Medici e infermieri danno ragione al Partito Comunista: “No alla tassa sulle visite nei Pronto Soccorso”!

I medici e gli infermieri dei pronto soccorso ticinesi dell’Ente ospedaliero cantonale (EOC) hanno contestato con decisione l’introduzione di una tassa di 50 franchi per chi si reca al pronto soccorso senza trovarsi in una effettiva situazione di emergenza, come voluta dal Consiglio Nazionale la scorsa settimana. Decisione che già aveva visto insorgere il Partito Comunista che per primo dopo il voto a Berna aveva commentato: “la misura non servirà certo a responsabilizzare i pazienti facoltosi, ma avrà conseguenze nefaste solo su quelli meno ricchi e delle classi popolari, che già oggi pagano uno sproposito le casse malati”.

I medici e gli infermieri spiegano che non è loro intenzione “negare il problema del sovraffollamento dei servizi di Pronto Soccorso, peraltro conosciuto in tutta la Svizzera e in maggior misura anche nei paesi che ci circondano, tuttavia non riteniamo che sia questa la strada da seguire per porre freno a questa situazione. Sappiamo bene come una parte dei nostri pazienti consultano per ragioni mediche non urgenti o con un grado di urgenza differibile, non ci sentiamo tuttavia autorizzati a giudicare, come curanti, la pertinenza di quello che è comunque percepito dalla singola persona come un bisogno”.

I professionisti della sanità sostanzialmente danno ragione al Partito Comunista, affermando quanto segue: “ci preme sottolineare come tale tassa potrebbe a nostro modo di vedere rivelarsi, in certi casi, pericolosa per la sicurezza dei cittadini. L’esperienza ci insegna che a volte dietro un sintomo che un profano considera banale si può celare una grave patologia. Non si può quindi escludere che qualcuno, e saranno le persone appartenenti alle fasce meno abbienti della popolazione, rinunci o ritardi la consultazione per il timore di dover pagare, mettendo magari a repentaglio la propria salute”. I comunisti infatti avevano dichiarato che “chi non ha una sufficiente disponibilità finanziaria tenderà a evitare un consulto in Pronto Soccorso non potendo stabilire da sé il confine tra la ‘bagatella’ e il caso serio. La conseguenza sarà non solo il ritardo delle cure in casi effettivamente acuti, ma l’auto-medicazione magari facendo capo a siti inaffidabili su Internet e sui social”.

Infine l’applicazione pratica della tassa, a mente dei camici bianchi, sembra “laboriosa e di difficile concretizzazione. La decisione finale di esigere il pagamento di questa tassa spetterebbe al medico dopo la visita. Anche introducendo dei criteri standardizzati per la definizione della cosiddetta ‘bagatella’, la decisone finale si fonderà sempre su un giudizio soggettivo che sarà quindi suscettibile di generare possibili contestazioni. Questo porterà inevitabilmente ad un ulteriore crescita del lavoro burocratico e amministrativo di verifica, che potrebbe vanificare l’intenzione di contenimento della spesa”.