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A 76 anni dal patto sovietico-tedesco di non aggressione: chi aiutò i nazisti?

Piu di 76 anni fa, il 23 agosto 1939, venne firmato uno dei più famosi documenti diplomatici nella storia dell’umanità, il Patto sovietico-tedesco di non aggressione. Ignorando il nome ufficiale del documento, i politici e gli storici occidentali lo chiamano “il Patto Molotov-Ribbentrop”. Hanno accusato l’Unione Sovietica ed oggi se la prendono con la Russia, sostenendo che stipulando un accordo con la Germania nazista, il Cremlino ha reso il nostro Paese complice dei nazisti nello scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Questa tesi è una bugia sfacciata e cinica, ideata per scaricare la responsabilità della Seconda Guerra Mondiale da sé stessi su di noi, da una testa malata ad una sana.

Chi ha liberato Hitler dalle “catene di Versailles”

In realtà il nazismo tedesco è un sottoprodotto della civiltà occidentale, così come i complici di Adolf Hitler nello scoppio della “Seconda Guerra Mondiale” erano le cosiddette “democrazie occidentali”, come provato da una valanga di fatti ben determinati. Non è un caso che l’Occidente cerchi di evitarli, come il diavolo con l’acqua santa.
Le prime tracce del cammino verso una nuova guerra sono state lasciate dagli inglesi e francesi subito dopo che i nazisti salirono al potere in Germania. In meno di sei mesi, il 15 luglio 1933 a Roma, la Gran Bretagna, la Francia, l’Italia fascista e la Germania nazista firmarono il “Patto a quattro“. Se i leader della Repubblica di Weimar Londra e Parigi li tenevano al “guinzaglio”, la Germania di Hitler è subito entrata nel circolo delle grandi potenze ed hanno iniziato a parlare con essa da pari a pari!
Le democrazie occidentali non avevano trascurato il fatto che Hitler aveva da molto tempo sollecitato i tedeschi a marciare verso Est per conquistare le risorse e lo “spazio vitale”. Con la firma del “Patto a quattro”, il Führer del Terzo Reich non solo ottenne un grande successo diplomatico, ma guadagnò il “Drang nach Osten” (“Spinta verso Est”) verso “le vaste distese della Russia”, piano coerente con gli interessi di Londra e Parigi. Proprio loro spinsero i nazisti in questa direzione!
È interessante notare che, demonizzando il “Patto Molotov-Ribbentrop”, l’Occidente mette in secondo piano il “Patto a quattro”, che ha dato il via alla politica di “appeasement” (“accomodamento dell’aggressore”) a scapito dei territori e degli interessi di Paesi terzi.
E’ finito nell’oblio l’accordo navale anglo-tedesco — estremamente vantaggioso per Berlino — firmato il 18 giugno 1935 dai ministri degli Esteri di Gran Bretagna e Germania Samuel Choir e Joachim von Ribbentrop con uno scambio di note. Questa firma concesse alla Germania l’opportunità di creare una flotta tedesca pari al 35% delle forze navali del Regno Unito e dei Paesi del Commonwealth britannico e il diritto di intraprendere un ambizioso programma di costruzione di sottomarini, sconfessando di fatto il Trattato di Versailles.
Il successivo colpo alle “catene di Versailles” Hitler lo inflisse nel 1936, occupando militarmente la Renania, lasciata dalla Germania nel 1919. Londra e Parigi non reagirono. Dopodichè con la Guerra Civile Spagnola, in cui la Germania e l’Italia diedero il loro sostegno al generale Franco, la Spagna divenne il terreno dove i “superuomini” tedeschi acquisirono una preziosa esperienza di combattimento.

I patti di Monaco

Il picco della politica di “appeasement” fu l’accordo firmato nel settembre 1938 a Monaco di Baviera tra Hitler, il duce Benito Mussolini e i primi ministri di Gran Bretagna e Francia Neville Chamberlain ed Edouard Daladier. La regione dei Sudeti che apparteneva alla Cecoslovacchia venne strappata via e trasferita con tutti i beni materiali di valore al Terzo Reich. Pezzi di Cecoslovacchia se li sono presi l’Ungheria e la Polonia, che Winston Churchill paragonava ad una iena.
Chamberlain e Daladier non si sono preoccupati di aver fatto spartire a dittatori sanguinari il territorio di una democratica e pacifica Cecoslovacchia, in assenza dei capi di Stato ed in violazione della Costituzione della Repubblica Cecoslovacca. Li rendeva felici che l’Unione Sovietica non potesse venire in soccorso della Cecoslovacchia, sebbene ci avesse provato, e che in campo internazionale Mosca rimase isolata.
Giunto euforico, Chamberlain si era “dimenticato” che prima di partire per Monaco di Baviera aveva promesso alle autorità della Cecoslovacchia di tenere conto dei loro interessi. In realtà ha ricordato né più né meno come avevano ricordato le loro promesse al presidente ucraino Viktor Yanukovych i ministri degli Esteri di Germania, Francia e Polonia nel mese di febbraio 2014. Dopodichè Chamberlain non si dimenticò il 30 settembre di firmare con Hitler un patto di non aggressione. Secondo lo storico Oleg Rzheshevsky, come l’accordo analogo tra Parigi e Berlino del 6 dicembre 1938, entrambi “erano essenzialmente dei patti di non aggressione”.
Dopo le grandi potenze, hanno firmato con la Germania patti di non aggressione anche Danimarca, Lituania, Lettonia ed Estonia. È interessante notare che gli stessi paesi baltici non rinnegano di aver firmato patti di non belligeranza con la Germania nazista.
Nel settembre 2013 i patti di Monaco e l’accordo “Chamberlain-Hitler” hanno compiuto 75 anni. I motivi per cui la ricorrenza è stata ignorata dall’Occidente e dalla sua “quinta colonna” in Russia sono chiari. Più difficile da capire, perché l’evento più determinante nel cammino verso la Seconda Guerra Mondiale sia stato ignorato da quasi tutti i media nazionali… Ai colleghi smemorati ricordo che contro la Russia si conduce una guerra psicologica di massa e implacabile e continuare a fare concessioni all’Occidente nel terreno storico del fronte dell’informazione è più che un errore.

