquisto”. Anche i servizi pubblici sono spesso gestiti dai Comuni, anche se in modo sempre meno diretto: Cappelletti sottolinea come “negli ultimi decenni, su spinta del pensiero neoliberista, abbiamo assistito alla privatizzazione o all’aziendalizzazione di svariati servizi comunali (ad esempio nel campo dei trasporti, dell’energia, ecc.). Oggi questi servizi sfuggono ad un reale controllo democratico, che potrebbe consentire un calmieramento delle tariffe”. Una riflessione a tutto campo, quella promossa dal PC, che vedremo sicuramente all’opera anche nei prossimi mesi.