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Kim Jong Un apre ai “compatrioti del Sud” e nega di voler usare per primo l’arma nucleare

In occasione del Capodanno, il leader nordcoreano Kim Jong Un si è rivolto alla nazione e alla comunità internazionale per mezzo di una allocuzione pubblica in cui ha tirato un bilancio dell’anno appena conclusosi.

La disinformazione del “Corriere della Sera”: il provocatore non è Trump, ma Kim (che invece chiama al dialogo)!

Nella prima parte del suo intervento, Kim Jong Un, che è presidente del Partito del Lavoro di Corea, uno dei tre partiti che compongono il parlamento della Repubblica Popolare Democratica di Corea (RPDC), ha voluto espressamente citare i “compatrioti del Sud” che lottano per la riunificazione della penisola, così come “i popoli progressisti e amici di tutto il mondo” che si oppongono all’aggressione e alla guerra e che solidarizzano con la causa nordcoreana.

Successivamente, nel suo discorso, il giovane dirigente, ha evidenziato le conquiste del paese socialista, soprattutto quelle nel campo dello sviluppo degli armamenti nucleari. Rimarcando che: “il pulsante nucleare è a mia disposizione sulla mia scrivania. Ciò è la realtà, non una minaccia, sia chiaro”. Sebbene i media occidentali abbiano messo l’accento solo sulla battuta del “pulsante nucleare”, seguita dalla replica di Trump, il dato centrale che emerge è in realtà un altro: “il nostro paese, cosciente della sua responsabilità di potenza nucleare amante della pace, non utilizzerà mai armi nucleari fintanto che le forze aggressive ostili non violino la sovranità e l’interesse del nostro Stato, e tantomeno minaccino con le stesse un altro paese o regione”.

Il governo della Corea del Nord ribadisce insomma che ’arsenale nucleare è sempre stato inserito in una logica di estesa deterrenza e dissuasione verso le minacce delle forze armate statunitensi nella regione. Inoltre è stato aggiunto quanto segue: “il nostro Partito e governo svilupperanno relazioni di buon vicinato e amicizia con tutte quelle nazioni che rispettano la sovranità del nostro paese e che ci trattano con amicizia e che si sforzano attivamente per costruire un nuovo mondo giusto e pacifico”.

L’altro dato importante è l’auspicio di Kim Jong Un di un miglioramento delle relazioni con la Corea del Sud, affermando che “compete ad entrambi le parti, smettere di acutizzare la situazione e optare per azioni unitarie in favore della distensione delle tensioni militari e propiziare una situazione di pace”. Insomma: quello che emerge non è un regime guerrafondaio, come viene invece dipinto dai media mainstream, bensì un Paese che lotta ogni giorno attivamente per la propria indipendenza e sovranità e per evitare che vi sia una guerra americana nella regione.

Stefano Araujo

Stefano Araujo, classe 1993, ha conseguito il diploma di master in scienze politiche presso l'Università di Ginevra. Attualmente lavora come assistente presso il Global Studies Institute della stessa università. E' membro del Comitato Centrale del Partito Comunista (Svizzera).