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Bertolt Brecht torna a far scalpore nel Bundestag tedesco!

“Chi non conosce la verità è uno sciocco, ma chi, conoscendola, la chiama bugia, è un delinquente”. Questa citazione della “Vita di Galilei” del drammaturgo tedesco Bertolt Brecht ha fatto scalpore nel Bundestag, dove la deputata Sevim Dagdalen del partito di sinistra “Die Linke” l’ha declamata in un teso dibattito sul conflitto in Ucrania, rivolgendosi alla sua collega parlamentare Katrin Göring-Eckart, capogruppo dei Verdi tedeschi. La deputata ecologista aveva infatti da poco pronunciato un discorso pieno di lodi per il regime di Kiev nonché per la farsa elettorale del 25 maggio scorso con cui la giunta golpista ucraina aveva tentato di legittimare il nuovo corso del Paese. L’intervento di Göring-Eckart culminava addirittura nel negare ogni influsso dei nazifascisti in quanto Svoboda, il partito dell’estrema destra ucraina, non aveva sfondato elettoralmente.

La verde amica dei fascisti
La verde amica dei fascisti

Niente di cui stupirsi: è da anni che i Verdi tedeschi si possono qualificare come partito nettamente più imperialista, più filo-atlantico e più russofobo della Germania, addirittura superando la storica destra della CSU bavarese, che deteneva questo ruolo ai tempi del tribuno Franz-Josef Strauss. Insomma, dopo i Verdi ticinesi che appoggiano l’iniziativa xenofoba contro l’immigrazione di massa voluta dall’UDC di Christoph Blocher in Svizzera lo scorso febbraio, scopriamo che questa pesante svolta a destra degli ecologisti è prassi comune anche in Germania, paese che per motivi storici è solitamente molto attento al fenomeno fascista.

Nel suo discorso la deputata Sevim Dagdalen – originaria della Turchia e con alle spalle incarichi dirigenziali in una organizzazione di massa dell’emigrazione turca in Germania vicina a posizioni “enveriste” – non si è limitata a denunciare la posizione filo-fascista dell’ecologista Göring-Eckart: con poche eccezioni, il plenum intero (invero con molti scranni vuoti) si è scandalizzato quando la deputata della Linke ha constatato che il Bundestag stava infrangendo un tabù, con l’appoggio a un Governo che conta ben cinque fascisti dichiarati come ministri e che mette a disposizione l’apparato di sicurezza nazionale nelle mani degli stessi estremisti di destra, che non hanno mancato finora di organizzare attenti anche ai danni dei candidati del Partito Comunista Ucraino e costretto vari esponenti politici a ritirarsi dalle elezioni.

Sevim Dagdelen
Sevim Dagdelen

Dopo gli esempi di come un comunista si deve comportare in parlamento, come abbiamo potuto vedere di recente da Petro Simonenko, segretario del Partito Comunista Ucraino, possiamo riportare un altro esempio di come si può utilizzare seriamente la tribuna parlamentare senza rinunciare alle proprie convinzioni rivoluzionarie. Purtroppo non si può dire lo stesso per i dirigenti della Linke. Katja Kipping, Bernd Riexinger e Gregor Gysi, ai vertici del partito della sinistra tedesca, hanno ritenuto opportuno distanziarsi pubblicamente dalla loro collega. Essi hanno ritenuto infatti “pienamente legittimo” che Göring-Eckart avesse menzionato il risultato molto debole del candidato del partito dell’estrema destra a Kiev e, come se non bastasse, la critica di Dagdelen “non giustifica in nessun modo di insinuare che la deputata Göhring-Eckardt commettesse un crimine e di additarla come delinquente”. Insomma nella Linke (un po’ come nel PS alle nostre latitudini) sembrano contare più i toni politically correct che i contenuti politici veri e propri. E come se ce ne fosse bisogno ancora, Gysi e compagnia esplicitano pubblicamente: “ci distanziamo da questa dichiarazione della nostra deputata Sevim Dagdalen”. Dal canto suo il Partito Comunista Tedesco (DKP) non si stupisce di questo mettere le mani avanti da parte dei tre saggi: “E così con la Linke, non c’è altro, se non le illusioni a cui sono abbandonati tanti compagni e aderenti di questo partito”.

L’eco del dibattito al Bundestag sull’Ucraina ha oltrepassato i confini tedeschi: Massimiliano Ay, segretario politico del Partito Comunista della Svizzera italiana, organizzatore di un recente evento in solidarietà agli antifascisti ucraini, ha espresso in una lettera alla deputata tedesca la solidarietà dei comunisti svizzeri, ritenendo che Sevim Dagdalen con il suo intervento si trova “nella migliore tradizione della storia parlamentare tedesca e rende onore al nome della ‘Karl-Liebknecht-Haus’, l’edificio storico dove ha sede il suo partito”. Va infatti ricordato che Karl Liebknecht fu il primo e unico deputato dell’allora Reichstag che – dopo essersi sottomesso alla disciplina del gruppo socialdemocratico (SPD) nell’agosto 1914 – votò contro i crediti di guerra nel dicembre dello stesso anno per scongiurare l’inizio della carneficina che fu la Prima Guerra Mondiale; fu in seguito fondatore del Partito Comunista della Germania (KPD) il 30 dicembre 1918 e venne assassinato il 15 gennaio 1919 insieme a Rosa Luxemburg.

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