/

I sindacati denunciano: le sanzioni contro la Russia in realtà sono contro i lavoratori europei!

«La decisione dei leader dell’Unione Europea di adottare un nuovo pacchetto di sanzioni finanziarie, che include il divieto di importare petrolio dalla Russia nell’UE, è ben lungi dall’essere considerata una mossa finalizzata alla pace». Inizia così il comunicato stampa diramato dagli uffici centrali della Federazione Sindacale Mondiale (FSM). La più longeva delle organizzazioni internazionali operaie che riunisce i sindacati più combattivi e indipendenti dal punto di vista di classe (cioè non collusi con le istituzioni finanziarie dell’UE), forte dei suoi oltre 100 milioni di lavoratori iscritti in tutto il mondo, prende dunque nuovamente posizione sulle conseguenze della crisi ucraina.

I lavoratori perdono potere d’acquisto a causa delle sanzioni anti-russe!

Il motivo per cui la Federazione Sindacale Mondiale si oppone alle sanzioni contro la Russia è spiegato in questi termini: «tali decisioni di guerra economica non fanno altro che inasprire le tensioni, rafforzare il militarismo e alimentare nazionalisti e guerrafondai. Le conseguenze di queste decisioni gravano in modo insopportabile sulle spalle dei lavoratori e dei cittadini che vedono il loro reddito schiacciato dall’aumento incessante dell’inflazione e dei prezzi» spiega il segretario generale del sodalizio, il cipriota Pambis Kyritsis, che continua: «i grandi gruppi monopolistici dell’alleanza occidentale tornano ad accaparrarsi ricchezze a spese dei lavoratori, in un contesto di guerra fredda che si consolida e si rafforza sistematicamente, con tutti i pericoli che ne derivano per la pace e la sicurezza mondiale».

Il neo-segretario della FSM Pambis Kyritsis non le manda a dire: le sanzioni colpiscono i lavoratori!

La classe operaia chiede il cessate il fuoco e lo scioglimento della NATO

Lo sforzo di utilizzare la crisi e la guerra per espandere la NATO, con tutto ciò che ne consegue per la pace e la sicurezza mondiale, è evidente: la Federazione Sindacale Mondiale (FSM) «si oppone fermamente alla politica di guerra economica e condanna il tentativo di inasprire il conflitto attraverso enormi pacchetti di aiuti militari». Ma non solo: la FSM chiede anche «lo scioglimento della NATO e di tutte le alleanze militari, la distruzione delle armi nucleari e il ritiro delle sanzioni e dei blocchi illegali che vengono sistematicamente imposti agli Stati che non rispettano gli ordini USA-NATO». Il riferimento è agli embarghi contro i paesi socialisti come Cuba e Corea del Nord, ma anche contro tutti i paesi che non obbediscono ai diktat di Washington: ad esempio l’Iran, la Siria o talvolta persino la Turchia. Da ultimo la FSM «chiede alle organizzazioni internazionali di agire per la de-escalation e per incoraggiare e rafforzare la diplomazia per portare la pace e il cessate il fuoco il prima possibile».

Per il segretario del PC svizzero Massimiliano Ay, le sanzioni sono un “boomerang per l’economia nazionale”.

Il Partito Comunista svizzero aveva anticipato quello che è avvenuto

La posizione della FSM è di fatto in sintonia con quanto rivendicato in Svizzera del Partito Comunista, non a caso unico partito politico elvetico presente al recente Congresso sindacale mondiale. Già nel mese di marzo, infatti, il partito diretto dal deputato Massimiliano Ay aveva contestato «la decisione del Consiglio federale di obbedire all’UE e di adottarne le sanzioni contro la Russia» definendole «un boomerang per la nostra economia nazionale che pagheranno anzitutto i lavoratori svizzeri, non certo gli oligarchi russi e men che meno gli oligarchi (pardon: businessman) svizzeri! La Russia infatti ora ci considera un paese avversario, al pari degli USA, e ci possiamo attendere quindi delle contromisure commerciali ai nostri danni». I comunisti svizzeri – in totale disaccordo con il Partito Socialista e i Verdi, le organizzazione più europeiste nel parlamento nazionale e promotrici di sempre più interventi contro la Russia – avevano insomma previsto le difficoltà per la gente comune: «Adesso chi tirerà la cinghia? Chi pagherà di più gli alimenti? Chi dovrà ridurre il consumo di energia e riscaldamento? Ovviamente i ceti popolari e i lavoratori svizzeri, certamente non chi questa guerra l’ha preparata per anni (a Washington) e chi a Berna non ha mosso un dito sul piano diplomatico per non disturbare l’ “alleato” nordamericano. Dopo aver provocato per anni Mosca con la NATO, è facile giocare agli indignati quando si ha la pancia piena, facendo pagare l’aumento delle bollette ai cittadini che già faticano ad arrivare a fine mese!».