Il trimestrale in lingua tedesca “Unsere Welt”, edito dal Movimento Svizzero per la Pace (MSP), ha intervistato Alberto Togni in merito ai motivi che hanno portato alla nascita dell’associazione, ai suoi obiettivi e progetti futuri. Di seguito l’intervista tradotta in italiano, mentre l’originale in tedesco è disponibile a fondo pagina oppure collegandosi al sito del MSP.
L’associazione “Fronte per la neutralità e il lavoro: No UE – No NATO” si impegna a proteggere la neutralità svizzera.
Secondo il cofondatore e presidente Alberto Togni, l’associazione si considera un fronte unito trasversale che si oppone all’integrazione nell’UE e nella NATO.
Oltre a campagne di sensibilizzazione e informazione, l’associazione intende partecipare attivamente al dibattito pubblico e sostenere l’iniziativa per la neutralità.
1- Di cosa tratta esattamente la neo-nata associazione “Fronte per la Neutralità e il Lavoro: No UE-NO NATO?” Quali sono i suoi principi, i suoi scopi e quali sono i suoi obiettivi?
Come suggerisce il nome, l’Associazione vuole costruire un “fronte unito”, che sia aperto a tutti coloro che, indipendentemente dal proprio percorso politico, reputino la difesa della neutralità svizzera e del lavoro, la rinuncia a qualsiasi integrazione nell’UE e nella NATO, le priorità assolute dell’agenda politica.
2- Cosa ha spinto un gruppo di compagne e compagni e membri della società civile a fondare tale associazione?
L’associazione nasce su esplicita iniziativa del Partito Comunista svizzero, a seguito delle Elezioni Federali del 2023. In quell’occasione, il PC si presentò in Cantone Ticino rinunciando al proprio nome e presentando una lista denominata “No UE – No NATO”, per sottolineare l’importanza strategica di queste due lotte nel proprio programma politico. Questa iniziativa riscosse molta curiosità, anche in settori tradizionalmente lontani dalla sinistra, o che l’avevano abbandonata negli anni proprio per le posizioni europeiste e ambigue sulla questione della NATO. A seguito di questa esperienza, e visto l’aggravarsi del contesto internazionale, abbiamo ritenuto importante non disperdere quell’interesse e abbiamo quindi deciso di organizzarlo attivamente.
Se l’associazione nasce quindi da un’idea del Partito Comunista, voglio sottolineare come l’obiettivo sia renderlo un fronte trasversale rispetto a tutti i partiti politici che sappia unire chi vuole difendere la sovranità della Svizzera dalle ingerenze e pressioni dell’Unione Europea (pensiamo all’accordo quadro che minaccia il nostro servizio pubblico e i diritti dei lavoratori), ma anche la nostra neutralità dalla pericolosa e sempre maggiore integrazione alla NATO a cui stiamo assistendo.
3- Perché per voi è importante da una prospettiva di sinistra, difendere la neutralità svizzera e lottare contro l’integrazione europea della Svizzera?
Noi riteniamo che l’Unione Europea sia un’entità irriformabile, che compie ingerenze negli affari di paesi terzi e che sempre più si sta configurando come una struttura totalmente succube agli interessi statunitensi. L’UE è anche un organismo che sta indebolendo le sovranità dei rispettivi stati membri e questo a discapito dell’indipendenza politica di questi Stati e di conseguenza degli stessi processi democratici interni ai singoli Paesi. Inoltre, le politiche economiche dell’UE e i suoi vincoli hanno portato negli anni a ulteriori privatizzazioni dei servizi pubblici, alla deregolamentazione del mercato del lavoro e a selvagge politiche di austerità, che hanno ovviamente toccato solo le fasce più svantaggiate della popolazione.
Per quanto concerne la neutralità, riteniamo che essa sia l’unico strumento di politica estera con cui la Svizzera potrebbe davvero ritagliarsi un ruolo nel nuovo contesto internazionale e con cui può davvero agire nell’ottica del promuovimento della Pace e di relazioni internazionali più giuste. Con neutralità non intendiamo affatto indifferenza né una parola vuota dietro cui nascondere interessi ambigui come si è sicuramente fatto in passato, al contrario vogliamo che la Svizzera torni a essere quel centro diplomatico prestigioso dove una volta si aveva l’opportunità di agire come mediatori per dirimere le controversie e permettere alle parti in conflitto di discutere e giungere a soluzioni pacifiche. Non da ultimo, una neutralità credibile e riconosciuta è garanzia di maggiore sicurezza nazionale, al contrario un’ulteriore integrazione e avvicinamento all’UE e alla NATO rischia di coinvolgerci in futuri conflitti militari.
