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Il Nobel all’Unione Europea. Pace per l’ortodossia neoliberista.

L'autore, Joas Perozzi, è studente in economia a Friborgo
L'autore è studente in economia politica

L’opinione pubblica ha reagito con stupore, venerdì, all’attribuzione del Premio Nobel per la Pace 2012; e come poteva essere altrimenti? Ancora una volta infatti il comitato norvegese incaricato dell’attribuzione del prestigioso riconoscimento ha preso una decisione che, soprattutto nel contesto attuale, non fa per nulla l’unanimità: conferire l’ambito premio all’Unione Europea. Unione Europea intesa come progetto d’unità politica e d’integrazione regionale prima di tutto ma, ovviamente, pure come comunità di cittadini e tutto ciò che essa rappresenta. Il comitato ritiene che l’UE si meriti il premio perché «per oltre sei decenni ha contribuito all’avanzamento della pace e della riconciliazione della democrazia e dei diritti umani in Europa». Decisione che ha avuto l’effetto di una doccia fredda per molti, stupiti dalla debolezza dell’analisi che ha portato a tale scelta, che non considera aspetti concreti e fondamentali e soprattutto va a collidere con quella che è la realtà istituzionale e sociale dell’Unione Europea dalla sua nascita ad oggi. La realtà non sono (purtroppo) i bei principi d’identità europea dei “padri fondatori”, ma piuttosto una serie di fallimenti sul piano dell’integrazione politica e delle derive economiche che hanno portato verso un Europa a due velocità in cui le disuguaglianze di reddito tra nazioni e tra persone non hanno fatto che aumentare, e vanno di pari passo con una perdita d’autonomia e d’indipendenza degli Stati membri su temi chiave e con la perdita di potere democratico dei cittadini, per i quali questo premio assume i contorni di una vera e propria beffa. Tutti sappiamo qual è oggi la situazione sociale venutasi a creare all’interno dell’UE dopo le misure volte a contrastare la crisi finanziaria, intraprese e decise in buona parte dalla Merkel (il padre-padrone?), da tecnocrati e dai banchieri della BCE (in barba alla «riconciliazione della democrazia e dei diritti umani»). Un degrado della situazione sociale all’interno dell’Unione che ha visto milioni di cittadini ridotti alla miseria e alla fame in nome dell’austerità, dello spread, dei mercati e del fanatismo economico il cui unico fine e solo interesse è quello del capitale e delle grandi banche che devono essere salvate, ne va della stabilità (e della pace) del sistema. Ma come si può pretendere che la stabilità finanziaria sui mercati sia più importante della sicurezza sociale delle persone? Come si può pensare di utilizzare teorie economiche fondate su pure e semplici basi ideologiche per far pagare ai cittadini una crisi causata dal sistema finanziario e dalle stesse banche che esigono il pagamento dei debiti in modo da uscirne ancora più potenti e “too-big-to-fail” di prima? Non è forse questa guerra economica?

Ma andiamo con ordine. Sebbene ora l’UE possa fregiarsi di un premio tanto screditato quanto immeritato che le conferisce d’aver promosso la pace non si può certo dire che sia un’entità neutrale e, sebbene non abbia un esercito comune, ha appoggiato interventi militari a destra e a manca con atteggiamenti a volte servili nei confronti dell’imperialismo made in USA, e dando il suo pieno appoggio alla NATO e ai suoi ben poco “pacifici” piani (come dimenticare il massacro della Yugoslavia ad esempio?). Basti citare l’appoggio alle campagne a stelle e strisce in Irak, Afganistan, Libia e ora Siria, tutte mascherate da quella volontà di mantenere il loro concetto di “pace”, ovvero la pace imperiale e il potere su scala globale, che pace però non è per i popoli di questi paesi oppressi. Viviamo in un mondo al contrario; come ricorda Eduardo Galeano “i paesi che più armi vendono sono gli stessi che si considerano incaricati del mantenimento della pace mondiale”, e vengono pure premiati per questo!

