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La sinistra, Tsipras e la Grecia

Sembra ormai passata un’epoca storica da quando in Italia le forze di sinistra ritrovarono una precaria unità allo scopo di organizzare la tanto reclamizzata “Brigata Kalimera” per recarsi ad Atene, nuova capitale del “socialismo europeo”, a tributare eccessivi elogi al premier greco Alexis Tsipras.

Questa grottesca pratica oltre a denotare l’incapacità di tali organizzazioni di assolvere una “funzione nazionale”, idolatrando ogni eroe straniero (oggi probabilmente l’americano Bernie Sanders o lo spagnolo Pablo Iglesias) in grado di salvarle dalla marginalizzazione alla quale esse stesse si sono condannate, dimostrava nuovamente la loro insufficienza più grave nel non saper costruire un’autonoma proposta politica, adattandola alle peculiari condizioni della nazione nella quale operano.

L’apprensione con cui furono seguiti prima gli esiti del referendum popolare, del quale, sempre per completezza di informazione, il KKE (Partito Comunista Greco) aveva subito messo in risalto le contraddizioni di fondo, e successivamente la firma del terzo memorandum, ha lasciato il posto a un totale disinteresse, come se in quei giorni nulla fosse successo o cambiato.

La pessima abitudine, che ha caratterizzato almeno gli ultimi 30 anni di storia della sinistra in Italia, di non trarre le dovute conseguenze dagli errori e dalle sconfitte subite, sembra oggi aver raggiunto la forma più estrema della rimozione e dell’oblio! Le poche voci critiche, che in quel periodo si levarono contro l’apologetica “favola greca”, furono prima ignorate e infine emarginate dal dibattito pubblico, favorendo in ultima istanza ancor di più la frantumazione che regna sovrana nelle file della sinistra radicale italiana.

In realtà, come non tutti sanno, a seguito della “normalizzazione” di SYRIZA e del suo giovane leader, con la conseguente fine dell’attenzione mediatica internazionale, la scure dell’austerità si è abbattuta sul popolo greco con maggiore forza, questa volta ironicamente imbracciata da chi pochi mesi prima festeggiava la vittoria elettorale a pugni chiusi e sventolando bandiere rosse.

Al contrario del clima di rassegnazione generale che serpeggia tra i lavoratori italiani dinnanzi all’azione del governo ultra-liberista di Matteo Renzi, che, dopo aver promosso una riforma del mercato del lavoro volta a garantire alla borghesia “stracciona” italiana la più ampia libertà di licenziamento, ora sta cercando di manomettere definitivamente la Costituzione Repubblicana, nel paese ellenico la risposta dei settori popolari più avanzati e dei sindacati di classe non si è fatta attendere.

Con un certo sconcerto però il ribollire del conflitto sociale in Grecia, contro l’ennesime manovre anti-popolari, non ha trovato un trasversale e amorevole sostegno nel campo della sinistra radicale italiana, che sembra già essersi scordata e aver scaricato il suo vecchio paladino. Naturalmente solo grazie all’azione di alcuni siti di contro-informazione è possibile aver a disposizione foto o video e leggere cronache delle manifestazioni popolari e degli scioperi generali che stanno sconvolgendo la piccola nazione mediterranea.

Ad essere maligni si potrebbe sostenere che l’indifferenza sia in realtà voluta, in quanto, finita “la spinta propulsiva greca” per le ospitate televisive e per i viaggi “internazionalisti”, larga parte dei dirigenti della sinistra italiana, che sull’appoggio al governo Tsipras e di SYRIZA hanno perso il poco prestigio personale che conservavano, non abbiano più nessun valido motivo per occupare posti di comando nelle organizzazioni, che sfortunatamente ancora oggi dirigono.

Ovviamente un esito così disastroso non si sarebbe potuto prevedere con certezza, ma sarebbe bastato fin dall’inizio mettere in chiaro come il programma riformista della formazione di governo greca non rappresentasse una rottura né con il capitalismo né tanto meno con l’Unione Europea. Per mesi invece si è mentito consapevolmente, cercando di vendere sogni alle poche migliaia di militanti che ancora ostinatamente continuano a lavorare e credere che un sistema sociale alternativo e un mondo diverso sia possibile.

In conclusione, speriamo che l’epilogo greco si trasformi in un insegnamento generale e che al più presto si possa aprire una discussione franca sui motivi della sconfitta, ma ovviamente, come sempre in questi casi, l’attenzione della sinistra italiana sembra attualmente indirizzata alle elezioni amministrative nei grandi comuni, nella speranza che la nomina di qualche consigliere comunale possa restituire la fiducia di un elettorato ormai scomparso.

Fabio Scolari

Fabio Scolari, classe 1995, dopo aver conseguito la maturità liceale, studia attualmente sociologia a Milano. Oltre a Sinistra.ch, collabora anche alla redazione del mensile “Voci del Naviglio”. E’ membro del direttivo dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia (ANPI) di Trezzano.