Neutralità e indipendenza nazionale sono inoltre le due premesse per permettere al nostro Paese di poter ancora decidere in autonomia delle proprie sorti, e quindi anche di portare avanti liberamente quelle riforme sociali a favore dei lavoratori e dei più svantaggiati, di difendere il nostro servizio pubblico e i nostri processi democratici, così come di aprirci a quella parte di mondo che non ne vuole più sapere di essere sottomessa alle politiche coloniali e guerrafondaie dell’Occidente e quindi di diversificare i nostri partner economici, politici e culturali, garantendo alla Svizzera un ruolo centrale nel nuovo mondo multipolare.
4- L’associazione come giudica in generale l’attuale politica estera svizzera? Che risvolti ci possono essere a livello di stabilità, pace e sicurezza qualora si dovesse perdere la nostra neutralità secondo voi?
Purtroppo, soprattutto a partire dal febbraio 2022, la politica estera della Svizzera si è rivelata fallimentare. Non solo abbiamo adottato le sanzioni dell’Unione Europea (che sono ben diverse da quelle dell’ONU) che si stanno rivelando controproducenti per il nostro Paese e che stanno letteralmente distruggendo l’economia europea, ma abbiamo anche iniziato a intensificare i progetti di collaborazione e integrazione con l’UE e la NATO a una velocità preoccupante, pensiamo all’iniziativa Sky Shield, all’adesione al progetto di military mobility e ai diversi documenti pubblicati che richiedono un approfondimento della cooperazione con la NATO e dell’interoperabilità delle rispettive forze armate, così come della necessità in futuro di costituire nuovi contingenti armati da inviare all’estero per il cosiddetto “peacekeeping”.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti: le condizioni delle fasce più svantaggiate della popolazione sono peggiorate, abbiamo perso la nostra credibilità diplomatica e rischiamo in futuro di non poter più sfruttare quel ruolo prestigioso che ci eravamo ritagliati e che ci conferiva credibilità. Parimenti, questo avvicinamento all’UE e alla NATO ci sta spingendo verso l’adesione a un blocco militare ben preciso, cosa che in futuro ci renderebbe dei possibili e legittimi bersagli militari e, qualora il contesto dovesse ulteriormente degradarsi, che potrebbe anche voler dire prepararci a dover mandare i nostri soldati a prendere parte a delle guerre che non ci riguardano, ma che perseguono esclusivamente gli interessi di Washington e della NATO.
5- Cosa contate organizzare come attività dopo la fondazione dell’associazione?
Purtroppo, i media si sono dimostrati da subito molto restii a parlare della nostra Associazione, perciò dobbiamo prima di tutto farci conoscere. Organizzeremo delle campagne di presentazione sul territorio dove potremo spiegare i nostri scopi e obiettivi e presentare il nostro manifesto programmatico. Dopodiché si tratterà di intervenire nel dibattito pubblico ogni qualvolta si renderà necessario denunciare gli ulteriori tentativi di avvicinamento all’UE e alla NATO a cui assisteremo in questi anni. Abbiamo anche già in mente una serie di eventi e conferenze allo scopo di informare la popolazione dei rischi che la Svizzera sta correndo a seguito delle scelte politiche sbagliate portate avanti dal nostro Governo. Inoltre, nel prossimo futuro, la popolazione sarà chiamata a votare sull’iniziativa sulla neutralità, che vedrà sicuramente un intenso sostegno da parte della nostra Associazione, in quanto si tratterà sicuramente di una delle battaglie politiche più importanti negli anni a venire nel determinare il futuro del nostro Paese.
6- Come motiveresti i nostri lettori ad iscriversi alla vostra associazione?
“No UE” significa sì al lavoro, “No NATO” significa sì alla neutralità, quindi sì alla pace e sì alla sicurezza. Dubito che esista qualcuno contrario a questi principi. Battute a parte, in questi tre anni i cambiamenti già in atto a livello internazionale hanno subito un’accelerazione. Mai come oggi i rischi di un conflitto sono così forti e mai come oggi l’indipendenza della Svizzera, e quindi il suo benessere e la sua sicurezza sono così in pericolo. Bisogna sapere accontanre un attimo le rispettive differenze e fare questo percorso di strada insieme, lottando convintamente per la difesa della neutralità svizzera e i diritti dei suoi lavoratori. Da questa lotta dipende il futuro del nostro Paese, il suo posizionamento internazionale e le sue prospettive di sviluppo. Se c’è un momento in cui bisogna organizzarsi è ora. La nostra Associazione è uno dei modi con cui farlo.
Condiviso dal sito ufficiale del Fronte per la neutralità e il lavoro: No UE – No NATO: https://noue-nonato.ch/intervista-su-unsere-welt/