La trave e il fuscello

Per tutti gli anni ’30, fino al 23 agosto 1939, il regime stalinista dell’Unione Sovietica insistentemente e costantemente aveva perseguito la politica di “sicurezza collettiva”. Non è né per colpa né per disgrazia di Mosca che gli sforzi della politica di “appeasement” l’avevano costretta a rinunciarvi. La svolta in politica estera del Cremlino era stata preceduta dai negoziati trilaterali delle delegazioni militari di Gran Bretagna, Francia ed Urss a Mosca. La responsabilità del loro fallimento ricade sugli inglesi e i polacchi. I primi, con l’obiettivo di evitare il ravvicinamento tra l’Unione Sovietica e la Germania, hanno negoziato solo per il bene di condurre negoziati. I secondi, sperando in vano in Parigi e Londra, si erano categoricamente rifiutati di accettare aiuti militari dall’Unione Sovietica, nonostante l’ascia tedesca era già stata puntata sul loro Paese.
E’ importante capire che nell’agosto 1939, il discorso non riguardava la spartizione della Polonia, dell’Europa o del mondo tra l’Urss e la Germania, ma piuttosto dove dopo l’inevitabile sconfitta della Polonia Hitler avesse mosso le sue orde: ad Est o ad Ovest. Si può avere qualsiasi giudizio su Stalin e sulla sua politica interna, ma non si può non ammettere che sia stato spinto in un angolo ed abbia fatto la scelta giusta. Inoltre ha battuto gli arroganti e troppo sicuri di sé inglesi, vincitori più volte di battaglie diplomatiche. Concludendo l’accordo con la Germania, Stalin ha fatto assaggiare a Parigi e Londra il frutto amaro della politica di “appeasement”, ha guadagnato tempo per prepararsi alla resa dei conti finale con la Germania ed ha evitato al Paese la minaccia di una guerra su due fronti: era appena scoppiato il conflitto di confine sovietico-giapponese ed era in corso la battaglia di Khalkhin Gol.
“Il patto sovietico-tedesco non era un’alleanza, è stato solo un reciproco scambio di promesse di non aggressione e neutralità… In Occidente è stato fatto clamore sui crimini della Russia sovietica, che ha firmato un patto con la potenza fascista. E’ stato difficile capire al contrario le accuse dei politici britannici e francesi che attivamente avevano contribuito alla divisione della Cecoslovacchia ed avevano anche cercato un nuovo accordo con la Germania a spese della Polonia”- osserva lo storico britannico Alan John Percivale Taylor. Tuttavia tali accuse da persone che vedono il fuscello nell’occhio di altri e non scorgono la trave nel proprio risuonano ancora oggi.
Il 31 agosto 1939 si svolse la sessione straordinaria del Soviet Supremo dell’Urss. Nel suo intervento il presidente dei Commissari del Popolo dell’Urss e Commissario del Popolo per gli Affari Esteri Vyacheslav Molotov disse: “Il patto di non aggressione tra la Germania e l’URSS è un punto di svolta nella storia d’Europa, e non solo in Europa… Questo accordo, così come i naufragati negoziati anglo-franco-sovietici,  dimostrano che è ormai impossibile affrontare le questioni importanti in Europa orientale senza il coinvolgimento attivo dell’Unione Sovietica e che qualsiasi tentativo di aggirare l’Unione Sovietica e di risolvere tali questioni dietro l’Unione Sovietica è destinato al fallimento.”
L’URSS, emarginata dall’Occidente nella soluzione della crisi cecoslovacca, un anno dopo tornò sulla scena mondiale, diventando uno dei principali protagonisti. Fu un successo sensazionale della diplomazia sovietica. C’è ragione di pensare che non valga la pena ricordare il 23 agosto nel calendario storico della Russia. Naturalmente, questa idea provocherà un acceso dibattito. Indiscutibilmente si tratta di altro: 75 anni fa le autorità sovietiche non hanno fatto nulla di cui dovremmo vergognarci o pentirci.

Oleg Nazarov, dottore in scienze storiche, collaboratore dell’agenzia russa di stampa internazionale “Rossiya Segodnya”

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