Si è tenuto l’8 luglio scorso a Damasco una seduta del Comitato Centrale del Partito Ba’ath Arabo Socialista della Siria. Ne parliamo perché nessun media occidentale lo ha riportato, ma l’esito dell’incontro è probabilmente strategico per il futuro della Siria. Si è trattata di una riunione d’urgenza richiesta dalla base dell’importante partito, che ha contesto la rigidità dei vertici politici nel corso della crisi siriana iniziata nel 2011 e ancora in corso, che rischia di sfociare in una guerra neo-coloniale voluta dagli Stati Uniti in modo particolare, come abbiamo già spiegato in questo articolo (leggi).
Bisogna anzitutto sapere che il Ba’ath è il partito al governo della Repubblica Araba di Siria fin dalla rivoluzione del 1963 ed è attualmente guidato dal presidente del paese arabo, il medico Bashar al-Assad, che ne è il segretario regionale. Regionale, poiché il Ba’ath è un partito socialista di tipo pan-arabo: esistono cioè sezioni regionali in numerosi paesi arabi ed è retto da un Comando transnazionale. La base ideologica del Ba’ath si riassume in tre concetti fondamentali: l’unità araba (cioè l’ideale internazionalista e pan-arabista che in passato diede anche vita alla Repubblica Araba Unita fra Siria ed Egitto), la libertà (intesa qui soprattutto come libertà nazionale, cioè emancipazione dall’imperialismo e dal neo-colonialismo economico occidentale) e il socialismo (che a differenza del socialismo di stampo marxista non si basa però sul materialismo dialettico e tende ad antemporre l’individuo alla sua appartenenza ad una classe sociale).
La riunione ha rinnovato la composizione del gruppo dirigente del Partito, dove ora spicca il nome di Mohammad Chaban Azouz. Azouz è un personaggio chiave che in pochi conoscono ma che rappresenta una svolta notevole nella linea generale del partito di governo siriano: egli è infatti, dal 2005, presidente della Federazione Sindacale Mondiale (FSM), è uno dei leader dell’ala più orientata a sinistra all’interno del Ba’ath ed è considerato vicino al Partito Comunista Siriano di osservanza marxista-leninista guidato dal deputato Ammar Bagdache (di cui il nostro sito ha già parlato: leggi).
Il presidente Bashar Al-Assad ha fatto autocritica: ha ammesso problemi di comunicazione fra la direzione de Partito e la base e ha indicato la necessità di migliorare la partecipazione diretta dei militanti nella vita politica ba’athista, spesso accusata di burocratismo. Inoltre ha lanciato la sua ri-candidatura elle elezioni presidenziali del 2015 impostando la campagna nell’ottica di un miglioramento della democrazia nel Paese. Dopodiché ha posto i punti principali del nuovo corso del Ba’ath: maggiore coesione nazionale contro l’aggressione imperialista e collaborazione stretta con i sindacati operai, a cui deve spettare anche compiti di direzione economica dell’intero Paese, così da migliorare i diritti sociali. I sindacati quindi non come avversari, ma come parte dell’azione di governo per creare un’economia popolare, a egemonia principalmente statale e non privata, con limitazioni per le multinazionali e con una diretta partecipazione della classe operaia. Riforme che non faranno piacere ai governi europei e a Washington.