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Un’alleanza euro-asiatica fra Russia e Turchia? Nuove prospettive geopolitiche per i comunisti

ip_pcfr_salaSi è svolta nei giorni scorsi a Mosca, senza che nessun media occidentale ne riferisse, un importante colloquio che ha gettato le basi per un’alleanza euro-asiatica che potrebbe fungere da alternativa al dominio globale imposto dagli Stati Uniti con la complicità dell’Unione Europea, subalterna a Washington. L’idea euro-asiatica non è una novità: da tempo se ne discute soprattutto nelle repubbliche ex-sovietiche e  in alcuni paesi medio-orientali, in cui il sentimento anti-occidentale sta aumentando a seguito della politica imperialista che Bruxelles e Washington continuano ad esercitare sulla regione.

Protagonisti di questa linea sono due partiti apparentemente molto diversi fra loro, ma in realtà fra le organizzazioni politiche più interessanti nei rispettivi paesi. Da un lato troviamo il partito erede dell’esperienza di governo dell’ex-Unione Sovietica, quel Partito Comunista della Federazione Russa (PCFR) guidato da Gennadj Zyuganov che è attualmente il secondo partito piû forte del paese e la principale forza di opposizione parlamentare al governo di Vladimir Putin. Dall’altro lato un partito di ispirazione maoista che si riconosce quale continuatore della rivoluzione kemalista, il Partito dei Lavoratori di Turchia (IP) guidato da Dogu Perinçek. Due partiti rivoluzionari ma con tradizioni differenti (e in passato anche molto ostili) si sono così incontrati formalmente per costruire nuove prospettive geopolitiche per i rispettivi due popoli: se la Russia appare sempre più agguerrita nel voler frenare l’espansionismo statunitense, la Turchia ne è ancora subalterna ma il movimento di protesta contro il premier Recep Erdogan iniziato in giugno potrebbe aprire a scenari di nuovo tipo per i quali IP si sta preparando.

ip_pcfrValery Raskin, dirigente del Dipartimento delle Relazioni Interazionali del PCFR e Tatiana Deyatova, resposabile delle donne comuniste russe, hanno incontrato la delegazione di IP guidata dal responsabile degli affari esteri Semih Koray e dai suoi collaboratori Yunus SonerFikret Akfirat. Le due parti hanno riconosciuto l’apporto di Vladimir Lenin e del giovane potere bolscevico alla causa della Turchia repubblicana di Kemal Atatürk e la loro contrarierà al separatismo etnico, strumento dell’imperialismo per “balcanizzare” i paesi sovrani con la scusa del diritto all’autodeterminazione dei popoli e imporre invece il proprio dominio come avvenuto nella ex-Jugoslavia e in Irak. Le due delegazioni si sono trovate concordi nell’identificare l’obiettivo degli USA nel creare non solo un “Nuovo Medio Oriente” ma anche nel distruggere l’eredità dei pensieri rivoluzionari, socialisteggianti e anti-colonialisti della regione, come il Nasserismo, il Kemalismo e il Baathismo (quest’ultimo attualmente combattuto in Siria).

Entrambi i partiti stanno lavorando per migliorare e approfondire i legami di cooperazione e per consolidare l’unità dei loro popoli e in futuro, forse, persino dei loro governi con l’obiettivo di costruire un mondo multipolare. In questo compito aiuta molto la stretta amicizia con il Partito Comunista Cinese (PCC) che caratterizza sia i comunisti russi che quelli turchi. E se nell’area euro-asiatica le relazioni sono forti, meno stabile è la situazione in Europa occidentale, dove le forze rivoluzionarie sono di regola estremamente minoritarie e dove il sentimento anti-imperialista è molto debole. Il PCFR dal suo canto ha una rete di relazioni storiche di primo piano, se pensiamo alla nostra area italofona in modo particolare con il Partito dei Comunisti Italiani (PdCI), mentre IP conta un’amicizia con il Partito Comunista della Svizzera Italiana.

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