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Il Re di Spagna ha abdicato. I socialisti: “fedeltà al principe Felipe”. I comunisti in piazza rivendicano la Repubblica.

Ufficialmente per ragioni di salute e per una necessità di energie nuove, il re di Spagna Juan Carlos I di Borbone ha inaspettatamente deciso di abdicare. La comunicazione è stata letta dal monarca in diretta televisiva lunedi 2 giugno 2014 a mezzogiorno, indicando in suo figlio, il principe Felipe, quale successore. La famiglia reale era stata attraversata di recente da vari scandali anche di natura finanziaria, che ne hanno ridotto drasticamente il consenso popolare e tuttavia dietro questa decisione non manca un ragionamento politico da parte del re, indicato dal dittatore Francisco Franco come suo successore 38 anni fa. Juan Carlos ha gestito la “transizione” ad una forma di democrazia bipolare in cui l’entourage fascista non è però stato seriamente toccato. Intanto i due partiti borghesi maggiori: il PP conservatore e il PSOE socialdemocratico hanno già chiarito che non sosteranno le rivendicazioni dei movimenti repubblicani.

Il Partito Socialista diventa monarchico

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Il re con il leader socialista

Il segretario generale del Partito Socialista Operaio di Spagna (PSOE), Alfredo Pérez Rubalcaba, ha letto di fronte alla stampa una dichiarazione della Direzione del Partito che ha letteralmente tradito il suo passato repubblicano. Rivolgendosi al re come “Sua Maestà”, i socialisti spagnoli hanno espresso esplicitamente il proprio “affetto” nei confronti di Juan Carlos I. Al popolo il re avrebbe “fatto avere il suo affetto” e avrebbe assicurato non solo “l’integrità dello Stato” ma soprattutto la coesione dei cittadini intorno a una società di pace, definita dal PSOE come “il miglior periodo della storia moderna della Spagna”. Una frase pesante che misconosce il periodo della Seconda Repubblica proclamata il 14 aprile 1931 (con l’esilio di re Alfonso XIII) e repressa il 1º aprile 1939, a seguito alla vittoria nella Guerra civile spagnola delle truppe del generale Francisco Franco sostenute dai nazisti. Una storia, quella repubblicana, che vide proprio i socialisti protagonisti. Evidentemente il PSOE dei giorni nostri di quell’eredità non ne vuole più sapere: il monarca sarebbe stato infatti il “miglior ambasciatore di Spagna nel mondo”. Al di là della visione interclassista che traspare dal comunicato socialista, il suo appiattimento alla monarchia ha indignato ampia parte del popolo di sinistra. Il PSOE ha garantito fedeltà alla Corona e quindi “il rispetto della volontà del re in merito alla sua successione”, in pratica la nomina del principe Felipe di Borbone come nuovo sovrano. Secondo i monarco-socialisti spagnoli “Felipe rappresenta la normalità istituzionale”, mentre la sua formazione sarebbe garanzia del fatto che il “nuovo regno sia un periodo di successi”.

Il PCE vuole abolire la monarchia

Il segretario del PCE
Il segretario del PCE

Di fronte all’annuncio circa l’abdicazione del Capo dello Stato, il re di Borbone, è subito intervenuto il Partito Comunista Spagnolo (PCE) che ha lanciato un appello ai suoi militanti e in migliaia si sono subito mobilitati in tutto il Paese, per esigere la convocazione di un referendum vincolante sulla decisione tra monarchia o repubblica. Ad aver accelerato l’abdicazione, secondo José Luis Centella, segretario generale del PCE, sarebbe “la paura che hanno del popolo lavoratore” e la necessità da parte della monarchia e dei partiti monarchici (PP e PSOE) di “impedire un’uscita sociale dalla crisi”. In effetti, continua Centella, “il risultato delle elezioni europee ha messo in evidenza la debolezza del regime sorto dalla transición” (cioè il periodo successivo alla morte di Franco nel 1975, ndr). I comunisti – spiega Gloria Aguilar, la segretaria del Movimento Repubblicano interno al PCE – ritengono la monarchia “una istituzione antidemocratica e sorpassata”, ma non solo. Essa è pure “il simbolo del regime del bipartitismo monarchico, il simbolo del bipartitismo al servizio dell’oligarchia, di quelli che stanno aprofittando della sofferenza della gente per mantere i loro privilegi”. Per questo il PCE chiede il voto popolare sulla forma dello Stato attraverso un referendum vincolante. Sulla medesima linea anche “Izquierda Unida”, il movimento sociale ed elettorale che unisce varie componenti di sinistra ed egemonizzato dai comunisti, attualmente coordinatore da Cayo Lara.

