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Cento miliardi di galassie, dentro cui leggere il dovere all’impegno per la comunità umana

La bellezza e la complessità dell’ultima pregevolissima fatica del gruppo di scrittura collettiva formato da Daniele Burgio, Massimo Leoni e Roberto Sidoli rende ardua una sintesi, anche solo abbozzata, dei tanti temi trattati, piuttosto apre scenari pieni di ricordi per chi, credendo nella concretezza della realtà materiale, non disegna il confronto con l’assoluto, riassunto nel titolo: “Cento miliardi di galassie – Per un realismo resiliente della praxis”. Valga poi come ulteriore premessa che gli autori non hanno desiderio di contestare le tante dimensioni spirituali che afferiscono al sentimento dei singoli e dei popoli, quanto piuttosto muovere una critica serrata a quell’idealismo che è servito da paravento per contestare e frenare, lungo il XIX secolo, l’ascesa delle masse popolari e il loro riconoscersi nella realtà fattuale e materiale, anzi, di più, queste preziose pagine ci confermano, ancora una volta come l’idealismo si sia fatto prima strumento dell’affermazione della borghesia e poi come questa, proprio in ragione della sua opposizione all’affermazione del proletariato, abbia saldato con la reazione i suoi destini contrastando il marxismo.

Queste pagine mi hanno rammemorato i lunghi pomeriggi tergestini a casa dell’amica Margherita Hack, nell’ultimo decennio della sua vita ci siamo frequentati con grande sintonia e son sempre stato felice di perdermi con lei nell’immensità dell’universo che ancora dobbiamo largamente conoscere e capire. Il fascino dell’energia e della materia oscura, la certezza che forme di vita nelle galassie ci siano, ma che siano tanto lontane che mai e poi mai entreranno in contatto con noi, minuscole particelle di un tutto di spropositate dimensioni. Ancora ricordo le domande che lei stessa si poneva rispetto al fatto che dato un centro teorico del nostro universo, le parti più lontane dal centro non rallentano il loro moto, ma lo aumentano, a dimostrazione che qualche forza le attrae e muove o vi sono leggi precise che sono ancora a noi sconosciute per spiegare questo fenomeno. In egual modo abbiamo riflettuto insieme sul tempo e sullo spazio, Einstein, le stringhe, i nostri limiti umani, dati da nascita, vita, morte, tutte schiacciate dentro il tempo, le rotazioni della terra su se stessa e le sue rivoluzioni intorno al sole.

Daniele Burgio, Massimo Leoni e Roberto Sidoli davvero spaziano tra scienza a astrofisica, tra biologia, le piante, la terra, il qui e ora, e il grande e l’infinito, tanto imponderabile da abbracciare filosoficamente molte domande che almeno da un paio di secoli il pensiero umano si pone, ma in modo meno compiuto anche da prima.

La precisione e la puntualità con cui passano dalla curvatura spazio – tempo alle tesi hegeliane e schopenaueriane, mostrano non solo l’acutezza delle analisi condotte, ma l’interesse profondo e il profondo studio condotto dagli autori su questi temi.

Non sarà un caso se concludono la loro fatica citando un corpo primordiale del Sistema solare, chiamato “Ultima Thule”, ancora oggi incomprensibile e inspiegato asteroide binario bilobato, d’altronde dal più antico e lontano medioevo Ultima Thule è il luogo della terra più incognita, lontana e irraggiungibile, Edgar Allan Poe ha scritto: “Per un percorso oscuro e solitario, infestato solo da angeli malati, dove un Eidolon, chiamato Notte, su un trono nero regna eretto. Ho raggiunto queste terre ma di recente da un’ultima oscura Thule – Da un clima strano e selvaggio, che giace, sublime, Fuori dallo Spazio – fuori dal Tempo.” Tuttavia e per fortuna gli autori non ci sbatacchiano come Edgar Allan Poe dentro il tempo e lo spazio, ma dalla sterminata notte stellare del cosmo discendono nella concretezza della storia, d’altronde nel loro libro si legge, con enormi ragioni che: “Dopo il 1917 e la vittoria dei bolscevichi nell’ex impero zarista, molti pensatori e filosofi anticomunisti hanno tratto dall’esperienza storica” alcuni assiomi tra cui: “Il realismo ontologico conduce molto spesso al materialismo filosofico. Il materialismo filosofico, a sua volta, è una strada che porta e guida facilmente al comunismo.”

Sì, il sogno indelebile dell’uguaglianza e la sua costruzione restano l’orizzonte culturale e la stella che orienta la scrittura degli autori, perché tra le galassie a noi è toccato di essere qui e ora e questo ci obbliga a essere protagonisti del nostro tempo.

Davide Rossi

Davide Rossi, di formazione storico, è insegnante e giornalista. A Milano dirige il Centro Studi “Anna Seghers” ed è membro della Foreign Press Association Milan.