A Londra chiedono di demolire la statua di Marx: “era anti-semita”!

Nel contesto delle giustificate proteste globali contro il razzismo e la repressione poliziesca negli Stati Uniti, sono numerose le statue che vengono prese di mira dai dimostranti: in Gran Bretagna viene gettato a mare un monumento dedicato a un commerciante di schiavi, in Belgio sparisce la statua dedicata a Re Leopoldo II. E lo stesso premier Winston Churchill viene etichettato – peraltro a ragione – quale razzista. Per non parlare del caso italiano relativo al giornalista di destra Indro Montanelli.

Storicizzare oppure cancellare la storia?

Questa furia iconoclasta, spesso inconsapevole e a tratti vandalica, non ha però fatto l’unanimità nemmeno fra gli anti-razzisti e gli anti-imperialisti: una parte della sinistra di classe ha infatti subodorato che la situazione stesse uscendo dal controllo di una corretta lotta politica contro il razzismo e che qualcuno sta provando a deviare il movimento su linee ideologiche liberal per perorare la causa della globalizzazione capitalista abilmente nascosta sotto una retorica cosmopolita.

Voci dissenzienti a sinistra

Il direttore del giornale progressista italiano “L’interferenza”, Fabrizio Marchi, in relazione alla statua dedicata al giornalista reazionario, Indro Montanelli, ha affermato: “Imbrattare il monumento in suo onore è un atteggiamento sterile, estremista, che non fa che rafforzare i suoi sostenitori e i peana nei suoi confronti. Montanelli va demolito politicamente, e vanno demoliti coloro che lo hanno celebrato scegliendo di erigere un monumento in sua memoria, non tirandogli della vernice, scopiazzando quegli atteggiamenti, a mio parere altrettanto sterili e infantili (anche se più giustificati, nel caso specifico) dei radical americani. La lotta di classe è una cosa troppo seria (e drammatica) per ridurla ad un gioco”.

Nicolò Monti, segretario generale della Federazione Giovanile Comunista Italiana (FGCI), ha dal canto suo difeso le vestigia romane in quanto parte della storia di un popolo: “il razzismo – ha spiegato – si combatte eliminando sfruttamento e povertà, abolendo le disuguaglianze ed estendendo i diritti sociali e civili”. E ha continuato: “Siamo Italiani, non le distruggiamo le opere che danno valore aggiunto alle città, siamo abituati a combattere il fascismo vivo e non qualche suo prodotto inanimato. Durante la Liberazione nella Seconda Guerra Mondiale, molte statue e rappresentazioni fasciste sono state divelte e distrutte, e fu cosa giusta. Perché per abbattere i simboli di un sistema, come quello fascista, c’è un tempo preciso per farlo: la guerra. Così si fece, ciò che si salvò ai tempi oggi è storia”.

Anche Marx ha usato frasi razziste?

Insomma il sospetto che si tratti di un diversivo per arrivare a colpire in generale chi esce dai canoni del pensiero liberal e cosmopolita oggi dominante, a qualche marxista, è venuto. Ed ecco che, infatti, ora è già partita una petizione da parte di un gruppo di conservatori inglesi al sindaco di Londra che chiede di eliminare nientemeno che la tomba di Karl Marx dal cimitero di Highgate a Londra.

Marx sarebbe infatti responsabile non solo della morte di “milioni” di persone nell’ambito delle rivoluzioni socialiste del XX secolo, ma il fondatore del socialismo scientifico e autore del “Manifesto del Partito Comunista” sarebbe addirittura un razzista anti-ebraico riferendosi ad alcune sue considerazioni risalenti al 1848. Nulla di cui stupirsi: grazie al pressante soft-power sionista l’anti-semitismo è diventato oggi una delle più ricorrenti accuse per provare a screditare un avversario, vivente o defunto che sia.

Premesso che i promotori di questa petizione evidentemente non sanno distinguere una tomba in un cimitero da un monumento su una pubblica piazza, appare evidente come la richiesta sia campata per aria: Marx – che fra l’altro era lui stesso di origine ebraica e fino in tarda età ha sempre celebrato in famiglia le festività ebraiche – ha lottato per tutta la via a favore della liberazione degli uomini da ogni tipo di sfruttamento e ha sempre perorato la solidarietà fra gli operai di tutti le nazioni. Prendere una singola citazione per costruirci sopra una narrazione per screditarne l’immagine è una mossa subdola che però rischia di trovare adepti in una società liquida fortemente spoliticizzata.

Massimiliano Ay, segretario politico del Partito Comunista svizzero ha preso posizione condannando questa petizione: “Karl Marx ha fondato il socialismo scientifico sulla base dell’internazionalismo – che è ben diverso dal cosmopolitismo – e ha gettato le basi del processo di decolonizzazione”. Ma avverte: “già in passato hanno tentato di cancellare il ricordo di chi rappresenta un pensiero rivoluzionario e dunque scomodo: basta poco per mediatizzare un discorso anti-storico e distorcere così i fatti reali. In passato ricordo la campagna per eliminare il monumento al fondatore dei comunisti tedeschi Ernst Thälmann a Berlino. Chissà se a breve magari tenteranno di imbrattare il bassorilievo di Lenin a Zurigo?”.