Il lancio di Baumgartner sembra privo di valore scientifico: è stata una trovata commerciale!

E’ l’uomo del momento: il paracadutista Felix Baumgartner si è lanciato da oltre 39mila metri a corpo libero battendo due record. Il primo record battuto è quello dell’altezza: l’ultimo traguardo era di 30mila metri e resisteva dal 1960 quando nel vuoto fu lanciato un soldato americano. Il secondo record è quello del superamento della velocità del suono da parte di un corpo umano in caduta libera. Baumgartner ha raggiunto la velocità di 1’341 km/h.

La domanda, per noi che ci interroghiamo su cosa realmente stia dietro alle cose, nell’ottica di quella critica sociale che in Occidente ormai sta sparendo nella superficialità e nell’appiattimento culturale, è a questo punto, la seguente: fermo restando che lanciarsi nel vuoto di salutare non ha niente e conseguentemente anche di sportivo ha ben poco, a cosa servono questi esperimenti?

Servono naturalmente a creare nuovi miti, soprattutto per le nuove generazioni, private di stimoli e di valori di riferimento, sono invece spinte a ricercare nuove avventure in cosiddetti “sport estremi” senza alcun senso o a finire nel vortice del consumismo che tali nuovi idoli ultra-mediatizzati e creati dal mercato portano con sé. In molti, tuttavia, arrampicandosi sui vetri, tentano di rispondere che, al di là dello sport estremo e del marketing, quanto fatto dallo jumper austriaco serve soprattutto alla scienza, alla tecnologia e alla ricerca aerospaziale nell’ambito della sicurezza e della mobilità.

Mentre per la ricerca contro gravi malattie che infestano i paesi poveri (magari favorite proprio dalle multinazionali occidentali che qui sponsorizzano tali “record”) o contro il cancro e le malattie professionali (si pensi al business che stava dietro all’amianto) si investe ancora poco e la pubblicità (leggi: sensibilizzazione) è a livelli miseri, stranamente il settore aerospaziale assume particolare urgenza.

Si potrebbe quindi iniziare a parlare di priorità nella ricerca, ma con un minimo di senso critico verso questa società che tutto è fuorché retta da principi pacifici e umanitari possiamo anche andare un po’ oltre: la ricerca aerospaziale non ha certo un interesse collettivo, ma semmai riguarda l’ambito della sicurezza nazionale e della geopolitica, attraverso l’onnipresente industria militare. Un’ambito di ricerca di cui, chi sostiene una visione di sinistra come il nostro portale, potrebbe anche farne idealmente a meno.

E tuttavia sembra che anche la ricerca in ambito aerospaziale e militare non ne trarrà particolare beneficio. Ad ammetterlo è Enrico Flamini, responsabile scientifico dell’Agenzia spaziale italiana, intervistato dal portale “Il sussidiario.net” che di fatto raffredda subito gli animi: “dal punto di vista strettamente scientifico la valenza non è eccezionale”. L’unica cosa che potrebbe interessare gli scienziati sono i materiali impiegati e alcuni aspetti di fisiologia per un corpo umano sottoposto a stress elevato. Il professore è “piuttosto cauto sul dire che questo è un evento a valenza scientifica particolare”. Ma nemmeno potrebbe servire a migliorare le tecniche di salvataggio degli astronauti? “Non direi” – taglia corto Flamini, che spiega ancora le differenze sostanziali fra quanto fatto di sostanzialmente inutile dal paracadutista austriaco e quanto fanno gli astronauti. “Piuttosto potrebbe essere utile per i nuovi voli commerciali di turismo spaziale di bassa quota”, ossia un nuovo mercato per qualche ricco turista che ancora non esiste. Il professore si sofferma poi sui rischi per la vita che ha corso Baumgartner soprattutto inerenti gli sbalzi di temperatura e la pressione di soli 5 millibar in una situazione praticamente priva di ossigeno.

La posizione del fisico italiano è confermata dal professore Andrea Danani, insegnante di fisica e matematiche alla Scuola Universitaria Professionale della Svizzera Italiana (SUPSI) che al portale “LiberaTV.ch” diretto da Marco Bazzi ammette: “Dal punto di vista puramente scientifico non vedo particolari elementi di rilevanza”. L’unica cosa apprezzabile è “il coraggio” dell’austriaco, benché – continua il professore ticinese – “la caduta libera per il corpo umano è superabilissima”, smorzando ulteriormente i toni entusiastici che i mass-media hanno trasmesso alle grandi masse.

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