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La mente della strage di Istanbul era ricercata dalla Russia. Ma Amnesty lo proteggeva!

Se vuoi parlare di diritti umani, non fidarti di quelle che sono vere e proprie aziende “dirittoumaniste” che manipolano i buoni sentimenti di solidarietà delle persone per i propri interessi spesso geopolitici, se non solo finanziari. Amnesty International è da tempo sotto accusa dalla sinistra anti-imperialista per le ambiguità che il nostro portale aveva ben documentato già qualche anno fa in questo reportage (https://www.sinistra.ch/?p=2058). E ora ecco ora un’altra prova di come questa ONG (che fra l’altro entra nelle nostre scuole per influenzare i giovani sulla politica estera) siano strumenti squisitamente politici e ben poco attenti ai diritti umani tanto sbandierati.

Colui che si sospetta essere la mente degli attentati all’aeroporto di Istanbul costata la vita a quasi una cinquantina di persone, Ahmed Chataev, russo di origine cecena, aveva infatti ricevuto lo status di rifugiato politico da parte dell’Austria, che lo ha aiutato così ad evitare l’estradizione in Russia dove era stato accusato di terrorismo in più occasioni. Si sa… un paese alleato agli USA come l’Austria (membro, fra l’altro, dell’UE) protegge sempre chi viene ricercato dai russi.

amnesty_chataevLa mente della strage di Istanbul risulta infatti trovarsi nella lista nera del Cremlino fin dal 2003 per aver sponsorizzato il terrorismo e reclutato fanatici islamisti. Ma il governo austriaco lo ha accolto e protetto, avendo creduto alla storiella di Chataev, il quale spiegava di aver perso un braccio per le torture subite nelle carceri di Putin. In realtà il braccio l’aveva perso nel corso di un conflitto a fuoco. Ma per l’Austria e l’UE questo personaggio non era solo un innocente democratico perseguito dal “regime” di Vladimir Putin, in realtà era esplicitamente un eroe poiché aveva combattuto per la secessione della Cecenia dalla Russia, un piano fomentato dall’imperialismo atlantico, così come quasi tutti i separatismi etnici (dai curdi agli uiguri, passando per i kosovari).

Nel 2008 Chataev è arrestato con altri ceceni nella città svedese di Trelleborg: la polizia gli ha trovato addosso kalashnikov, esplosivi e munizioni. Dopo un anno di prigione in Svezia, nel 2010 viene intercettato in Ucraina con istruzioni e foto di bersagli di assassinare. La Russia, naturalmente, richiede l’estradizione che nuovamente non le viene concessa. Il motivo è la campagna mediatica martellante e il continuo lobbying di Amnesty International, secondo la quale Putin avrebbe promosso contro il terrorista “un processo ingiusto con conseguenti torture e altri trattamenti inumani”.

La Corte europea dei diritti dell’uomo, di fronte all’opinione pubblica manipolata dalla potente organizzazione Amnesty International (agli ordini di Washington) cede al gioco geopolitico degno della guerra fredda e conferma il njet all’estradizione.  Chataev per i dirittoumanisti è insomma un brav’uomo ed è libero… di commettere stragi per conto dell’Occidente: viaggia in Siria e poi finisce a Istanbul.