Mandati diretti per oltre 100 milioni di franchi. E’ la Tangentopoli del Ticino!

In realtà già decenni fa si sapeva che qualcosa non andava nell’ambito degli appalti nel Canton Ticino. Una libera concorrenza tanto sbandierata a livello ideologico, ma che poi lascia spazio a un “capitalismo di stato” fatto di favoritismi e di “amici degli amici”. Poi pochi anni fa se ne riparlò quando scoppiò lo scandalo nell’ambito del cartello dell’asfalto, vergognosamente difeso come fonte di stabilità anche da certi sindacalisti (che oggi sono attivi nel Partito Socialista).

Poche settimane fa la discussione si riaccende, quando i giornalisti di TicinoLibero scoprirono che il ministro Norman Gobbi (Lega dei Ticinesi) foraggiava la ditta LiberaTV Sagl di Marco Bazzi con un mandato diretto commissionato dal Dipartimento delle Istituzioni, ammontante a 65mila franchi, per realizzare dei video promozionali della Polizia.

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Mattia Tagliaferri

La reazione più netta fu quella di Mattia Tagliaferri del Partito Comunista che non usò mezzi termini nel denunciare – praticamente solo – la vicenda: in una nota stampa si leggeva: “il Partito Comunista intende porsi la domanda sulla reale utilità di questo progetto, il quale non ha certamente un carattere formativo per i futuri agenti e tantomeno pubblicitario, in quanto la Polizia non ha certamente bisogno di pubblicità. Quanto accaduto è quindi annoverabile nei caratteri del capitalismo di stato occidentale e del consociativismo partitocratico, elemento fondante del sistema economico e politico del Canton Ticino. I soldi prelevate tramite imposte ai cittadini – quelli delle classi meno abbienti, in quanto gli altri beneficiano di forfait e sgravi – vengono gestiti dallo Stato per elargire favori agli amici, parenti e agli iscritti al proprio partito”. I comunisti erano quindi giunti alla conclusione che Gobbi non stesse adempiendo il suo compito di lavoro per il popolo, costretto a subire tagli e forme di austerità di ogni genere, e pertanto ne chiedeva le dimissioni. Richiesta a cui nessun altro partito volle unirsi.

La sinistra istituzionale “ufficiale” (l’unica che di solito gode di spazi mediatici per potersi esprimere), che avrebbe dovuto invece attaccare e chiedere spiegazioni, per contro, tacque lasciando soli i comunisti a denunciare il malaffare: un solo deputato socialista Nenad Stojanovic firmò un’interpellanza al Consiglio di Stato per saperne di più.

Sulla faccenda prende posizione anche Matteo Caratti, direttore del quotidiano bellinzonese LaRegione, che afferma: “il fatto che un ministro abbia scelto la via (oscura) del mandato diretto, fa nascere automaticamente sospetti su sospetti. Se poi sono in diversi a poter offrire tale prestazione anche in Ticino e se non c’è nessuna fretta nel commissionarli, giusto chiedersi perché mai il ministro Gobbi non abbia sentito il dovere di aprire un bando pubblico di concorso, mettendo – alla luce del sole – in concorrenza fra loro diversi potenziali offerenti”.

Nel frattempo però emerge un nuovo capitolo della saga che il Partito Comunista ha definito “austerità per il popolo e regali agli amici”: il portale TicinoNews (e il telegiornale di TeleTicino ad esso legato) ha infatti pubblicato la lista di tutti i mandati diretti del governo ticinese degli ultimi due anni: oltre 500 pagine per oltre 100 milioni di franchi.

Max Ay
Max Ay

La prima reazione politica è giunta ancora dal Partito Comunista che, parlando di “Tangentopoli” in salsa ticinese, chiede che i dati relativi ai mandati diretti siano “resi pubblici immediatamente sul sito del Cantone visionabili da tutti e in ogni momento, nel nome della trasparenza”. Attualmente infatti la regola vuole che essi siano a disposizione del pubblico solo consultabili in un classificatore contenente una serie di liste delle delibere aggiudicate nell’anno di riferimento, ordinate per dipartimento. La consultazione viene preannunciata sul Foglio ufficiale da parte della Cancelleria dello Stato, ed è possibile unicamente presso l’Ufficio della documentazione del Cantone per una ventina di giorni all’anno. In pratica un modo “democratico” per fare in modo che nessuno controlli…

Quanto emerso in tali documenti – peraltro anche a seguito del pagamento dei 65mila franchi da parte del Dipartimento diretto da Norman Gobbi a LiberaTV per un lavoro discutibile come la promozione della Polizia – “non è altro che una dimostrazione ulteriore del funzionamento del Sistema Ticino, basato su una prassi al limite del clientelare” chiosa il segretario del Partito Comunista Massimiliano Ay.

Il Partito Comunista – “da sempre avverso al consociativismo partitocratico che domina il nostro Cantone (e di cui anche la Lega dimostra di far parte a pieno titolo!)” ammette che non vi è solo del marcio, nel senso che alcuni incarichi assegnati sono effettivamente necessari e assolutamente corretti, tuttavia – continuano i comuinsti – “la semplice possibilità di non ricorrere a un appalto pubblico (benché anche questi non siano sempre trasparenti) è sintomatico della strutturale necessità del sistema politico di auto-sostenersi distribuendo favori”. Non va esclusa inoltre la possibilità “che i partiti di governo dispongano di una parte consistente della propria base elettorale, composta non tanto di persone che ne sposano idee e progetti, ma dei …clienti! Sarà infatti casuale che molti partiti ottengono grandi consensi senza nemmeno esporre dei veri programmi politici? La vicina Italia dovrebbe insegnarci qualcosa…”. La richiesta del Partito Comunista è netta e rivendica “che venga accantonata la possibilità di ricorrere a mandati diretti e soprattutto che venga formata urgentemente una commissione d’inchiesta – indipendente dai partiti presenti in Governo – che analizzi l’entità del clientelismo in Ticino, comprendendo da un lato la composizione delle aziende e il Dipartimento (al quale corrisponde un partito) che ha assegnato il mandato, e dall’altro individuando i lavori palesemente inutili su cui risparmiare”.

Demis Fumasoli
Demis Fumasoli

Non è la prima volta che il Partito Comunista si attiva sul fronte delle commesse pubbliche. Demis Fumasoli, consigliere comunale comunista di Lugano aveva infatti di recente interrogato (leggi) il Municipio del sindaco leghista Marco Borradori sulla presunta violazione della legge sulle commesse pubbliche da parte di alcuni cantieri di Lugano. A livello di Granconsiglio, per intanto, è stato il deputato UDC Orlando Del Don ad aver presentato un’interrogazione al governo e, su Facebook, il politico democentrista afferma pubblicamente il proprio sostegno al Partito Comunista condividendone il comunicato stampa e dichiarando esplicitamente: “E’ tangentopoli, senza se e senza ma! Una vera e propria vergogna!”. Intanto il resto della sinistra è (ancora?) silente…

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