Donne

Il tema ha sicuramento prevalso sulla ricerca cinematografica nella scelta del film vincitore alle 52eme Giornate di Soletta: Die göttliche Ordnung di Petra Volpe racconta della lotta per il voto alle donne nel 1971 a Trogen, piccolo villaggio della Svizzera centrale. Nel Canton Ginevra le donne votavano già dal 1949, come si vede nel documentario sulla scrittrice romanda Yvette Zgraggen – Une femme au volant de sa vie. Risulta quasi incredibile che una donna prima del 1971 non potesse aprire un conto in banca o scegliere un lavoro senza il permesso del marito: il superamento di queste leggi inique ha reso le giovani donne d’oggi diverse dalle loro nonne, ma anche dalle loro madri, che hanno dovuto sgomitare molto più di un uomo per essere considerate alla pari. Perciò il concetto di libertà di Yvette Zgraggen e delle donne di Trogen, legato al proprio corpo e destino, è lontano dal desiderio di libertà delle donne del nuovo millenio, per cui tante conquiste sono assodate e che entrano con più sicurezza e altrettanta voglia di cambiamento in un mondo ancora molto maschile. Il ritratto delle businesswomen cinesi del regista ticinese Patrik Soergel, The other half of the sky, riporta una situazione di accesso alle cariche dirigenziali da parte delle donne che è un miraggio per noi europee, nulla togliendo alle difficoltà di conciliare famiglia e lavoro che si riscontrano pure in Cina.
La musica del cuore: origini e migrazione

La musica che rivela chi siamo, che svela i sentimenti più reconditi fino a restituirci le radici della Ländlermusik, la musica popolare della Svizzera tedesca, composta e suonata prevalentemente da musicisti jenisch. Il bellissimo documentario di Karoline Arn e Martina Rieder, Uneröhrt jenisch, ricostruisce la storia intensa e dolorosa di alcune famiglie grigionesi di origine jenisch: Moser, Kolleger, Waser, Eicher, alcuni tra i cognomi più noti, non solo per le doti artistiche ma anche per la persecuzione subita ad opera dei teorici della pulizia razziale, che – dagli anni Venti agli anni Settanta del secolo scorso – prescrivevano internamenti, sterilizzazioni e il sequestro dei minori. Sempre la musica è il filo conduttore del cortometraggio Automn songs, girato in un centro asilanti di Berlino dalla losannese Valérie Anex, che ha inciso le voci dei richiedenti l’asilo nel rievocare l’amata terra d’origine con canzoni tradizionali. L’emigrazione è sempre un passo sofferto di abbandono del luogo natio, a cui spesso si spera di poter far ritorno, come nel documentario Calabria, in cui il regista Pierre-François Sauter segue il rimpatrio del feretro di un operaio italiano emigrato in Svizzera francese. Non solo è difficile allontanarsi dai propri cari e dal proprio paese ma ancor maggiori sono le rinunce, i sacrifici, gli abusi che spesso deve affrontare un lavoratore straniero, questo è il caso di Marija, un’ostinata donna ucraina in Germania, raccontato nel film del lucernese Michael Koch.
Una Svizzera al di sopra di ogni sospetto

Daniel Schweizer ha concluso con Trading Paradise una trilogia sul ruolo delle multinazionali svizzere nel commercio delle materie prime. Dopo i due documentari Dirty Paradise (2009) e Dirty Gold War (2015) è stata la volta dell’industria mineraria in Zambia e Peru, dove operano le multinazionali Glencore e Vale, che in maniera irrispettosa violano le norme ambientali e sociali. Un’altra storia scomoda riguarda i nazisti svizzeri, un fenomeno poco conosciuto, portato alla ribalta dallo scrittore romando Jacques Chessex con il libro da cui è tratto Un juif pour l’exemple di Jacob Berger. In questo film la vita personale di Chessex si confonde con la storia vera di un gruppo di nazisti di Payerne che nel 1941 uccisero un noto mercante di bestiame ebreo, smembrandone brutalmente il corpo per nascondere il delitto. Chessex è stato ripudiato per anni dalla propria città per aver rivangato questo violento episodio che, secondi molti, non doveva essere ricordato.
Giovani in un tempo vecchio
Nel documentario Europe, she loves il regista zurighese Jan Gassmann ha ripreso la vita privata di quattro coppie residenti a Tallinn, Siviglia, Salonnicco e Dublino nel periodo successivo alla crisi economica del 2007. Il risultato evidenzia una scollatura tra causa ed effetto; infatti nella vita di questi giovani ricorrono le problematiche della disoccupazione, della precarietà, della marginalità, dell’abuso di droga, la cui causa, le politiche di austerità, solo in parte rientrano nel documentario: esse non vengono discusse, criticate, approfondite o messe in relazione con la vita delle persone comuni. Dal canto suo la regista Jaqueline Zünd si è interrogata sulla terza età attraverso tre figure di pensionati negli Stati Uniti, in Spagna e in Giappone, incerti nell’affrontare l’ultimo capitolo della loro vita, nel film Almost There. Lo scontro generazionale tra padre e figlio, tra pratiche tradizionali e innovazione, è trattato con sensibilità e ironia dalla regista Diedie Weng in The beekeeper and his son.