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A Locarno la prima svizzera per la pellicola vincitrice del Festival di Pyongyang

Giovedì pomeriggio presso la Galleria d’Arte “Il Rivellino” di Locarno, è stato proiettato, su iniziativa dell’Istituto culturale ISPEC diretto da Davide Rossi, il film vincitore del Festival del film 2016 di Pyongyang, Corea del Nord.

Le pellicola – intitolata “Storia della nostra casa” – è stata una piacevole sorpresa per la trentina di spettatori occorsi nella struttura di Via al Castello, solita a organizzare eventi particolari a margine del Locarno Festival.

Si è trattata infatti di una prima visione svizzera, con entrata libera e resa possibile grazie all’intervento del Dipartimento di cooperazione internazionale del Partito Comunista, che ha creato i contatti con la cineteca coreana.

20614797_10213684266212087_2118239473_nIl film aveva ritmi piuttosto lenti, tipicamente asiatici, e con tratti didascalici nello stile del “realismo socialista”. Jean Olaniszyn, da poco nominato membro dell’Accademia delle Scienze della Federazione Russa e presente fra il pubblico, ha commentato al termine della visione, come dalla narrazione si scorgessero quei valori di comunità e di solidarietà umana che in Svizzera si stanno invece perdendo; questione che ha suscitato l’interesse dei due diplomatici coreani presenti.

A guardare il film vi era anche Francesco De Maria, direttore del portale informativo “TicinoLive”, Riccardo Carazzetti, già direttore dei musei locarnesi, Stefano Araujo, responsabile regionale del Partito Comunista a Lugano, ecc.

A introdurre la pellicola invece è stato il direttore dell’ISPEC Davide Rossi, tornato da un recente viaggio a Pyongyang nel pieno della crisi dovuta ai test nucleari. Rossi ha pure tenuto un discorso sulla situazione internazionale che vede oggi affiancare alla demonizzazione della Corea del Nord anche la criminalizzazione del Venezuela, colpevole a sua volta di non prostrarsi ai diktat dell’imperialismo atlantico.

Un saluto ai presenti è stato portato poi dal deputato comunista Massimiliano Ay che ha spiegato come “forme di scambio culturale come queste siano uno strumento per il dialogo e la cooperazione fra nazioni sovrane e quindi per la pace” e ha invitato non solo il governo svizzero a dar prova di maggiore neutralità per promuovere un mondo multipolare, ma anche al Locarno Festival – per il quale ha speso parole di riconoscimento per l’importante ruolo nel tessuto cantonale – di essere più plurale verso la cultura dei paesi non allineati.