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Prima i nostri …diritti del lavoro!

In Gran Consiglio ho sentito parlare di salari bassi, di dumping, di precarietà sociale, ecc. proprio da quella parte politica che si è sempre opposta all’estensione delle misure di accompagnamento, che si è opposta ai salari minimi legali, e che continuamente chiede di tirare la cinghia in ambito sociale.

E adesso si vuole ancora illudere i cittadini favorendo la guerra fra poveri, a tutto vantaggio di un padronato (anche e soprattutto) nostrano che dalla deregolamentazione del mercato del lavoro ha tratto solo profitto.

Prima i nostri? Ma quanto i promotori di questa iniziativa hanno privatizzato i nostri servizi pubblici con relativi licenziamenti hanno pensato ai nostri o al grande capitale globalizzato?

Prima i nostri? Diciamo che ne possiamo riparlare quando chi oggi illude i cittadini a ridosso delle elezioni, inizierà ad accettare di frenare la libera circolazione dei capitali (da cui la libera circolazione della manodopera è solo una conseguenza).

Quando il patriottismo relativo della destra sarà effettivo, cioè quando difenderà sul serio i nostri diritti sociali, quando intensificherà gli investimenti nella formazione e nella ricerca pubblica (su cui invece oggi chiede più risparmi), e quando chiaramente dirà che l’alternativa all’UE è solo la cooperazione multipolare (quando invece propone di tagliare nella politica estera), allora si potrà fare qualcosa. Altrimenti stiamo qui a parlarci addosso, scontrandoci fra l’altro con il diritto federale.

Senza andare al fondo del problema e cioè mettere mano a un diritto del lavoro svizzero fra i più scarni d’Europa non si risolvono i problemi. Ma quando si dice questo, subito la parte politica che di solita si erge a difesa di quell’anarchia del mercato nascosta dalla libertà del padronato di fare quello che vuole, vi si oppone.

Il Partito Comunista chiede che la politica venga prima dell’economia, che i diritti dei lavoratori siano preponderanti alla libertà imprenditoriale, che lo Stato pianifichi lo sviluppo economico e che la Svizzera diversifichi al massimo i proprie partner commerciali per non dover più dipendere economicamente dall’UE.

Massimiliano Ay

Massimiliano Ay è segretario politico del Partito Comunista (Svizzera). Dal 2008 al 2017 e ancora dal 2021 è consigliere comunale di Bellinzona e dal 2015 è deputato al parlamento della Repubblica e Cantone Ticino.