“El Matadero” originale, quello scritto da Esteban Echevarria, era ambientato nell’Argentina del 1830 e voleva denunciare – raccontando come un gruppo di contadini uccide e poi divora un ricco nel mattatoio locale – la violenza (appunto degna di un macello) della dittatura di Juan Manuel de Rosas. Nel 1974, sul finire del secondo (e brevissimo) governo di Juan Domingo Peron, un regista americano vuole trasporre lo storico racconto in un film. Gli attori, tutti giovani militanti della sinistra rivoluzionaria, muoiono nel corso delle riprese. La spinta dei servizi segreti ovviamente non manca.
Una trama del tutto confusa e incomprensibile. Solo lo spettatore che conosce la storia della “Tripla A” può forse apprezzarne vagamente il senso. Il programma del Festival di Locarno si limita a dire nella sinossi: “in Argentina sono appena cominciate le persecuzioni violente contro la sinistra e i giovani attori del film stanno per passare alla militanza clandestina a tempo pieno”. Sarà… ma nulla di tutto ciò è riconoscibile senza aver fatto il nesso con, appunto, la “Tripla A”, la lugubre Alleanza Anticomunista Argentina, organizzazione di estrema destra che appunto nel 1974 uccise 50 militanti comunisti e socialisti. Gli altri quasi 400 morti li fece l’anno successivo, quando però Peron era già morto, sostituito dalla moglie ultra-reazionaria poi deposta dal generale golpista Jorge Videla che instaurò la feroce dittatura che durò fino al 1983.
Se il film vuole denunciare la “Tripla A” non solo non ci riesce perché il riferimento a questa organizzazione lo hanno colto in pochi, ma è impreciso persino nel contesto storico: il peronismo non era certo un monolite privo di fasi interne. Sul sito del Festival si legge genericamente: “…il 1830 fittizio di Echeverría sembra tornare e diventare realtà nel presente. Dopo tutto, siamo in Argentina nel 1974: la fine dell’era Perón si avvicina, e con essa il colpo di stato…”. E poi la conclusione dal sapore qualunquista: “è un film sul fallimento della rivoluzione”. Può sembrare così solo a chi conosce poco la storia politica della sinistra argentina oppure ai disfattisti: il film, se lo si capisce – ed è già difficile – parla non del fallimento dei rivoluzionari ma semmai della “guerra sporca” con cui nel nome dell’ordine fascisti e borghesi amici degli USA, aiutati dai servizi segreti imperialisti, hanno represso i patrioti che aspiravano alla sovranità nazionale e quindi al socialismo.