Ecco che l’UE, attraverso i suoi paesi membri più influenti ovvero Francia, Germania e Gran Bretagna, rappresenta rispettivamente la terza, quarta e quinta posizione nella classifica dei maggiori esportatori di armi al mondo, non propriamente un indicatore di pace. Un strano modo di ridurre e promuovere l’abolizione degli eserciti come voleva Alfred Nobel. Nel 2011 ad esempio le nazioni dell’UE hanno venduto armi a paesi come Bahrein, Egitto o Arabia Saudita proprio mentre i governi di questi paesi stavano reprimendo manifestazioni che chiedevano più libertà e giustizia sociale. Non dimentichiamo poi che armamenti sono pure stati venduti ad Israele che segrega e discrimina il popolo palestinese, occupando le loro terre e violando sistematicamente le risoluzioni dell’ONU.

Il Nobel premia pure un’Unione Europea dei muri e delle frontiere, non per il denaro, ma sì per le persone, soprattutto per quelle la cui unica colpa è di non avere delle carte in regola, le quali vengono incarcerate e trattate come signori “nessuno”. Un bell’esempio di avanzamento dei diritti umani difesi dal comitato norvegese che deve essersi dimenticato della tragedia dei mari europei e delle milioni di vite perse dei naufraghi del mediterraneo per colpa di una politica d’immigrazione cieca e criminale.

Un’Unione Europea che maltratta le ex colonie o appoggia repressivi regimi, sempre e quando questi favoriscono i suoi interessi economici e geostrategici. L’UE era ad esempio alleata con l’Egitto di Mubarak, e mantiene strette relazioni con la monarchia Saudita o con lo Stato di Israele al quale non ha mai sospeso le preferenze commerciali, anche dopo gli innumerevoli raid dell’esercito israeliano contro i palestinesi. Atteggiamento amichevole che si merita Israele ma non di certo Cuba: come dimenticare infatti l’appoggio al blocco criminale degli USA nei confronti dell’isola? O le recenti sanzioni nei confronti dell’Iran, accusato (dai “custodi” della pace) di avere una campagna nucleare non a soli fini pacifici; Sanzioni che non permettono più ai cittadini di trovare medicamenti esteri speciali e fondamentali nella cura di innumerevoli malattie ad esempio, e che stanno causando la caduta della moneta del paese, il rial iraniano, nei confronti del dollaro con tutte le conseguenze negative che ciò comporta, ad esempio per degli studenti che vogliono studiare all’estero e che vedono il costo dei propri studi salire alle stelle.

Quello che l’UE e tutte le istituzioni filo-occidentali impregnate dallo spirito neoliberista non ammetteranno mai e sempre ignoreranno è che queste sanzioni stanno causando un enorme numero di vittime innocenti tra i cittadini iraniani le cui vite vengono distrutte nel nome di una guerra economica globale.

Una guerra, le cui vittime silenziose sono gli ordinari cittadini, è pure quanto la stessa UE sta facendo all’interno dei suoi confini, imponendo assurde misure di politica economica (che mai hanno funzionato) basate su quei principi fondatori del Washington Consensus tanto cari al potere finanziario e riproposti più e più volte inutilmente dal FMI, il quale non si stufa però anche in questo caso di riproporle facendo gli interessi di pochi a discapito della società intera.

Già, perché se vi è un premio più che meritato per l’Unione Europea quello è il premio dell’austerità!

