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Quando certe alleanze diventano difficili, emergono le pagine antiarabe dei testi scolastici israeliani

Gli Stati Uniti nell’agosto 2020 hanno scomodato il patriarca comune alle religioni del Mediterraneo e che riposa nella moschea di Hebron in Palestina per proclamare quello che a loro detta è stato un evento storico, ovvero  gli “accordi di Abramo”, una dichiarazione congiunta tra Israele, Emirati Arabi Uniti e Stati Uniti per la normalizzazione delle relazioni tra Israele ed Emirati Arabi Uniti, accordi sottoscritti anche dal Bahrein nell’atto finale svoltosi alla Casa Bianca.

Il Bahrein, vale la pena ricordarlo, è  una dittatura monarchica sostenuta dal regime saudita contro la maggioranza della popolazione antimperialista e sciita, scesa in piazza nel 2011 e soffocata nel sangue, una tragedia velocemente dimenticata perché gli interessi della NATO e dei media che le sono proni hanno volto rapidamente lo sguardo a Siria e Libia in cui i servizi segreti occidentali hanno scatenato due guerre civili contro i legittimi presidenti.

In realtà gli emiratini, come i sauditi, sono da tempo alleati degli Stati Uniti e quindi indirettamente di Israele, tutte e quattro le nazioni in questione hanno sostenuto e sostengono da diversi anni i tentativi di destabilizzazione dell’area e le loro azioni sono spesso coordinate e decise congiuntamente.

Tuttavia l’acceso sionismo di Benjamin Netanyahu si riverbera anche nei testi scolastici israeliani e tanto odio antiarabo e anti-musulmano non poteva sfuggire allo sguardo tra alleati geopoliticamente tanto stretti, quanto culturalmente lontani, essendo gli emiratini tra i più strenui sostenitori dell’integralismo sunnita in giro per il mondo.

Una principessa emiratina denuncia il razzismo sionista

Succede così l’imprevedibile, non già che gli emiratini si risentano, fatto prevedibilissimo, ma che decidano, attraverso la consorte di uno dei sovrani dello stato plurimonarchico, di portare il problema all’attenzione dell’opinione pubblica mondiale. Infatti Sheikha Jawaher Bint Mohammed Al Qasimi, principessa di Sharjah, costretta dalla nuova alleanza a incontrare dei funzionari del ministro dell’educazione israeliano, Yoav Galant, per altro non un professore universitario o uno scrittore tra i tanti israeliani meritevoli di fama internazionale, ma un … generale (!) per di più responsabile del massacro nel campo palestinese di Jenin nel 2002 e dei massacri in Libano a Qana nel 1996, si è vista costretta a rammemorare agli altezzosi ospiti la realtà, che poi lei stessa ha rilanciato dal suo account twitter: “Nei loro programmi consigliano di uccidere gli arabi e di usurpare le terre arabe”. Invitata a meglio elaborare il frutto del suo approccio ai testi israeliani la principessa ha così pubblicato un articolo intitolato “La creazione dell’odio: l’Islam nelle istituzioni educative israeliane“.

La principessa emiratina Sheikha Jawaher Bint Mohammed Al Qasimi non ha apprezzato il contenuto dei libri di testo israeliani.

La principessa spiega come l’Islam venga presentato come un’imitazione dell’ebraismo e un pasticcio tra questo e il cristianesimo, venendone discussa così la credibilità dal punto di vista religioso e teologico. Ricorda i molti riferimenti all’Antico Testamento riportati nel libri scolastici in cui si incita “ad uccidere i nemici di Israele”, nel libro di testo delle classi equivalenti alle nostre medie agli studenti viene insegnato che “i barbari arabi lanciarono attacchi contro gli insediamenti ebraici in Galilea nel 1925 … il movimento nazionale palestinese è un’istituzione basata sul sabotaggio … tutti i musulmani e gli arabi sono terroristi e le forze israeliane li devono uccidere … arabi e musulmani, che sono barbari primitivi, non hanno radici in questo Paese.” Peggio succede nei libri di quarta elementare in cui si legge che “arabi e musulmani sono serpenti da uccidere. L’unica lingua tra musulmani ed ebrei è quella del fuoco.” La principessa poi prosegue con un altro campionario di esempi non edificanti, in special modo per una nazione, Israele, che si autodichiara democratica, plurale e rispettosa, dimostrando anche in questo caso di non esserlo.

L’incidente diplomatico è in corso, l’esito di questo scontro culturale tra emiratini e israeliani non sappiamo dove approderà, certo questo accade quando alleanze consolidate, ma esclusivamente geopolitiche, vogliono diventare di più lunga e concreta portata, smascherando comprensibili e poco sanabili distanze.

Davide Rossi

Davide Rossi, di formazione storico, è insegnante e giornalista. A Milano dirige il Centro Studi “Anna Seghers” ed è membro della Foreign Press Association Milan.