La Gioventù Comunista (GC) ha preso atto con grande interesse della petizione lanciata dal Sindacato Indipendente degli Studenti e Apprendisti (SISA) per un rafforzamento delle borse di studio in Ticino. I tagli promossi dalle autorità in questi ultimi anni e denunciati dal sindacato studentesco sono semplicemente inaccettabili e vanno combattuti con fermezza: per questo motivo la GC ha deciso di sostenere con convinzione la petizione del SISA, partecipando alla raccolta delle firme.
Il mantra neo-liberista delle “casse vuote” e dei “sacrifici necessari” sta però crollando sotto le sue stesse contraddizioni: benché il preventivo del Cantone per il 2018 preveda un risultato positivo di circa 7.5 milioni di franchi, nessun accenno da parte dell’autorità politica nel voler sopprimere quelle misure di risparmio a suo tempo definite come “temporanee”… La foglia di fico dell’emergenza finanziaria è quindi venuta meno, lasciando intravvedere il vero obiettivo di questi tagli: per la classe dominante ticinese non è semplicemente più accettabile che i figli delle classi popolari possano compiere degli studi universitari, per cui non sarebbe ragionevole – oltre che costoso – mantenere quell’apparato finanziario che permetteva a chiunque di ricevere un’istruzione di alto livello. Tutto questo non è però solo socialmente ingiusto, ma anche incostituzionale: ricordiamo agli apprendisti stregoni di Bellinzona che la “magna carta” ticinese garantisce ancora il diritto allo studio!
Incomprensibile è d’altra parte anche l’atteggiamento del consigliere di Stato Bertoli, secondo cui “è giusto” che le famiglie del ceto medio escluse dalle borse di studio negli ultimi anni non possano più riceverle. Ricordiamo al ministro “socialista“ che, secondo i dati dell’Ufficio federale di statistica, 3 studenti universitari su 4 lavorano durante gli studi e che coloro che provengono dalla classe media sono costretti a farlo tanto quanto quelli delle classi sociali inferiori: secondo Lei è quindi “corretto” che solo i figli degli avvocati e dei banchieri possano dedicarsi interamente allo studio senza aver bisogno di servire ai tavoli per permettersi l’università?