A sinistra si discute se sostenere le compagnie aeree. Le priorità divergono.

L’attuale contesto di pandemia ha spinto varie compagnie aeree in difficoltà a richiedere un sostegno da parte dell’ente pubblico. Il governo svizzero ha risposto affermativamente, convocando un gruppo di lavoro apposito con l’incarico di definire misure specifiche per il settore dell’aviazione: si tratterebbe di 1,5 miliardi di franchi destinati alla compagnia di bandiera Swiss, che è però di proprietà della tedesca Lufthansa.

Il movimento per il clima vuole diminuire i voli

Quello dell’aviazione non è però un ambito dell’economia che gode dei favori del movimento “Scioperi per il clima” – che nel 2019 ha portato in piazza numeri considerevoli di giovani – secondo cui i voli aerei sarebbero responsabili del 19% dell’impatto climatico svizzero. Quasi una cinquantina di organizzazioni e partiti politici della Confederazione si sono inoltre attivati criticando l’impostazione del Consiglio federale e hanno inviato una lettera a Berna. Nella missiva si chiede di non privilegiare un’altra volta il trasporto aereo rispetto agli altri settori economici: “qualsiasi sostegno pubblico deve essere vincolato a condizioni con chiari obiettivi climatici”. In sostanza i firmatari non vogliono permettere al trasporto aereo “di ritornare ai suoi livelli di crescita frenetici” precedenti alla crisi sanitaria e insistono nell’introdurre una tassa sul cherosene.

I Verdi: “Vietare i voli nei paesi limitrofi”

La Gioventù Socialista Svizzera, tramite un tweet della sua coordinatrice nazionale, dà per scontato che numerosi posti di lavoro nel settore dell’aviazione spariranno, e invita quindi a creare “un fondo per la riqualificazione del personale” che perderà il lavoro e dovrà essere ricollocato. Per i Verdi del Ticino e il ForumAlternativo – che si sono espressi in un comunicato stampa congiunto – bisogna piuttosto fare in modo che gli aiuti verso Swiss ed eventuali altre compagnie battenti bandiera elvetica siano vincolati al rispetto degli “obiettivi dell’accordo di Parigi”, rinunciando “ai voli domestici e nei paesi limitrofi”. Le due sigle insistono poi a loro volta sulla necessità che Berna si attivi a livello internazionale “per l’introduzione di una tassa sul cherosene”.

Il Partito Comunista: “Swiss deve tornare svizzera!”

Più articolata è invece la posizione del Partito Comunista, che mette al centro il fattore lavoro e che piuttosto di aiuti finanziari senza paletti rivendica di riacquistare “la compagnia aerea di bandiera da Lufthansa, a cui nel 2005 era stata letteralmente svenduta per poco più di 300 milioni di euro”. I comunisti svizzeri propongono quindi “di procedere verso una progressiva nazionalizzazione di Swiss” poiché una compagnia aerea di bandiera sotto controllo dello Stato sarebbe “utile in quanto i trasporti e le comunicazioni sono ambiti strategici dell’economia e rappresentano elementi importanti anche ai fini della sicurezza nazionale stessa: l’abbiamo visto in questo momento di emergenza in cui servivano velivoli per rimpatriare i nostri concittadini o andare a recuperare scorte di mascherine dalla Cina. E lo sa il Corpo svizzero d’aiuto umanitario sistematicamente rallentato e ostacolato, nell’intervento d’urgenza in caso di catastrofe, dai tempi e dalla disponibilità delle compagnie private”.

Incentivi e tasse versus pianificazione

Il fattore ambientale nell’analisi sulla politica del traffico aereo è un minimo comune denominatore delle forze di sinistra, tuttavia le priorità e gli accenti variano anche notevolmente. La linea riformista – sposata di fatto sia dalle forze socialdemocratiche sia da quelle ecologiste – è intenta a orientare il mercato con tasse e incentivi, ma non trova concordi in particolar modo i comunisti, secondo i quali “se si vuole davvero riconvertire ecologicamente Swiss deve essere lo Stato a farlo, assumendone direttamente la gestione!”. Per il Partito Comunista il problema dell’inquinamento non si affronta insomma con “tasse che colpirebbero di fatto solo le fasce popolari che desiderano fare una vacanza all’estero o gli studenti in gita di studio, bensì imponendo standard elevati alle compagnie aeree per quanto riguarda la dotazione di nuovi velivoli più sostenibili e promuovendo la ricerca a favore di carburanti meno inquinanti”.