In Israele i giovani si ribellano: “non faremo il militare”

In Israele, oltre al noto sistema di apartheid che discrimina i cittadini di origine araba, vige un clima di mobilitazione permanente: ogni anno migliaia di ragazzi e ragazze poco più che adolescenti devono arruolarsi nell’esercito sionista e prestare un lungo servizio militare. Chi vi si oppone per motivi di coscienza o per ragioni politiche finisce in carcere, come peraltro avveniva in Svizzera fino al 1996 quando venne istituito il servizio civile sostitutivo.

Il progetto di annessione della Cisgiordania scatena la rabbia dei giovani

Sempre più spesso, però, le voci critiche si fanno sentire. Come riporta il reporter Oren Ziv sul sito giornalistico Mekomit, nelle ultime settimane, a seguito della decisione di Tel Aviv di annettere la Cisgiordania, sono stati già 400 i giovanissimi israeliani ad aver firmato una lettera aperta indirizzata al primo ministro Benjamin Netanyahu, in cui si legge che “l’annessione significa intensificare il conflitto mentre si radicano l’occupazione, la violenza e il razzismo”.

La lettera, intitolata “Adolescenti contro l’annessione”, coglie nel segno e sottolinea come “la decisione di iniziare l’annessione trasformerà la realtà dell’apartheid nei territori occupati in legge ufficiale e la renderà ancora più estrema”, affermano i ragazzi che avendo raggiunto l’età del reclutamento militare, dichiarano di impegnarsi invece a …non obbedire!

La Shministim Letter dei liceali che rifiutano di indossare la divisa

Daniel Peldi e Avia Yoel Finkovich, neo-maggiorenni chiamati alle armi, non ne vogliono sapere di rendersi complici della politica militare del proprio governo: “C’è qualcosa di definitivo nell’annessione”, affermano: “i cittadini sono compiacenti con l’occupazione perché credono di raggiungere un giorno uno stato di pace: i giovani parlano delle loro speranze di pace mentre allo stesso tempo perpetuano l’occupazione”.

Non tutti, però. Ad ogni chiamata di leva gli studenti delle scuole medie superiori del cosiddetto Stato ebraico, infatti, si incontrano per discutere della Shministim Letter: si tratta in pratica di una lettera annuale dei liceali che dichiarano la loro intenzione di rifiutare di prestare servizio militare nell’esercito israeliano e che sono quindi pronti a farsi arrestare e a scontare pene detentive e umiliazioni sociali pur di non contribuire alla macchina bellica sionista.

Anche Shahar Peretz, si sta impegnando in questa campagna: non solo ha firmato la lettera, ma ha pure protestato davanti alla residenza del ministro della difesa Benny Gantz con un cartello che recita: ‘Soldato! Ascolta! Puoi rifiutare!”, uno slogan che potrebbe costarle il carcere perché incita alla diserzione.

“I soldati ci reprimono. Fra un anno dovrò farlo io!”

Yoav Birnbaum, 18 anni, sta per essere arruolato nella Nahal Brigade delle forze armate sioniste. Lui non sarebbe in sé un obiettore di coscienza: spinto dagli obblighi di legge ma anche dal conformismo, avrebbe indossato la divisa.

E tuttavia non gli mancano i dubbi: “Sono stato a una manifestazione a Hebron quest’anno, e i soldati in piedi sui tetti sopra di noi hanno sparato gas lacrimogeni contro i dimostranti. Mi dico che tra un anno, sarò uno lassù a realizzare questa oppressione e a mettere in pratica l’occupazione”.