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Libri non bombe. Uno striscione di 17 anni fa.

Stavo guardando il banner esposto qui sotto, pubblicato oggi dal Sindacato Indipendente degli Studenti e Apprendisti (SISA) e accompagnato da un commento in cui si spiega – ricordando il 25 aprile, giorno della liberazione dell’Italia (1945) e del Portogallo (1974) dal fascismo – che il sindacato studentesco è “attivo fin dalla sua fondazione nella solidarietà internazionalista e nella lotta contro la guerra”.

E mi è venuto in mente un aneddoto di 17 anni fa che mi piace raccontare perché credo formativo per chi opera nel movimento studentesco e operaio.

Certamente fin dal momento della sua fondazione il SISA ha dato importanza alla solidarietà internazionalista e alla lotta per la pace, ma non fu evidente fin da subito cosa questo dovesse significare.

Ricordo che, proprio il giorno dello sciopero studentesco del marzo 2003, gli USA iniziarono la guerra in Irak. Una parte del collettivo studentesco e della sinistra, soprattutto socialdemocratica (ma anche quella più massimalista non ne fu totalmente immune), cercò di convincerci a rinunciare allo sciopero come gesto di “solidarietà” verso il popolo irakeno: secondo loro i tagli all’educazione pubblica in Ticino erano problemi veri ma “grassi” rispetto a quelli di chi era sotto le bombe.

Rammento lunghe discussioni e accuse di mancanza di “sensibilità” verso la sofferenza dei popoli, perché personalmente mi opponevo con forza a questa deriva buonista del movimento. La trovavo fintamente internazionalista perché capace solo di indignarsi idealisticamente ma era priva di quella cultura dialettica capace anche solo di immaginare uno sbocco politico serio e adeguato alla nostra realtà.

Alla fine riuscimmo a mantenere la mobilitazione e gli studenti vi aderirono in buon numero: agimmo nella consapevolezza che se si perde un diritto in Svizzera, quel diritto non arriverà mai più nemmeno in un paese povero e sottomesso all’imperialismo. E il diritto allo studio è fondamentale tanto quanto quello per la pace.

Aprimmo il corteo di quello sciopero con uno striscione che diceva “Libri non bombe” (ho trovato nel mio disordinatissimo archivio una foto in bassa qualità di quel particolare su Viale Portone a Bellinzona) unendo così il movimento studentesco con quello per la pace.

21 marzo 2003

Qualche mese dopo nacque formalmente il SISA e, in seguito, nel suo manifesto politico sancimmo come principio che “Il nostro sindacalismo si inserisce nella lotta dei popoli per la pace e la libertà, contro l’imperialismo” e insistendo sulla necessità di spingere verso l’unificazione delle lotte sociali a livello internazionale; nello statuto, poi, si inserì anche la pregiudiziale di classe.

Dietro a ogni parola, a ogni immagine e ad ogni arido articolo statutario c’è insomma sempre una sola cosa: la politica (e quindi il conflitto fra le classi sociali).

Massimiliano Ay

Massimiliano Ay è segretario politico del Partito Comunista (Svizzera). Dal 2008 al 2017 e ancora dal 2021 è consigliere comunale di Bellinzona e dal 2015 è deputato al parlamento della Repubblica e Cantone Ticino.