I media occidentali hanno dato ampio risalto alla notizia secondo cui la Corea del Nord avrebbe inspiegabilmente bombardato con ferocia guerrafondaia una isola della Corea del Sud, uccidendo un militare, ferendone alcuni altri e creando enormi danni materiali a impostazioni civili.
Quello che i media occidentali non dicono, però, è che la Corea del Sud e il suo “padrone” nordamericano sta svolgendo di continuo delle esercitazioni militari provocatorie non solo vicino al confine con la Corea popolare, ma persino su acque la cui territorialità è contesa fra i due paesi e dove in passato si erano già verificati scontri. Tali esercitazioni avvengono per di più con proiettili veri, che spesso finiscono in acque nordcoreane. E questo dopo che il governo sudcoreano e Obama hanno rifiutato l’invito avanzato a gennaio da parte di Pyongyang a tornare a riprendere i colloqui di pace.
La Repubblica Democratica Popolare di Corea (del Nord) ha inviato a Seoul un avvertimento scritto via fax – come informa il Korea Herald – in cui si affermava che il governo socialista non avrebbe tollerato tali manovre, considerate per il loro carattere offensivo, un rischio per la difesa nazionale.
Noncuranti di tale avvertimento il governo sudcoreano – manovrato dagli USA, che occupano la penisola da mezzo secolo – ha addirittura intensificato le manovre e il proprio esercito ha sparato colpi di artiglieria reali in direzione della Corea del Nord, la quale a quel punto si è sentita minacciata e ha risposto al fuoco. Le truppe sudcoreane hanno a quel punto a loro volta, di nuovo, lanciato razzi contro le truppe di Pyongyan.
Una provocazione, quella inscenata da Corea del Sud e USA che più che una guerra, serve forse a consolidare il controllo economico di Washington: è la stessa agenzia stampa filo-imperialista “Reuters” a scrivere poche ore dopo la grave sparatoria che: “Il dollaro guadagna terreno negli scambi europei dopo che la Corea Nord ha sparato colpi di artiglieria contro un’isola sudcoreana, aggiungendo le tensioni geopolitiche a un clima già penalizzato dalla crisi del debito europeo e attirando quindi gli investitori verso la relativa sicurezza offerta dal biglietto verde”.
Altre fonti:
http://www.workers.org/2010/world/korea_1202/
http://www.jungewelt.de/2010/11-25/040.php
http://haber.sol.org.tr/dunyadan/kore-de-savas-alarmi-haberi-36098
http://www.granma.cu/italiano/esteri/24-noviembre-rpdc.html