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Il Congresso dei comunisti portoghesi dà forza ai valori della “Rivoluzione dei Garofani”

Il 2 dicembre 2012 si è concluso il XIX Congresso (link) del Partito comunista portoghese (PCP). Con i suoi 92 anni di esperienza, il PCP è diventata una forza politica imprescindibile del paese all’estremo oveste della penisola Iberica. Clandestino fino alla rivoluzione del 25 aprile 1974, il PCP è stata una delle forze politiche alla guida della Rivoluzione dei Garofani, vittoriosa sul regime corporativista e colonialista fondato da Antonio de Oliveira Salazar e guidato da Marcelo Caetano, una delle ultime dittatura fasciste d’Europa.

Un paese aperto al socialismo

Prima che cadesse il Muro di Berlino, il Portogallo si è trasformato nel paese più vicino ad un sistema soscialista di tutta l’Europa occidentale. La Costituzione portoghese recita ancora oggi che: “L’Assemblea costituente efferma la decisione del popolo portoghese di difendere l’indipendenza nazionale, di garantire i diritti fondamentali dei cittadini, di stabilire i principi della democrazia, di assicurare il primato dello Stato di Diritto e di aprire il cammino per una società socialista, nel rispetto della volontà del popolo portoghese, puntando alla costruzione di un paese più libero, più giusto e più fraterno”. Nel processo rivoluzionario guidato dalla parte progressiste degli ufficiali (i cosiddetti « Capitani d’Aprile ») dell’esercito, contrari alle guerre imperialiste e all’orientamento ideologico del regime, anche i comunisti giocarono un ruolo non indifferente, soprattutto attraverso uno dei protagonisti della sollevazione e per poco tempo primo ministro del Paese, Vasco Gonçalves.

Crisi odierna

Oggi, il Portogallo non è più quello del 1974, una serie di controriforme e di governi borghesi ha bloccato la trasformazione socialista del Paese, il quale si trova attualmente confrontato ad una crisi economica e sociale di proporzioni enormi. Nell’intervento di chiusura del Congresso, interrotto in continuazione da impressionanti incoraggiamenti del pubblico, il segretario generale del PCP Jéronimo da Sousa ha confermato l’opposizione ai patti d’aggressione contro il popolo portoghese, affermando la necessità di sviluppare le lotte di massa per rompere con la destra e formare un governo di sinistra che difenda sovrano gli interessi  del paese. La difesa dei principi costituzionali sono un elemento essenziale per sviluppare la lotta contro il capitale internazionale e la borghesia, a tratti nostalgica del salazarismo, portoghese.

Contro la politica di austerity


Il diritto al lavoro, alla salute, all’educazione e alla cultura sono messi in discussione dagli esperti  delle troike che dirigono il Portogallo: i tre partiti borghesi (PS-PDS-CDS) che condividono il potere e accompagnano le volontà di Fmi-Bce-Ue, la tristemente famosa troika internazionale che già ha messo in ginocchio la Grecia. Le misure d’austerità stanno producendo degli effetti devastatori per i lavoratori e i ceti popolari del paese: 35% dei giovani è senza impiego, l’IVA è al 23% e il salario mediano si è ridotto del 10%. I servizi pubblici sono smantellati come anche i sistemi di contrattazione collettiva, mentre gli ultimi settori strategici in mano statale sono venduti. Il patto della Costituzione d’aprile è ormai definitivamente rotto. Sotto la pressione imperialista dell’Ue, in Portogallo vi è una restaurazione del capitalismo selvaggio. In questo contesto, il PCP vuole essere il partito della classe operaia e di tutti i lavoratori portoghesi, il partito che non abbandona mai la lotta per una società più giusta. I comunisti hanno approvato una risoluzione di rottura, tramite lo sviluppo ulteriore delle lotte di massa, con la politica di destra e le ingerenze dell’Ue, per una politica definita « patriottica » ma di sinistra, conforme ai valori di Aprile, cioè alla Rivoluzione del 1974.

Un partito vivo

Gli oltre mille delegati che hanno composto il Congresso, rappresentanti degli oltre 60’000 iscritti al PCP, hanno rieletto il Comitato Centrale, che ha in seguito confermato Jeronimo da Sousa al posto si segretario generale, successore nel 2004 a Riccardo Carvalhas e del grande Alvaro Cunhal, figura storica del movimento operaio portoghese e della corrente marxista-leninista internazionale. Il Comitato Centrale ha visto l’uscita di alcuni esponenti storici del partito e l’elezione di vari giovani esponenti impegnati nelle lotte sociali, studentesche e sindacali del Paese, la cui fermezza ideologica e politica non è in discussione, per rispondere alle calunnie di certi giornali portoghesi che hanno dipinto il nuovo gruppo dirigente come più « moderato » rispetto al precedente.