Il re ha abdicato in accordo con il PP

20140602_convocatorias_abdicacion_reyIl Partito del Lavoro Democratico (PTD), piccola formazione comunista sorta da poco su iniziativa essenzialmente di giovani militanti, dal canto suo ritiene che re Juan Carlos I “ha abdicato in accordo con il governo di Rajoy, affinché la monarchia possa sopravvivere alla perdita di prestigio che lui e la sua famiglia le hanno causato”. Il PTD si unisce alla richiesta di un referendum vincolante sulla forma di Stato e invita “la classe operaia e il popolo a lottare per una repubblica democratica in cui sia la maggioranza a decidere e non, come ora, la minoranza che monopolizza tutto ricchezze”. Inaccettabile in particolare “lasciare che il nuovo Capo dello Stato sia nominato da quel Re che ci è stato imposto da Franco, significa perpetuare la violazione sanguinosa della sovranità popolare allora perpetrati”. Certamente non sfugge ai giovani comunisti che la Spagna è non è più una dittatura, tuttavia affermano che “con il regno di Juan Carlos I, ci sono stati concessi alcuni diritti e libertà, ma a patto che l’oligarchia alimentata dalla dittatura di Franco avesse potuto continuare a mantenere il potere assoluto”.

La sinistra deve unirsi

abdicacionPCEml“La richiesta di un referendum in cui sia il popolo a scegliere tra monarchia e repubblica è un primo requisito democratico. Ma questo plebiscito deve soddisfare alcune condizioni democratiche minime per essere legittimo e deve essere accompagnato da una completa ristrutturazione del quadro politico: il governo, screditato nelle ultime elezioni, non rappresenta le aspirazioni della maggioranza sociale e deve quindi convocare immediatamente le elezioni generali dove le forze popolari dovrebbero cogliere l’occasione per rinforzarsi e aprire un processo costituente per affrontare un piano d’azione contro la crisi”. A dirlo è il Partito Comunista di Spagna (marxista-leninista), una marginale organizzazione di ispierazione cosiddetta “enverista”, che lancia un appello affinché “la sinistra prenda le proprie responsabilità e lavori insieme per evitare nuovamente le frustrazioni che hanno evitato la rottura con il regime di Franco e gettato le basi di questo modello che sta affondando”.

Il PCPE: pronti per il socialismo

republicabanner“L’abdicazione del re non è altro che un tentativo di cambiare qualcosa affinché tutto rimanga lo stesso. La lotta operaia lo deve impedire!”. Inizia così l’accorato comunicato del PCPE, il Partito Comunista dei Popoli di Spagna, una sigla di rigido orientamente leninista sorta nel 1982, che vuole impedire “una seconda transizione che, come la prima, creerà un nuovo quadro di dominio”. Sotto accusa la borghesia e gli aristocratci che procedono ad una “accumulazione di ricchezza parassitaria” e che favoriscono “l’impoverimento della classe operaia e dei settori popolari”. In pratica il PCPE vuole intensificare la lotta dei “lavoratori più combattivi”, poiché essa “aprirà la strada a un primo passo verso l’accumulazione di forze per far avanzare il potere dei lavoratori e la Repubblica socialista di carattere confederale”. Secondo questo partito, infatti, in Spagna esisterebbero già oggi le condizioni per questo passaggio rivoluzionario senza alcun gradualismo.

Solidarietà al popolo spagnolo dalla Svizzera

republicaA livello internazionale si segnala la presa di posizione del Partito Comunista della Svizzera Italiana: il suo segretario Massimiliano Ay in una nota inviata al suo omologo spagnolo ha scritto: “è evidente che i poteri forti spagnoli sono nervosi di fronte alla crescita dei movimenti di protesta dei lavoratori e occorre quindi rinnovare l’immagine di questa istituzione retrograda che garantisce la stabilità dei loro privilegi”. Il riferimento è all’8% conquistato dalla lista “Podemos”, sorta dal movimento degli indignati, anti-monarchica e favorevole al controllo pubblico sulle banche, ma è anche alla lista della sinistra unitaria, egemonizzata dai comunisti, che ha quasi raggiunto il 10% dei consensi. In effetti “l’abdicazione del re deve passare al vaglio dal parlamento spagnolo, e ciò potrebbe diventare problematico nel caso in cui queste stesse forze politiche dovessero in futuro crescere anche sul piano nazionale. Senza contare – conclude Ay – “il senso di generale disprezzo – soprattutto fra le nuove generazioni – per questa aristocrazia parassitaria che è una vergogna possa ancora esistere nel XXI secolo”.

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