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Berlusconi resta al potere, ma le piazze bruciano e le scuole sono occupate!

I comunisti non hanno dubbi: “la blindatura militare di Palazzo Chigi e delle sedi parlamentari è la vera responsabile degli scontri di piazza, che hanno visto migliaia di giovani reggere coraggiosamente l’urto della violenza poliziesca”. Intanto scene che si sperava dimenticate dai tempi del massacro di Genova nel 2001 si sono ripresentate: poliziotti che estraggono pistole pronti a utilizzarle contro gli studenti, minorenni pestati a sangue dai militari della guardia di finanza e dei carabinieri, diversi gli arrestati, addirittura una caccia alle streghe sugli autobus e nei ritrovi pubblici per trasferire in commissariato i potenziali leader della protesta, sindacalisti studenteschi di organizzazioni relativamente moderate come l’Unione degli Universitari (UdU) feriti al naso e alle mani a causa di manganellate durante manifestazioni pacifiche.

E mentre tutto ciò accade qualche esponente della sinistra istituzionale, ormai priva di contatti col territorio, cerca di parlare di black block, ma forse qui non c’entrano i casseur ma l’incontrollata quanto pura rabbia giovanile, come fa intendere la Rete dei Comunisti italiana in un suo comunicato: “Migliaia di giovani e giovanissimi hanno portato in piazza la percezione diffusa di chi vede il loro futuro rubato dagli eurocrati di Bruxelles e dalla loro longa manu bipartizan in Italia, ma hanno anche dimostrato una determinazione importante nel cercare di far pesare sulla bilancia le esigenze sociali dentro la crisi piuttosto che i ridicoli balletti parlamentari di maggioranza e opposizione. Chi parla di black block per spiegare la durezza degli scontri nella capitale si rifugia in una versione opportunista di fronte alla realtà. Se qualcuno pensava che questo movimento degli studenti fosse il solito evento di stagione o magari un bacino di raccolta elettorale, adesso deve prendere atto che così non è. E’ la crescita rapida e diffusa di una coscienza della propria condizione e delle proprie prospettive negate che è esplosa a ridosso di quei palazzi del potere blindati dietro migliaia di agenti di polizia e dentro una zona rossa, mentre dovrebbero formalmente esprimere la rappresentanza democratica del paese”.

Ferrovie e uffici borsistici bloccati, autostrade in tilt, scuole occupate e – di fronte alla repressione – l’autodifesa legittima contro delle forze armate e dei tutori dell’ordine che calpestano la Costituzione e attaccano il proprio stesso popolo con scene di guerriglia urbana spaventose: la rabbia degli studenti è esplosa in tutta la sua grandezza inizialmente di fronte alla politica educativa che continua a distruggere la scuola pubblica, favorendo le scuole private religiose e privatizzando le università dando libertà ad alcune fondazioni economiche (in mano agli amici del Premier) di gestirle. Ma da questioni relative al diritto allo studio, il passaggio a rivendicazioni sociali è presto fatto di fronte alle politiche liberiste, securitarie e anti-popolari che il governo Berlusconi ha imposto in parte senza neppure passare – come sarebbe il caso in democrazia – dal parlamento, tramite autoritari decreti governativi. In sintesi una “accozzaglia di affaristi, mafiosi, corrotti, leghisti, razzisti, post-fascisti, nani e ballerine: mandiamoli tutti a casa!” come si leggeva su un cartellone portato in piazza dai giovani.

Il corteo del SISA-Italia

“Il 14 Dicembre il governo non cadrà per trame di palazzo e non si salverà perché qualcuno vuole conservare la propria poltrona. Il 14 Dicembre abbiamo deciso che la sfiducia sarà sonora nelle strade e nelle piazze di tutta Italia, perché il modo di fare politica a Montecitorio non corrisponde più alle necessità di un paese piegato da tagli, riforme e precariato.” – Così scriveva l’Unione degli Studenti (UdS), l’ormai storico sindacato studentesco italiano concentrato soprattutto fra i liceali e gli allievi degli istituti tecnici della penisola. E avevano ragione: per tre voti alla Camera dei deputati, raggiunti anche grazie a deputati corrotti che hanno cambiato casacca all’ultimo istante, il governo Berlusconi è rimasto al potere.

