In Ticino gli spazi di divertimento si stanno sempre più riducendo e gli orari di apertura sono sempre meno accettabili. La cronaca cantonale ci presenta periodicamente vicende che vedono come protagonisti esercizi pubblici e più in generale spazi del divertimento che devono convivere con eccessive limitazioni e che, nelle ipotesi peggiori, si avviano alla chiusura per differenti motivi. Come non citare in tal senso la paventata chiusura del Pasinetti di Gorduno, una sorta di istituzione nel Bellinzonese, che quest’inverno é riuscita a far scendere in piazza diverse centinaia di persone che ne rivendicavano orgogliosamente la permanenza in opposizione all’accanimento delle autorità nei suoi confronti. Pure il Bar Bulgary di Mendrisio, anch’esso luogo dove diverse band giovanili potevano effettuare i loro primi ed importanti concerti, subì alcuni anni fa lo stesso provvedimento ed evidentemente la lista potrebbe continuare.
A margine di queste differenti vicende é sempre nato un contraltare che rappresentava il malcontento della società civile nei confronti della tendenza generalizzata da parte delle Istituzioni Politiche a disinteressarsi delle questioni legate alla promozione del divertimento in Ticino. Queste diverse forme di “resistenza culturale” si legano spesso a filo doppio anche con l’esigenza, certamente attuale, d’impedire che l’offerta di svago si trasformi in una mercato consumistico su cui costruire sostanziosi profitti, andando a creare una situazione alquanto sgradevole in cui il lato puramente culturale viene subordinato a logiche commerciali.
S’inserisce in questo discorso la vicenda Rubadan(é). A dicembre 2010, il carnevale Rabadan di Bellinzona, uno dei più prestigiosi del paese, annuncia l’aumento dei prezzi d’entrata del 60%, costringendo così i fedeli sudditi a sborsare 40 franchi invece dei soliti 25 – risultato, anche questi, di una serie di graduali aumenti: una decisione quantomeno discutibile, in forte contraddizione con quello che vuole continuare a definirsi un evento popolare ed economicamente accessibile, che ha destato le ire di molti ticinesi.
È necessario fin da subito che si favorisca un discorso di promozione degli spazi e questo devo per forza di cose passare da una maggiore tolleranza delle autorità verso le legittime richieste dei giovani. È per esempio noto come il numero di locali in cui le formazioni musicali si possono esibire si sta pericolosamente riducendo e questa tendenza non favorisce certo lo sviluppo delle attitudini musicali ed in generale culturali dei nostri adolescenti. L’offerta culturale e ricreativa che viene presentata ai giovani non é certamente all’altezza delle esigenze e, del resto, delle legittime necessità, di questo importante settore della popolazione. Ci troviamo di fronte ad un evidente limitazione che spesso va di pari passo con l’omologazione di strutture che dovrebbero promuovere un divertimento diversificato ed accessibile. Questa situazione s’intreccia logicamente con l’esistenza dei grandi monopoli del divertimento per i quali si tende ad accentrare gli spazi dello svago giovanile in un numero sempre più ridotto di strutture, molto spesso costose.
Una situazione che nel locarnese, per esempio, é ben nota: fino a 20 anni fa, infatti, in questa regione erano presenti all’incirca 10 piccole discoteche sparse per il territorio; attualmente di queste se ne sono salvate a dir tanto un paio e il divertimento, conseguentemente, ha subito un forte omologazione poiché tale evoluzione ha chiaramente favorito la centralizzazione dello svago in poche strutture. Nel Bellinzonese questo processo non é ancora arrivato a tali sviluppi, tuttavia si nota come i ritrovi di svago per i giovani non siano sufficientemente promossi: si pensi alla mancanza di un centro giovanile, all’accanimento nei confronti del Pasinetti, alla mancata costruzione dello Skatepark (chiesto a gran voce dai giovani skaters della Turrita e messo da parte dal Municipio per far posto al posteggio dei Camper).
Le conseguenze di queste politiche, come giovane, le vedo tutte le sere, basta addentrarsi nelle vie “del divertimento” delle diverse città ticinesi, per vedere molti coetanei calcati nei soliti ormai inflazionati locali, se non, peggio ancora, seduti sui muretti a consumare noiosamente bevande alcooliche.
Il perno centrale di questo necessario cambiamento nell’ambito della promozione dei luoghi di svago deve assolutamente concepire il divertimento come un momento di crescita e di socializzazione necessario per l’adolescente, che permetta di equilibrare la frenesia della quotidianità e, sopratutto, di vivere fondamentali esperienze.
Aris Della Fontana,
Candidato del Partito Comunista al Consiglio Nazionale.