Il prossimo 9 febbraio saremo chiamati a esprimerci sull’iniziativa «Più abitazioni a prezzi accessibili», lanciata dall’Associazione Svizzera degli Inquilini e sostenuta anche dal Partito Comunista.
Oltre a un diritto di prelazione a favore dei Cantoni e dei Comuni e una limitazione al sovvenzionamento di risanamenti energetici comportanti la perdita d’alloggi a pigione moderata, essa chiede che almeno il 10% delle abitazioni di nuova edificazione appartenga ad enti d’utilità pubblica.
Quest’ultimi, operando senza scopo di lucro e dovendo solamente coprire le spese effettive sostenute, possono garantire infatti dei canoni di locazione calmierati (circa il 20% inferiori a quelli di mercato). Impegnando anche la Confederazione nella politica dell’alloggio, la responsabilità in questo importante ambito andrebbe estesa inoltre a più livelli istituzionali, i quali potranno disporre d’un ampio ventaglio di misure per meglio rispondere alle rispettive peculiarità locali: strumenti pianificatori, diritto di superficie, acquisto di terreni, partecipazione a organizzazioni d’utilità pubblica, ecc.
A fronte dell’incapacità del mercato immobiliare d’offrire sufficienti abitazioni a prezzi accessibili, una politica dell’alloggio più coraggiosa e un maggiore sforzo per mantenere degli affitti contenuti negli stabili vetusti si rendono quantomai necessari. Basti pensare che, insieme ai premi di cassa malati, l’affitto costituisce ancora oggi una delle voci di spesa principali per il bilancio delle famiglie, in particolare quelle meno abbienti.
Considerato il costante aumento del costo dell’alloggio dal 2005 (+18%) e il prevedibile rincaro delle pigioni dovuto alle future ristrutturazioni, la tendenza appare oltretutto decisamente allarmante. Per dare seguito efficacemente al mandato costituzionale, secondo il quale ognuno dovrebbe potere trovare un’abitazione adeguata a condizioni sopportabili, votiamo insomma un convinto Sì all’iniziativa in questione. Non da ultimo perché, per quanto doverosi, i sussidi ad ora versati dall’ente pubblico per il pagamento dell’alloggio finiscono troppo spesso anche nelle tasche degli speculatori, senza affrontare davvero il problema di fondo.