Uno sciopero contro le delocalizzazioni previste dall’azienda tedesca Meister Benelux, in Belgio, represso da milizie private dalla Germania. Il Partito dei Lavoratori del Belgio (PTB), a fianco degli operai per tutta la notte. L’offensiva padronale è quella dei tempi più bui, ma i lavoratori non hanno abbassato la testa.
A Louveigné (municipalità di Sprimont), nella provincia di Liège, in Belgio, l’offensiva padronale si è manifestata con particolare virulenza in occasione di uno sciopero avvenuto nella fabbrica Meister Benelux, specializzata nella produzione di pezzi idraulici per sistemi di frenaggio destinati ad automobili.
I lavoratori avevano infatti appreso all’inizio della scorsa settimana, in occasione di un consiglio aziendale, della decisione, da parte della direzione, di delocalizzare buona parte della produzione in Repubblica Ceca, provvedimento a seguito del quale i sindacati avevano cercato il dialogo con i vertici della ditta. Richieste di negoziazione rimaste però puntualmente inascoltate da parte della direzione tedesca, che non ha badato agli avvertimenti dei sindacati nemmeno quando questi hanno stigmatizzato la collera crescente che andava propagandosi tra i lavoratori.
La tensione è salita alle stelle quando la direzione, dopo l’ennesimo appello, ha deciso di chiudersi nei propri uffici, palesando in tal modo l’ennesimo rifiuto ad ogni tipo di negoziato. La proverbiale goccia che ha fatto traboccare il vaso, tanto da spingere i lavoratori a sbarrare l’uscita ai dirigenti, i quali hanno poi dovuto, su consiglio della polizia, lasciare lo stabilimento.
Nel frattempo diversi camion trasportanti i pezzi prodotti in loco sono stati bloccati dagli stessi lavoratori, definitivamente in stato d’agitazione contro il progetto di delocalizzazione promosso dalla Meister Benelux.
È a quel punto che è scattata l’offensiva padronale, secondo schemi degni dei periodi più oscuri della storia: la direzione tedesca ha fatto appello a dei corpi di milizia privata, provenienti dalla Germania, che sono subito intervenuti contro i lavoratori belgi, allo scopo di disperderli.
La polizia, giunta sul posto da ore, ha tenuto a lungo un atteggiamento di sostanziale passività di fronte alla grave infrazione che si stava consumando a danno dei lavoratori mobilitati in difesa dei loro posti di lavoro. Raoul Hedebouw, infatti, portavoce del Partito dei Lavoratori del Belgio (PTB), a fianco degli operai fino alle prime ore del mattino, ha prontamente ricordato che in Belgio il ricorso a milizie private, in sostituzione della polizia o dell’esercito, è severamente vietato ed è dunque punibile in virtù della legge emessa a riguardo il 29 luglio del 1934.
Hedebouw, che ha trascorso le fasi più concitate della vertenza – dalla sera fino a notte inoltrata – con i lavoratori in sciopero in segno di solidarietà, ha speso parole di profondo stupore per l’inaudita reazione attuata dai vertici aziendali tedeschi, affermando che «secondo chi è impegnato nella militanza sindacale da oltre 25 anni una cosa simile in Belgio non si era mai vista», esprimendo lo sgomento del PTB per quanto avvenuto e stigmatizzando l’atteggiamento di numerosi politici belgi «intenti a tessere le lodi del modello tedesco, mente la crisi bussa alle porte delle nostre aziende».
Sempre il portavoce del PTB ha fatto presente che «il padronato tedesco vuole esportare il suo modello, e con esso le sue milizie». «Questa sera», conclude Hedebouw, «tutto il materiale è rimasto in fabbrica e il gruppo di “commando” tedeschi è stato condotto via dalla polizia. Una bella vittoria dovuta alla mobilitazione dei militanti sindacali di tutta la regione e delle maestranze dell’impresa. Tutti i presenti sono perfettamenti coscienti che il caso della Meister non è che l’inizio di una lunga serie di provocazioni padronali», e dopo aver incitato i lavoratori alla necessità di resistere, oggi più che mai, ha invitato gli operai a non esitare a chiedere l’aiuto del PTB, «che nel limite delle proprie possiblità sarà sempre presente».