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Xi Jinping e la globalizzazione

Per molti il discorso del presidente della Repubblica Popolare Cinese e segretario del Partito Comunista sugli effetti benefici della “globalizzazione” è stata l’ennesima conferma di un tradimento consumato, la prova ultima dell’approdo al liberismo della dirigenza post-maoista.

Fatto salvo che i temi sottolineati da Xi Jinping non sono nuovi (li si ritrova in documenti ufficiali ed articoli/saggi anche di dieci anni fa), sarebbe utile riflettere sul fatto che la “globalizzazione” a cui si riferisce Xi è una versione un poco diversa da quella a trazione occidentale, liberista e guerrafondaia che abbiamo vissuto e in parte ancora stiamo vivendo, ma è quella di chi ha utilizzato l’apertura al commercio internazionale e le innovazioni tecnologiche per far uscire dalla povertà assoluta qualcosa come 600 milioni di persone, ponendosi indiscutibilmente alla testa di questa battaglia a livello globale.

Basterebbe riflettere su passaggi – come quello che segue – per capire che non ci troviamo di fronte ad un difensore dell’esistente, ma ad un leader che non nasconde precise responsabilità, come quelle imputabili ai signori della guerra:

“Il punto sul quale voglio soffermarmi è che molti dei problemi che affliggono il mondo, non sono causati dalla globalizzazione economica. Per esempio, le onde di rifugiati provenienti dal Medio Oriente e Nord Africa negli ultimi anni sono diventati un problema globale. Diversi milioni di persone sono state sfollate, e alcuni bambini piccoli hanno perso la vita mentre attraversavano il mare in burrasca. Questo è davvero straziante. Sono la guerra, i conflitti e le turbolenze regionali che hanno creato questo problema, e la sua soluzione sta nel fare la pace, promuovere la riconciliazione e ripristinare la stabilità. La crisi finanziaria internazionale è un altro esempio. Non è un risultato inevitabile della globalizzazione economica; piuttosto, è la conseguenza di un eccessivo inseguimento del profitto da parte del capitale finanziario e del grave fallimento della regolamentazione finanziaria […]. La priorità dovrebbe essere data alla lotta alla povertà, alla disoccupazione, al crescente divario di reddito ampliamento e alle preoccupazioni delle persone svantaggiate per promuovere l’equità sociale e la giustizia”.

Diego Angelo Bertozzi

Diego Angelo Bertozzi nato a Brescia nel 1973 è laureato in Scienze politiche e si occupa da tempo di Cina, politica internazionale e storia del movimento operaio. Ho pubblicato fra le altre opere: "La Cina da impero a nazione" e "Socialismo, pace e democrazia. Cento anni di Primo Maggio bresciano".