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Il segreto bancario che tutela gli evasori fiscali va finalmente abolito!

Il portale di informazione “TicinoLive” ha inervistato Massimiliano Ay, segretario politico del Partito Comunista del Cantone Ticino nonché membro del Comitato Centrale del Partito Svizzero del Lavoro (di cui il PC ticinese è sezione cantonale) in merito agli accordi fiscali fra la Confederazione elvetica e tre altri paesi europei. Riportiamo anche su “Sinistra.ch” le risposte fornite dal segretario comunista ai colleghi di “TicinoLive”.

 

1. Quali conseguenze ci saranno per la piazza finanziaria svizzera se gli accordi fiscali con Germania, Regno Unito e Austria dovessero entrare in vigore?

 

M. Ay, segretario del Partito Comunista ticinese

Rimane tutto come ora, nel senso che un’accordo c’era già e si tratta ora di rinnovarlo in un contesto di crisi finanziaria europea, dove la Germania chiede condizioni più vantaggiose per scoprire da se gli evasori fiscali. A nostro avviso comunque vada, il nostro paese non può continuare ad accogliere i capitali degli evasori fiscali esteri. Non si costruisce un’economia nazionale solida sulle disgrazie altrui: chi evade il fisco nel suo Paese e deposita i soldi così sottratti nelle banche svizzere è un criminale e va perseguito. La finanza elvetica deve invece preoccuparsi di rispondere ai bisogni reali della maggioranza della popolazione, investendo in settori ad alto valore aggiunto, nella ricerca e nell’istruzione gratuita, ricercando l’eccellenza nelle condizioni di lavoro che invece oggi diventano sempre più precarie, nel sistema di sanità (nei quali vanno inclusi anche i costi!), ecc. Non passa infatti sessione del parlamento che non si decidano favori ai ceti già oggi privilegiati, tagli allo stato sociale e limitazioni al controllo pubblico sull’economia.

 

2. Quali diverse conseguenze ci saranno se, al contrario, il popolo bocciasse gli accordi mediante referendum?

Ribadisco: il Partito Comunista lotta per abolire il segreto bancario nel suo fondamento, la trasparenza sulle grandi fortune è una questione d’interesse collettivo. La popolazione deve poter conosce la forza economica di certe note famiglie che controllano quasi fossero un’oligarchia il nostro Paese e chi rivela queste informazioni non deve essere punito. Tramite lo scambio automatico delle informazioni l’evasione sarebbe estremamente più difficile e, grazie alle risorse così recuperate, si potrebbe affrontare, globalmente, la crisi economica senza toccare i ceti sociali più deboli, come invece sta avvenendo adesso in tutta Europa. Ricordiamoci che non sono piccoli risparmiatori e lavoratori che faticano ad arrivare a fine mese ad essere coinvolti nell’evasione fiscale.
In realtà va detto che i vertici dell’UE non intendono veramente combattere una piazza finanziaria come quella svizzera, dove numerosi loro sostenitori possono fare “buoni affari”. La lotta contro il segreto bancario svizzero e gli altri paradisi fiscali è una lotta chiaramente internazionale e di classe, che vede i ricchi di ogni paese approfittarne sulle spalle di lavoratori e lavoratrici. Lo scambio automatico delle informazioni sarebbe un primo passo importante, tuttavia non ci illudiamo: senza abolire del tutto il segreto bancario e senza procedere con una revisione totale della legislazione bancaria del nostro paese con conseguente controllo pubblico dell’intero settore finanziario, lo scambio automatico delle informazioni potrebbe anche solo servire a fornire liquidità alla cancelliera Merkel per rifinanziare le banche tedesche contro gli interessi del popolo tedesco.

 

3. Se si giungerà alla votazione, quale sarà il Suo voto?

Voterò no, perché come ho detto bisogna perlomeno arrivare allo scambio automatico delle informazioni. L’abolizione pura e semplice del segreto bancario, quale sistema che tutela i criminali, i mafiosi e i ricchi che frodano il fisco del loro paese, è la miglior soluzione atta a garantire l’indipendenza nazionale e uno sviluppo che risponda davvero alle necessità della popolazione che vive, lavora, studia in questo paese tanto “liberale” e “democratico”. Se vogliamo aumentare la pressione sul segreto bancario non è di certo di una firma con la prima potenza europea, che di fatto lo legittima, quello di cui abbiamo bisogno.

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