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E’ morto Santiago Carillo, figura controversa della sinistra spagnola

E’ morto all’età di 97 anni lo storico leader comunista spagnolo Santiago Carillo. Il re Juan Carlos, il premier di destra Mariano Rajoy e l’ex-primo ministro socialdemocratico José Luis Zapatero, l’intero establishment spagnolo; tutti hanno reso omaggi commossi all’anziano ex-dirigente del Partito Comunista Spagnolo (PCE) deceduto il 18 settembre scorso. Ma se pare strano che pure il monarca si sia inchinato alla memoria di Carillo, non si deve pensare che si tratti di un ipocrita elogio funebre: Carillo era amatissimo a destra, come uno dei massimi responsabili del liquidazionismo della sinistra.

Il golpe contro la “Pasionaria”

Carillo con la Pasionaria

Santiago Carillo iniziò la sua carriera politica come dirigente della Gioventù Socialista e ne promuove la fusione con la Gioventù Comunista nel 1936 con l’avvallo di Stalin. Aderirà nel medesimo anno al PCE e parteciperà alla difesa anti-fascista di Madrid durante la guerra civile. Terminato con una sconfitta il periodo bellico, Carillo riesce a raggiungere il posto più strategico di un partito comunista, ossia il responsabile organizzazione del PCE clandestino. Già all’inizio degli anni ’50 Carillo inizia a spingere verso destra proponendo una politica opportunista di “riconciliazione nazionale” iniziando una dura lotta contro i leader rivoluzionari del suo partito, guidati da Dolores Ibarruri, detta “La Pasionaria”. La posizione di Carillo però è debole e anzi è minacciato di espulsione. In suo soccorso arriva Nikita Krusciov dall’Unione Sovietica che con la scusa della “destalinizzazione” riesce a operare un golpe nelle cariche dirigenti sia del Partito Comunista sovietico che in quello di numerosi altri paesi, Spagna compresa. Nel 1960 Santiago Carillo riesce così a farsi eleggere segretario generale del PCE e a iniziare la rottura definitiva con l’eredità rivoluzionaria dei comunisti.

La fase euro-comunista

Il neo-segretario del PCE procede imponendo ai comunisti spagnoli l’abbandono della teoria marxista-leninista attraverso una nuova ideologia, chiamata “euro-comunismo” assieme al suo omologo italiano Enrico Berlinguer. Egli sfrutta le carenze del blocco sovietico per iniziare a difendere l’europeismo e la socialdemocratizzazione dei comunisti: lo Stato non è più un organo di classe, come sostenevano Marx e Lenin, ma un apparato neutrale che i comunisti devono adeguarsi a gestire nel rispetto delle regole del mercato. Ma mentre Berlinguer ad un certo punto si ferma, mettendo le mani avanti e rifiutando di trasformare il PCI in un partito socialdemocratico, Carillo continua e nel 1977 preconizza la fondazione di “una nuova forza politica di sinistra” che possa finalmente superare il Partito Comunista.

Il compromesso con la Monarchia

L’abbraccio con il re

L’allora segretario generale del PCE decide ben presto di rinunciare alla storica rivendicazione dei comunisti spagnoli: l’abolizione della monarchia e l’istituzione di una Repubblica. Per questo obiettivo erano morti tanti comunisti durante la guerra civile, ma Santiago Carillo raggiunge un accordo con il re. In cambio della legalizzazione del PCE da parte delle autorità ancora fasciste, Carillo nel 1977 promette al primo ministro Adolfo Suarez, vicino al defunto dittatore Francisco Franco e protetto del re Juan Carlos, che il PCE avrebbe sostenuto la “transizione democratica”, avrebbe riconosciuto l’autorità del re e avrebbe rinunciato a chiedere un ordinamento costituzionale repubblicano. A coronamento di questo percorso Carillo fu il primo dirigente comunista occidentale a recarsi in visita politica presso il governo degli Stati Uniti nel 1977.

La base si ribella

Nel 1980 Carillo decide di passare all’offensiva finale: distruggere il suo partito, riciclarsi come leader socialdemocratico e, con l’aiuto del re, raggiungere i posti più alti dello stato. Ma la base comunista non ci sta e punisce il PCE che crolla elettoralmente al 4% nel 1982. La linea opportunista di Carillo viene punita dai 200mila militanti e lui viene escluso da un Partito ormai però fortemente debilitato. Carillo corre ai ripari e nel 1985 fonda il Partito dei Lavoratori di Spagna, che resta un gruppuscolo che alla fine in gran parte finirà nelle fila socialdemocratiche del PSOE. Poco prima di morire Carillo ha rilasciato un’intervista in un documentario alla TVE, la televisione spagnola, nella quale confessò: “se avessimo consultato i militanti, non saremmo mai riusciti a dare al PCE quelle svolte”. Il “carillismo” è stato infatti sinonimo, nel nome della “destalinizzazione”, di una totale abolizione della democrazia interna per permettere alla borghesia di controllare uno dei partito rivoluzionari più importanti d’Europa. Ecco perché tutti, anche a destra, lodano il “comunista” Santiago Carillo.

Il PCE oggi

Il PCE oggi subisce ancora i danni causati dal “carillismo” che ha reso estremamente fragile la linea ideologica e in alcuni casi i suoi vertici – legati a filo doppio con il cosiddetto “Partito della Sinistra Europa” – tentano di liquidare l’ideale comunista all’interno di involucri come “Izquierda Unida” (IU). Quest’ultima, nata negli anni ’80 come movimento popolare contro l’adesione della Spagna alla NATO non è quindi solo un apparato meramente elettoralista, tuttavia risulta fuori da ogni ragionevole dubbio che una parte dello stesso PCE tenti di strumentalizzarla per indebolire l’autonomia comunista in un progetto vago di sinistra, quando invece si tratterebbe di recuperare IU come movimento sociale egemonizzato dal PCE. Va però detto, a onor del vero, che uno degli elementi di maggior discontinuità tra il PCE di oggi e quello dei tempi di Carrillo è la ripresa forte della questione repubblicana: un’inversione di tendenza si era già vista nel 1996 con l’allora segretario del partito Julio Anguita, messo poi ai margini da Paco Frutos, e recentemente ripresa dall’attuale segretario José Luis Centella. Il movimento giovanile UJCE appare intanto in controtendenza: riorganizzatasi come struttura d’avanguardia per formare i giovani all’insegna del marxismo-leninismo ed abbattere la vecchia guardia del partito adulto, in Spagna si stanno vedendo tentativi da parte dei giovani comunisti di riprendere in mano la storia dei comunisti iberici e riportare il PCE su basi rivoluzionarie. Timidi passi avanti da parte del partito adulto sono parzialmente già riscontrabili oggi, perlomeno in un contesto europeo non molto edificante per i comunisti.

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