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A Praga sorge “STAČILO!” l’alternativa patriottica contro l’UE. A guidarla Kateřina Konečná, il volto nuovo della sinistra!

“Ne abbiamo abbastanza dei diktat dell’UE”. A dirlo è la 41enne eurodeputata Kateřina Konečná, leader del Partito Comunista di Boemia e Moravia (KSČM) che ha promosso una coalizione elettorale denominata “STAČILO!”, letteralmente “Basta!” con cui ricandidarsi al parlamento dell’Unione Europea in giugno.

Definita come l’unica “opposizione rilevante”, la nuova coalizione ritiene che alla tradizionale divisione fra destra e sinistra occorra preferire oggi, in un’epoca storica nuova, un’altro tipo di distinzione, basata su due priorità: quella cioè fra partiti “svendipatria” e chi persegue invece gli interesse nazionali e quella che divide chi si concentra sui diritti sociali da chi invece li scarta.

Il KSČM, che presenta fra i suoi candidati anche il giornalista indipendente Milan Krajča, attualmente membro del Consiglio esecutivo del Consiglio Mondiale della Pace (WPC), è riuscito nell’impresa di unire sotto la propria leadership anche altri due partiti: i nazionalisti di sinistra dello storico Partito Nazionale Sociale Ceco (fondato nel 1896 e fino al 1993 noto come Partito Socialista Cecoslovacco) e il partito euroscettico dei Democratici Uniti (SD-SN), nella cui quota si candiderà anche l’“Avvocato dell’anno” 2006, Ondřej Dostál, già esponente del Partito Pirata ceco.

I diritti sociali al primo posto

La socialità deve tornare un pilastro della nazione e l’accesso a cure sanitarie di qualità va migliorato nettamente: “per noi la salute non è una merce soggetta ai principi di mercato” chiarisce Konečná che, nel programma, ha voluto inserire con forza il sempre più grave problema delle carenze di farmaci. Ci vuole “una revisione fondamentale del diritto sui brevetti nel campo della ricerca, dello sviluppo e della produzione di medicinali”: la proposta è quella di ridurre il periodo di esclusività e di sostenere la produzione europea di farmaci generici. Ma i diritti sociali costano, e per garantirli occorre fare due cose: da un lato drenarvi risorse, che attualmente vengono invece sperperate all’estero (in particolare a favore del regime ucraino) e dall’altro lato insistere sulla sovranità monetaria rispetto all’euro: senza la propria valuta non sarebbe infatti possibile adeguare ad esempio il tasso di cambio, col rischio di una svalutazione interna che si tradurrebbe in una riduzione dei salari e delle spese sociali. Ecco perché “STAČILO!” rifiuta l’ingresso della Repubblica Ceca nel meccanismo europeo di cambio ERM II.

Basta armi all’Ucraina!

Fra le priorità assolute che contraddistingue “STAČILO!” da tutte le altre liste troviamo l’opposizione alla guerra e il rifiuto sia di inviare armi all’Ucraina sia di creare un esercito comune europeo. La questione della difesa nazionale non viene sottovalutata, ma si ritiene che l’esercito ceco debba basarsi su una propria industria militare e non dipendere dai sistemi d’arma atlantici. Kateřina Konečná si oppone anche alle sanzioni dell’UE e rivendica piuttosto una politica estera indipendente, basata sul dialogo con i paesi emergenti (Russia e Cina comprese). È sempre lei a tuonare davanti ai suoi sostenitori: “non dobbiamo essere pedine nel gioco americano”!

Il programma elettorale parla anche ai commercianti: “le aziende ceche devono avere accesso anche ai mercati dei paesi che non piacciono al governo Fial e alle élite europee”. Invece di guerre commerciali con la Cina, insomma i candidati di “STAČILO!” promettono cooperazione mutua: “rafforzeremo la competitività degli Stati dell’UE e sosterremo solo quelle riforme che impediranno la deindustrializzazione in corso”.

Non meno imposte, ma imposte eque!

A differenza dei populisti di destra che ripetono l’illusione di “meno tasse”, i compagni propongono un approccio diverso sul tema fiscale.“Le multinazionali pagano una percentuale minima dei loro profitti al fisco”: è questa la constatazione da cui parte “STAČILO!”, che sta pure valutando come impedire che manager stranieri prendano la guida di banche boeme e morave. Centinaia di miliardi di corone lasciano infatti la Repubblica Ceca a spese dei lavoratori “a causa del deflusso di dividendi e i potenziali investimenti dall’estero non rappresentano una soluzione a questo problema, ma anzi lo aggravano”, spiega Konečná. La candidata all’europarlamento insiste nel rivendicare anche “una tassazione più elevata sulle multinazionali, sulle società energetiche o sui giganti di Internet, e l’introduzione di un’imposta sulle transazioni finanziarie, un approfondimento della progressione fiscale e soprattutto il pagamento dell’imposta sul reddito nel Paese in cui esso è stato realizzato”. I comunisti vorrebbero poi seguire l’esempio dei loro colleghi svizzeri e belgi e lanciare una campagna per una “Tassa dei milionari” con cui chiedere ai soli super-ricchi di contribuire una tantum al finanziamento del servizio pubblico e delle assicurazioni sociali per i meno fortunati.

