Questa domenica siamo chiamati a votare sull’iniziativa per la limitazione promossa dall’UDC che chiede di abrogare la libera circolazione delle persone con l’Unione Europea (UE). Si tratta di un tema controverso con diverse sfaccettature che necessiterebbe dunque, soprattutto a sinistra, di una ponderazione approfondita delle varie argomentazioni. Anche per questo motivo il Partito Comunista e la sua organizzazione giovanile hanno optato per la libertà di voto.
Se alcune preoccupazioni dei contrari all’iniziativa sono comprensibili, come quelle relative alle misure di accompagnamento che per quanto deboli garantiscono oggi alcune tutele sociali, sono scettica sulle reazioni “ultra-europeiste” e simili a quelle padronali della socialdemocrazia. Quest’ultima lascia intendere che la Svizzera si troverebbe completamente isolata dall’Europa. In realtà questo rischio è da relativizzare: l’accesso al mercato europeo è infatti garantito da altri accordi internazionali – quelli dell’OMC e dell’ALS. Inoltre, gli accordi bilaterali allo stato attuale, come anche la stretta dipendenza dall’UE, danneggiano gli interessi dei lavoratori e delle lavoratrici del nostro Paese. Pertanto, distanziandosi da questo sistema, la Svizzera si troverebbe di fronte a diverse opportunità vantaggiose: da un lato vi è la possibilità di rinegoziare gli accordi con l’UE, o addirittura con i singoli Stati in maniera più equa e paritaria, dall’altro lato potrebbe aprirsi l’opportunità di diversificare ulteriormente i nostri partner commerciali, guardando in particolare ai Paesi emergenti. La Svizzera ha in tal senso un accordo di libero scambio con la Cina che potrebbe e dovrebbe essere maggiormente valorizzato (contrariamente a quanto lasciano purtroppo presagire le ultime vergognose dichiarazioni del ministro degli esteri Cassis).
La Svizzera sarà anche “al centro del continente”, come ha recentemente affermato Santiago Storelli, membro di comitato della Gioventù Socialista, ma slegarci dagli interessi euro-atlantici può portare diversi benefici, come appunto un aumento dell’attrattività del nostro Paese nei confronti delle economie emergenti nel contesto multipolare. Insomma, la sovranità nazionale è importante e ciò deve essere ribadito anche dalla sinistra, che purtroppo parrebbe aver fin troppa paura di “spezzare quell’unità che l’Europa sta cercando”, per riprendere i termini di Storelli, senza rendersi però conto che questa sta portando al ribasso i diritti sociali dei lavoratori. Siamo convinti che il rischio di ritrovarci economicamente isolati dal resto dell’Europa vada di gran lunga relativizzato e che vadano invece colte le opportunità di una maggiore indipendenza dall’UE (che per fortuna nulla ha a che fare con il continente europeo!)