Invece è arrivato il Nobel per la Pace a premiare i tagli a diritti basici quali l’educazione e la sanità pubblica, la crescita della povertà e della disuguaglianza sociale. Un bel riconoscimento ad un’UE che governa per le grandi banche, per il potere finanziario a costo di asfissiare sempre più i cittadini. In Spagna l’indice di miseria ha raggiunto il 26% della popolazione, in Grecia il 23% dei bambini è sotto la soglia di povertà. Tutto ciò mentre i dieci più ricchi della Borsa spagnola hanno aumentato la loro fortuna dell’8% nel solo 2011. Sempre in Grecia invece si è smesso di operare i pazienti malati di cancro che hanno perso la loro copertura sanitaria oppure ad una madre che non ha neppure i soldi per comperare del latte al proprio bambino lo Stato fa pagare le analisi mediche del figlio.

Questo è il prezzo, imposto dall’UE, che la gente sta pagando per far si che le banche recuperino il denaro perso a causa della loro ingordigia finanziaria e di una gestione senza scrupoli basata su un ragionamento a brevissimo termine di massimizzazione dei profitti. Ed è solamente una parte del prezzo che l’UE riserva ai suoi cittadini. Basta infatti chiedere ai manifestanti che lottano e cercano d’opporsi alle politiche neoliberiste sulle piazze spagnole, greche o portoghesi qual è il prezzo che devono pagare per poter esprimere il proprio malcontento: la brutale violenza e repressione della polizia.

Altro che “riconciliazione”! È in atto una guerra economica che riaccende la lotta di classe e fomenta più di quanto lo siano già i vari sentimenti nazionalistici, mettendo in pericolo qualsiasi principio solidale e di cooperazione. Una guerra sociale che semplicemente cancella le speranze e i sogni futuri di milioni di cittadini, in particolar modo dei più giovani che si vedono privati della dignità e del proprio futuro.

Tra i tanti meritevoli indiziati per il Nobel della Pace vi erano pure “las Abuelas de Plaza de Mayo” in Argentina, candidate per la quinta volta. Ed è proprio di questa settimana la notizia del ritrovamento da parte loro della “nieta 107”, i cui genitori erano “desaparecidos” durante la dittatura militare. La loro lotta dal basso, senza altro strumento all’infuori del dolore e della voglia di giustizia, è un esempio di perseveranza e merita il migliore dei riconoscimenti. Evidentemente però in questo “mondo al contrario” in cui il neoliberismo veste i panni della solidarietà e la guerra si fa nel nome della pace, i faticosi sforzi fatti dall’UE per privilegiare gli speculatori finanziari non hanno paragone.

In ragione di quanto detto un’osservazione pare spontanea: la valenza del Premio Nobel per la Pace è sempre più politica; e ciò è vero a partire dal riconoscimento a Kissinger nel 1973.

Ciò permette di capire il perché di un riconoscimento all’Unione Europea, come pure quello a Barack Obama nel 2009, e alle diverse personalità collegate ad interessi economici e politici particolari che rimandano all’occidente e ad una visione di pace secondo un’ottica neoliberista e neoimperialista del mondo.

Quello di quest’anno è il premio della legittimità delle politiche intraprese dall’UE e dell’importanza che questa entità rappresenta. Un altro modo di farci credere che l’UE sia una buona cosa e che gli attuali sacrifici che i suoi cittadini sono chiamati a compiere sono duri ma necessari. L’opinione pubblica non è certo stupida, ed è per questo che in tutto il mondo la decisione ha fatto scorrere fiumi d’inchiostro (e di critiche). L’UE e le sue potenze amiche hanno invece salutato il premio senza la minima autocritica o il minimo esame di coscienza. La loro è una mente dominatrice, impermeabile al dubbio. Lo dimostra pure il ricorso a qualsiasi mezzo pur di salvaguardare i propri egoistici interessi e la pace secondo il loro credo neoliberista.

L’importante è che la pace regni sui mercati, il resto è secondario; ne abbiamo avuto la conferma dal comitato norvegese, “giudice della pace”, che oramai sembra proprio non conoscere più l’originale idea di Pace secondo Alfred Nobel.

Joas Perozzi

Fonte: http://justiciaeconomicaglobal.blogspot.ch/2012/10/pace-per-lortodossia-neoliberista_18.html

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