I comunisti cechi durante una manifestazione a Praga.

“Il traffico di esseri umani è una nuova schiavitù”

Nell’ambito delle migrazioni, che è sempre più un tema di forte attualità e che suscita forte malcontento fra la classe operaia dei vari paesi europei, i comunisti cechi e i loro alleati premettono che “l’asilo temporaneo è uno strumento per aiutare chi è nel bisogno, che va dunque garantito” ma questo “non deve portare a un deterioramento della situazione sociale e di sicurezza nel paese ospitante”. In particolare si promette la fine dei sussidi alle ONG “che aiutano gli schiavisti a trasportare i migranti nel territorio dell’UE”, giudicato un vero e proprio business che gioca sui buoni sentimenti delle persone.

Priorità ai contadini, non alle “follie verdi”

I comunisti cechi e i loro alleati  rifiutano il Green Deal in quanto “ideologico” ed “eccessivamente ambizioso”. Oltre a provocare carenze energetiche, governo e verdi trasferiscono i costi della transizione ecologica sui semplici lavoratori impoverendoli e rafforzano la dipendenza del paese dall’estero. Tutto ciò non va però letto come un disimpegno in ambito ambientale: un’ampia parte del programma elettorale di “STAČILO!” si occupa della questione ma su basi diverse rispetto al resto della sinistra. Si parte ad esempio dalla preoccupazione per la costante diminuzione della superficie agricola e per il peggioramento dell’autoapprovvigionamento alimentare: i contadini cechi devono infatti far fronte a sussidi diseguali nei diversi Stati dell’UE, il che riduce la loro competitività. Da qui la proposta, per salvare le fattorie locali, di vietare l’importazione di prodotti agricoli da altri paesi dell’UE e di immetterli sul mercato ceco sottocosto oppure prezzi di dumping. Volgendo invece lo sguardo sulla politica energetica, la promessa è chiara: “Imporremo il pieno controllo statale sulla produzione e sulla distribuzione di elettricità: la Repubblica Ceca non deve diventare importatrice di elettricità”. Il KSČM è pure riuscito a far digerire ai suoi alleati anche il ripristino del monopolio di Stato “sulle imprese strategiche (produzione di elettricità, approvvigionamento idrico, riscaldamento, ecc.)”.

Internet resti neutrale, stop alla censura sui social

Uno dei valori tanto sbandierati dalla propaganda europeista è la sua presunta libertà di pensiero e di parola in voga nell’UE. Una certezza, questa, scalfita in realtà almeno da due momenti recenti: prima dalla pandemia (dove ogni pur legittimo dubbio era tacciato di complottismo) e poi dalla guerra (con tanto di elenchi inventati sulle potenziali spie del Cremlino). “Rifiutiamo di etichettare le opinioni diverse come propaganda ostile” si legge nei volantini “STAČILO!” che si oppone alla censura degli algoritmi e al controllo sociale sul pensiero dei cittadini rivendicando, parlando di internet e dei social, “il mantenimento della neutralità della rete”.

Da quasi 20 anni in sintonia con i comunisti svizzeri

Il programma presentato è senza dubbio coraggioso. A tratti è un deciso cambio di passo per la sinistra. Una necessità di tornare alle origini del movimento operaio che arriva dopo una cocente sconfitta elettorale per i comunisti, precedentemente alleati della socialdemocrazia. La fautrice di tutto ciò, come detto, è l’eurodeputata Kateřina Konečná che, peraltro, non è nemmeno del tutto sconosciuta in Svizzera: nel novembre 2021 infatti inviò un caloroso videomessaggio augurale proiettato durante la parte pubblica del 24° Congresso del Partito Comunista riunitosi a Bellinzona. Il segretario politico del PC Massimiliano Ay ci conferma orgoglioso: “da diversi anni abbiamo relazioni con il KSČM: le aprii io stesso nel 2006, quando ancora da coordinatore del sindacato SISA, mi recai personalmente al numero 9 della storica via Politických Vězňů a Praga per solidarizzare con gli studenti comunisti che venivano repressi nei tribunali cechi”. E proprio i comunisti elvetici hanno costantemente informato gli altri compagni europei delle loro intuizioni, a partire dalla campagna “No UE – No NATO”, da cui sembra altri stiano ora prendendo spunto…