Ma “un governo salvato da deputati corrotti delle opposizioni, è stato sfiduciato da una grande manifestazione di massa di lavoratori e studenti” ha commentato Marco Ferrando, insegnante e leader del marginale Partito Comunista dei Lavoratori (PCL) di ispirazione trozkista. Anche gli altri “piccoli” della sinistra extra-parlamentare non mancavano: “buttiamo giù il neoduce Berlusconi e il suo governo di macelleria sociale” è la consegna urlata dei militanti del Partito Marxista Leninista Italiano (PMLI) di ispirazione maoista.

Più pacata ma non meno incisiva la posizione dell’ex-ministro della giustizia italiano Oliviero Diliberto, segretario del Partito dei Comunisti Italiani (PdCI) e portavoce pro-tempore della Federazione della Sinistra: “Con soli tre voti di scarto, Berluconi non dispone più di una maggioranza in grado di affrontare i serissimi problemi del Paese. L’unica strada sono le elezioni, l’unica proposta limpida e comprensibile agli italiani. E’ necessario costruire un ampio fronte democratico che consenta di vincere definitivamente il tiranno”. Sulla medesima linea anche Rifondazione Comunista, il cui movimento giovanile, guidato da Simone Oggionni ha comunicato: “Centinaia di migliaia di studenti in tutta Italia – con manifestazioni imponenti – hanno preso in mano il destino del Paese. Ora serve il sostegno dei lavoratori e del sindacato, che deve convocare lo sciopero generale e, con quello, sfiduciare Berlusconi. Non possiamo più aspettare”.

Gli studenti non ignorano la storia nera d’Italia

Ipotesi di sciopero generale condivisa dall’Unione Sindacale di Base (USB) e dagli altri sindacati combattivi, ma ormai anche fra la concertativa e moderata Confederazione Generale Italiana del Lavoro (CGIL) lo scontro sociale appare come forse l’unica soluzione per salvare il Paese dal tracollo. Si tratta di vedere ora se il movimento di opposizione saprà sviluppare una radicalizzazione dell’azione di massa contro quello che appare sempre più come un regime reazionario e corruttore: la via di uno sciopero politico generale prolungato potrebbe essere fatale per Berlusconi.

Davide Rossi, stretto collaboratore del Partito Comunista Ticinese ma anche dirigente in Italia del Sindacato Indipendente Scuola e Ambiente (il corrispettivo italiano del sindacato studentesco ticinese SISA), organizzazione che riunisce docenti e studenti sotto un unico tetto e che ha un peso notevole in alcuni licei di Milano, dopo l’ennesima assemblea studentesca all’istituto Leonardo Da Vinci della capitale lombarda, ha affermato: “Il SISA-Italia constata come la violenza della repressione si sia abbattuta nelle manifestazioni quasi sempre sui pacifici e non sui provocatori. I giovani vogliono il futuro e lo vogliono costruire insieme a tutti, ma non vi è niente di più pericoloso che persistere nel negarglielo. Le nostre ragioni, quelle del primato della cultura sul mercimonio totalizzante che genera solo disoccupazione, povertà e disperazione, sono tutte vive e valide: i giovani, non il governo, meritano fiducia. Abbiamo proclamato lo stato di agitazione contro questo governo con l’intenzione di indire una giornata di sciopero generale della scuola per una data che concorderemo con i gruppi locali del sindacato formati da lavoratori della formazione e studenti”.

E noi concludiamo, con Fabrizio De André, dicendo: benvegano i fuochi di nuovi “cuccioli del maggio”, sono loro che salveranno la democrazia!

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