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La destra austriaca impone ai giovani il servizio militare! In Svizzera si vota il 22 settembre e l’esercito trema.

Il 20 gennaio scorso sul portale internet della Radiotelevisione svizzera di lingua italiana si leggeva questa notizia deludente proveniente dall’Austria: “Una chiara maggioranza di cittadini austriaci, circa il 60%, ha votato oggi per il mantenimento del servizio militare obbligatorio. Il 40% circa si è detto in favore di un esercito professionale. È quanto risulta dalle prime proiezioni diffuse subito dopo la chiusura dei seggi alle 17. L’affluenza è stata inaspettatamente alta, oltre il 50%. Il referendum era consultivo e il voto non aveva valore vincolante per il Governo, che intende comunque rispettarlo. I dati hanno però una forte valenza politica: si tratta di una sconfitta per i socialdemocratici, battutisi insieme ai Verdi per l’abbandono della leva”. A fare propaganda attiva a favore della militarizzazione dei giovani era la destra austriaca, con i suoi forti mezzi finanziari e mediatici per costruire la volontà popolare.

La destra militarista

Vediamo di analizzare il voto austriaco. Anzitutto, però, va detto che l’Austria è un paese neutrale e la borghesia, la quale in tutta Europa vuole professionalizzare gli eserciti, lì si è invece schierata per la coscrizione obbligatoria di massa. E’ una situazione, questa, simile alla Svizzera, benché nel nostro Paese non sia in discussione di professionalizzare l’esercito ma solo di rendere su base volontaria la coscrizione, mantenendo però ancorato nella Costituzione il fatto che l’esercito è e resterà di milizia. Anche qui infatti la destra e la borghesia vogliono mantenere l’arruolamento forzato dei ragazzi così da evitare ogni forma di ribellione.

Il ruolo delle donne, del territorio e dei giovani

tagwacheLe donne hanno votato più degli uomini a favore dell’abolizione della leva obbligatoria, un risultato che non necessariamente si ripeterà fra le donne in Svizzera. Un’idea del tutto errata di “emancipazione femminile” e di conformismo sta infatti prendendo piede in modo preoccupante. Le regioni urbane hanno inoltre votato contro il servizio militare, le regioni di campagna per mantenerlo: un risultato che probabilmente si verificherà anche nel nostro Paese. I cittadini dai 18 ai 30 anni erano in netta maggioranza a favore dell’abolizione del servizio militare, a differenza delle altre fasce d’età, il rischio di un conflitto intergenerazionale, che ci sarà anche da noi, è quindi qui da tenere in alta considerazione.

La crisi spinge all’arruolamento

Trovandosi in crisi economica, la società occidentale va militarizzata e la gioventù indottrinata all’omologazione politica lealista, affinché in caso di conflittualià sociale i ragazzi non si schierino con le forze di sinistra e i sindacati. In questo senso nell’ottica di mantenere l’esercito borghese si è registrata l’alleanza di fatto fra fascisti, destra economica liberista e addirittura dei settori dell’ortodossia “marxista-leninista” dogmatica come il Partito del Lavoro d’Austria (PdA, ex-Kommunistische Initiative). Sul fronte avverso c’erano invece  i socialdemocratci con gli ecologisti e parte dei comunisti che hanno chiesto a gran voce la fine dell’incasermamento delle nuove generazioni.

L’opportunismo costa

Il Partito Comunista Austriaco (KPÖ), in quanto apparato, ha deciso di “autoannullarsi” invitando a votare nullo, scrivendo sul foglietto della votazione due parole: “abolizione dell’esercito!”; una tattica demenziale perché autoreferenziale, concepita come utopica dalla propria stessa base e fortemente distruttiva dell’unità del partito: chi nella KPÖ ha seguito le tesi del PdA avrebbe infatti comunque trovato fuori dal mondo questo invito (chi ragiona in questi termini poi difende anche la necessità di un esercito nazionale da trasformare in senso presuntamente rivoluzionario), così come chi nella KPÖ invece si batte contro la militarizzazione della gioventù avrebbe visto in tale parola d’ordine una mossa vigliacca della dirigenza che ostacolava una conquista concreta. E infatti solo il 2,5% (78’000 cittadini) ha annullato la scheda, e solo una parte di essi ha scritto sul bollettino la sua volontà di abolire tout court le forze armate. La KPÖ ha così potuto vedere con mano quanto la sua linea non sia stata nemmeno seguita dai propri stessi elettori. Se poi pensiamo che in Svizzera nel 2001 gli abolizionisti dell’esercito si aggiravano intorno al 22% del corpo elettorale, possiamo proprio invitare gli strateghi del comunismo austriaco perlomeno ad una autocritica.

E in Svizzera?

GSoA_Wehrpflicht_500x707px_I_sRGB-1-1In Svizzera voteremo il prossimo 22 settembre per rendere la milizia volontaria e non più obbligatoria. Il risultato austriaco deve farci capire che la destra è particolarmente combattiva su questo punto e metterà in giro voci di ogni genere per far paura alla popolazione: diranno che si rende professionista l’esercito, invece l’articolo che regola il carattere di milizia delle forze armate rimarrà invariato; diranno che si vuole indebolire la difesa nazionale, quando in realtà la truppa sarà composta solo di persone motivate; diranno che un esercito di volontari sarà usato per le missioni all’estero, quando in realtà non solo le missioni all’estero già si fanno oggi ma la verità è che fra UDC, Verdi e Socialisti contrari, in parlamento trovare la maggioranza pro-espansionista sarà arduo. Diranno che il servizio militare serve come valore aggiunto per la vita professionale, mentre sempre più imprenditori sono stufi di perdere regolarmente i propri dipendenti fra scuola reclute e corsi di ripetizione; diranno che i giovani hanno bisogno di disciplina, e al di là del fatto che la disciplina la si impara a casa, come mai le ragazze e gli stranieri non la devono imparare anch’essi? Non facciamoci ingannare dunque: ogni voto conta! Sì all’iniziativa popolare per abolire il servizio militare obbligatorio! E’ questo un passo avanti contro il fascismo latente, per la libertà e per il progresso sociale.

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