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Aiutiamo gli apprendisti, non sono cittadini di serie B!

Il 92% degli apprendisti si dice stressato, questi sono i dati allarmanti divulgati dal sondaggio di UNIA, che chiede misure immediate come maggior tempo libero, migliore protezione contro la discriminazione e salari più alti. Purtroppo questi dati non stupiscono, anzi sono l’ennesima conferma di una sempre più diffusa precarietà giovanile che colpisce in particolar modo gli apprendisti. Ora che le autorità si trovano questi dati davanti, non possono più ignorare tale situazione ed è giunta l’ora che si interroghino su delle misure strutturali urgenti che vadano a tutelare lo stato di salute degli apprendisti.

A questo proposito, in quanto sindacato di studenti e apprendisti, rivendichiamo da anni un miglioramento delle condizioni formative e lavorative degli apprendisti. Infatti sono vittime di un feroce sfruttamento da parte dei datori di lavoro, che spesso li costringono a svolgere i lavori più ingrati sul posto di lavoro. A queste condizioni si somma la precarietà salariale, secondo il sondaggio di UNIA “il 46% degli interrogati guadagna meno di 999 franchi al mese dal primo al quarto anno”. Oltretutto, più della metà degli studenti e apprendisti (55%) lavora più di 9 ore al giorno nonostante sia illegale. Come se non bastasse, a queste difficili condizioni di lavoro si sommano razzismo, mobbing e molestie sessuali ed è inaccettabile prendere atto che il 27,7% delle donne e il 7,8% degli uomini abbia subito molestie sessuali, mentre il 35,3% razzismo. Per di più un terzo degli intervistati dichiara di aver subito mobbing. Peraltro, va sottolineato che, queste sono delle chiare prove di un ispettorato insufficiente che svolge dei “controlli” lacunosi e d’altro canto di una sfiducia da parte degli apprendisti verso queste figure.

In second’ordine, va messo l’accento su un aspetto che spesso e volentieri quando si parla di apprendisti viene trascurato: l’istruzione. A questo proposito, questi giovani ricevono un’istruzione a metà rispetto ai loro coetanei che frequentano altre scuole. Infatti, passando la maggior parte della loro settimana sul luogo di lavoro, in un contesto di socializzazione scoraggiante, gli apprendisti non possono seguire un percorso di studi completo grazie a cui sviluppare le proprie capacità e il proprio spirito critico.

Qual è il risultato di questa situazione?

Tirando le somme sembra che gli apprendisti vengano considerati, per usare un eufemismo “cittadini di serie B”. In primo luogo, non sono lavoratori a tutti gli effetti e perciò non godono dei minimi diritti che vengono loro concessi, apparendo ai datori di lavoro, come mera manodopera a basso costo, flessibile e facilmente impiegabile. D’altra parte, non sono nemmeno studenti a pieno titolo, ricevono quindi un’istruzione di seconda categoria, alla quale vengono tagliate le materie umanistiche dai programmi.

Questa discriminazione strutturale non è assolutamente accettabile, perciò il SISA invita i sindacati a schierarsi in fronte unito per difendere e migliorare le condizioni lavorative di studenti e apprendisti. A questo proposito, rivendichiamo:

1. TEMPO LIBERO: l’aumento da 5 a 10 settimane di vacanza annuali.

2. SALARIO: l’introduzione di un salario minimo di 1000 franchi al mese per gli apprendisti.

3. ISPETTORATO: Il potenziamento dell’ispettorato di tirocinio, aumentando il numero degli ispettori e delle visite annuali, con visite annuali e un controllo obbligatorio sulla pianificazione dei turni.

4. CULTURA: il potenziamento dello statuto culturale delle scuole professionali, dando più spazio nei piani di studio alle materie umanistiche.

Ismael Camozzi

Nato nel 2002, Ismael Camozzi si è formato come assistente di cura. È attivo nel Sindacato Indipendente degli Studenti e Apprendisti (SISA), di cui fa parte della segreteria.