La corrente filosofica russa del cosmismo è al giorno d’oggi tutt’altro che dimenticata. Lo dimostra il coraggioso tentativo del regista Anton Vidokle, il quale, alla 70esima edizione del Locarno Festival ne dedica un film: Immortality for All: A Film Trilogy on Russian Cosmism. Il film, suddiviso in tre parti, grazie a una sceneggiatura allegorica cerca di trasmettere allo spettatore i punti centrali di questo pensiero, andando a ricercare – dalle steppe del Kazakistan ai musei di Mosca – ciò che rimane di questo pensiero utopistico tanto interessante quanto occulto.
Sviluppatosi sempre in forma minoritaria e “settaria” tra la fine del 19esimo e l’inizio del 20esimo secolo, il cosmismo in Russia è un movimento filosofico che auspica l’immortalità materiale di tutti gli esseri umani, la loro stretta connessione reciproca e l’eguaglianza sociale. Le opere del suo esponente principale Nikolai Fyodorovich Fedorov (1829-1903) mai pubblicate in Unione Sovietica perché in contraddizione sia all’ateismo sovietico sia al materialismo dialettico, sembrano però aver influenzato l’arte, la scienza e la politica sia nell’era prerivoluzionaria come anche in quella sovietica.
La pellicola ci mostra come per Fedorov e gli scienziati, teologi e filosofi cosmisti russi, la morte è il male assoluto, e l’obiettivo finale dello sviluppo tecnologico è dunque quello di superarla, non solo garantendo l’immortalità di tutte le persone in vita, ma addirittura riportando alla luce tutti colori che hanno popolato la terra nei secoli. L’inevitabile conseguenza della mancanza di spazio dopo la risurrezione di tutti i morti, doveva essere compensato dalla colonizzazione di altri pianeti: i cosmisti furono, infatti, tra i pionieri “visionari” che immaginavano i viaggi interspaziali.
Il film, presentato fuori concorso e promosso dalla collaborazione tra Locarno Festival e Art Basel, ci espone chiaramente come al centro di questo pensiero ci sia lo sviluppo delle scienze, le quali devono diventare espressione sostitutiva della spiritualità del sacro, un credo irrinunciabile a cui elevare tutta la popolazione per permettere il continuo sviluppo tecnologico. Una necessità, quella di innalzare tutta la popolazione a “uomini di scienza”, che deve essere promossa con uno sforzo comune e coordinato – da qui anche il nome di “filosofia della causa comune” – in cui tutte le forze devono essere mosse al parallelo sviluppo tecnologico e alla formazione di un “Uomo Nuovo” di tipo socialista, fino a raggiungimento del controllo assoluto dell’uomo sulla Natura, e più in generale del cosmo, sinonimo del “tutto”.
Il film percorre in modo simbolico l’idea dell’immortalità umana: sono elencati i presunti progetti dell’esercito russo e inglese per ritrovare il corpo di Adamo nella speranza di riuscire a ridare vita al “primo uomo”, così come le leggende attorno alla salma di Lenin, la cui esposizione nel mausoleo a lui dedicato sulla Piazza Rossa è una rappresentazione simbolica dell’immortalità auspicata dai cosmisti.
La terza parte del film, proiettata come prima assoluta mondiale a Locarno, è girata principalmente nell’ala zoologica di un museo di scienze naturali di Mosca. Alle immagini degli scheletri di numerosi animali ed essere umani, una voce sotto campo ci spiega come il museo in sé svolge un ruolo centrale nell’ideale cosmista, in quanto da una parte, è il luogo dove custodire i resti necessari per una futura resurrezione, dall’altra è rappresentazione dell’unico luogo dove è possibile unire quello che è morto con quello che è vivo, dando perciò un senso di immortalità a ciò che è morto. L’esistenza del museo, infatti, rappresenterebbe che niente ha una fine.
Oltre al concetto d’immortalità rappresentato sotto diverse sfaccettature, il film ripercorre anche le scoperte dello scienziato sovietico A.L. Tchijewsky (1897-1964), professore alla Facoltà di medicina dell’Università di Mosca, il quale evidenziò il curioso effetto sulla società dei raggi cosmici, e in particolare del ciclo dell’attività magnetica solare. Questa parte del film ci presenta il presunto parallelismo trovato tra il ciclo undecennale del sole e le epidemie, le guerre, le grandi migrazioni e addirittura le rivoluzioni. Da qui il provocatorio titolo della seconda parte del film: “La rivoluzione d’ottobre è stata causata dal sole”.
Il film di Vidokle ha sicuramente il pregio di aver portato al pubblico svizzero qualcosa di poco conosciuto e di estremo interesse per avvicinarci meglio alla storia e alla cultura russa attraverso una rappresentazione di un pensiero minoritario ma con ancora qualche radice nella Russia odierna. Una pellicola che parla di idee e di utopie. Un film che ti vien voglia di raccontare.