Una forza elettorale e sociale

La forza elettorale del PCP, che da diversi anni si presenta in una colazione di sinistra con i Verdi e un partito dei piccoli imprenditori democratici detto « Associazione d’Intervento Democratica » è stabile attorno all’8%. La speranza di un cambiamento è però grande, soprattutto alla luce delle grandi mobilitazioni di piazza che chi sono state negli ultimi anni: cinque scioperi generali ben riusciti dal 2008 ad oggi. Il PCP per il futuro del Portogallo lotta per una democrazia prevista dalla costituzione, in un progetto di cosiddetta « democrazia avanzata », come fase di transizione verso il socialismo e, succesivamente, il comunismo.

Solidarietà internazionalista

Davanti a 59 delegazioni di partiti comunisti e operai di tutto il mondo, Armido Miranda, membro dell’Ufficio politico del PCP, ha dichiarato che i partiti comunisti devono essere indipendenti dal capitale ad ogni livello, perché sono “i partiti della classe operaia e dei lavoratori in generale, degli sfruttati e oppressi, che hanno l’obbiettivo di costruire una società senza sfruttati ne sfruttatori, il socialismo”. Tra gli ospiti esteri spiccavano i delegati del Partito Comunista Cinese (la delegazione più numerosa), del KKE di Grecia, del PC della Federazione Russa (primo partito di opposizione a Putin), il PC Sud Africano (attualmente al governo con l’African National Congress) e tanti altri. Dall’Italia presente solo il Partito dei Comunisti Italiani (PdCI), anche dalla Francia vi era il solo PCF, mentre dalla Germania oltre ai comunisti del DKP vi era pure la LINKE, il cui esponente è legato da un amicizia per il pastore evangelico svizzero Josef Zysiadis, uno dei liquidatori dell’esperienza comunista elvetica. Dalla tribuna si sono poi espressi i compagni palestinesi che hanno ricevuto un forte sostegno da parte del Congresso, come anche i compagni dei paesi socialisti latino americani: da Cuba al Venezuela, paese quest’ultimo rappresentato sia dal PSUV, il partito socialista di sinistra del presidente Hugo Chavez, sia dai comunisti del PCV, il cui delegato ha ricordato come pur nella collaborazione organica con il PSUV chavista, la lotta per il socialismo nel contesto della rivoluzione bolivariana è ancora lungo.

Portoghesi in Svizzera

Delegato per i comunisti svizzeri era Leonardo Schmid, che oltre ad essere membro del Comitato Centrale del Partito Svizzero del Lavoro (PSdL), è pure uno dei responsabili del Partito Comunista del Canton Ticino, la sezione più combattiva del PSdL e quella notoriamente più vicina al PCP. Il rappresentante svizzero, che è pure sindacalista nel campo dell’edilizia, è stato accolto calorosamente ad Almada dal PCP e ha potuto constatare “come l’organizzazione del Congresso sia stata degna della precisione di un’orologio svizzero”. Discutendo con i compagni dell’Ufficio politico del PCP, Schmid si è trovato d’accordo sul fatto che “i comunisti svizzeri abbiano ancora molto lavoro da compiere, in particolar modo nei sindacati”, dove tra l’altro sono organizzati numerosi lavoratori di origine portoghese. I comunisti portoghesi, che per ragioni proprie hanno dovuto emigrare, molti dei quali appunto traferendosi in Svizzera, sono invitati dal PCP a non intromettersi nelle questioni di partito del paese d’accoglienza ma piuttosto impegnarsi nella lotta sindacale. I comunisti portoghesi hanno dimostrato inoltre una buona conoscenza della difficile situazione del movimento rivoluzionario elvetico, a seguito di un forte vuoto nel ricambio generazionale, al quale si sono sommate varie tendenze opportuniste negli anni 1990. Il PCP riconosce inoltre il ruolo imperialista del governo di Berna nel tutelare l’evasione fiscale dei ricchi stranieri che depositano le loro fortune nel nostro paese e su questi temi potrebbero esserci convergenze di lavoro e di intenti con i compagni elvetici.

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