I terroristi islamisti dell’HTS sono stati armati da Israele

I rapporti tra i terroristi islamisti “Hayat Tahrir al-Sham” (HTS) e il regime sionista di Israele (teoricamente anti-islamista) sono ormai stati smascherati. Mordechai Kedar, ex ufficiale dei servizi segreti militari israeliani ha dichiarato infatti di aver lui stesso inoltrato alle autorità di Tel Aviv un elenco dettagliato delle attrezzature che HTS aveva richiesto a Israele per destabilizzare la Siria.

Gli obbiettivi del sionismo sono ormai alla luce del sole, vista l’invasione del territorio siriano da parte delle truppe israeliane, nella zona delle alture del Golan.

“Ogni attività dell’ISIS aumenta la sicurezza di Israele”

L’alleanza fra i sionisti e gli islamisti non deve stupirci: per Israele era di vitale importanza, infatti, che il legittimo governo di Damasco crollasse e che il territorio della Repubblica Araba di Siria venga smembrato. La Siria, guidata dal presidente socialista Bashar Al-Assad, era non solo strettamente alleata all’Iran, ma era anche uno degli Stati più vicini alla causa palestinese. Israele da tempo, in combutta con gli Stati Uniti, operava quindi per fomentare i disordini e l’insicurezza nel territorio siriano armando miliziani di ogni genere, compresi oggi gli islamisti dell’HTS.

Nulla di nuovo, in realtà: il capo di Stato Maggiore israeliano Herzi Halevi, quando era capo dell’intelligence militare (AMAN) aveva bellamente affermato, durante una conferenza stampa già nel 2016, che “Israele non vuole che la situazione in Siria finisca con la sconfitta dell’ISIS. Il ritiro delle superpotenze dalla regione, lasciando Israele solo contro Hezbollah e l’Iran, metterebbe Israele in una situazione difficile. Per questo motivo dobbiamo fare del nostro meglio per evitare di ritrovarci in una situazione del genere”. Il deputato della presunta “opposizione”, Benny Gantz, dal canto suo aveva parlato nel medesimo contesto come segue: “ogni attività dell’ISIS nella regione aumenta la sicurezza di Israele, quindi l’ISIS è un’unità di sicurezza per Israele piuttosto che una minaccia”. Dopo l’ISIS, ecco che ora arriva l’HTS…

I rapporti nemmeno tanto segreti tra Israele e l’ISIS sono da tempo oggetto di sarcasmo.

Israele ha sfruttato i terroristi per rompere l’asse Iran-Siria

L’alleanza fra HTS e Tel Aviv è stata spiegata sempre da Mordechai Kedar intervenendo all’emittente pubblica israeliana KAN. L’ex-spia, che oggi offre consulenze in ambito geopolitico e militare, ha sottolineato che i terroristi “vedono Israele come la soluzione, non il problema”. Egli ha poi affermato di essere in costante contatto con i “leader dei gruppi di opposizione siriani” e ha sottolineato che nessuno di questi reputi Israele un nemico, e ciò a differenza delle forze sia nazionaliste sia comuniste che restavano leali ad Assad.

Kedar ha pure osservato che se i terroristi di HTS avranno successo nella loro attuale guerra (come effettivamente si è verificato), progettano di aprire un’ambasciata israeliana e ha specificato: “non solo a Damasco ma anche a Beirut”. Insomma, i gruppi armati islamisti stanno trasmettendo alla società israeliana una chiara richiesta di sostegno, una disponibilità a farsi usare dal regime di Benjamin Netanyahu, per destabilizzare l’intero Medio Oriente, per tagliare i collegamenti fra Libano e Iran attraverso la Siria, e permettere così a Israele di estendere il suo messianico disegno imperialistico.

Mordechai Kedar, ex ufficiale dei servizi segreti israeliani e ora consulente militare e geopolitico.

Steven Cook, analista del Council on Foreign Relations spiega infatti che “la rottura dell’asse Iran-Siria andrà senza dubbio a beneficio della sicurezza israeliana indebolendo il flusso di armi verso Hezbollah”. In effetti, questo è uno dei compiti che HTS si impegna a svolgere: distruggere la principale organizzazione patriottica libanese capace di resistere agli attacchi continui dell’Entità sionista.

Le operazioni militari di Israele hanno aperto la strada all’HTS

Il giornale “Times of Israel” ha scritto che i capi dei servizi di intelligence israeliani hanno comunicato a Netanyahu che gli ultimi sviluppi in Siria sono “positivi”. In pratica per il Mossad è buono che il potere sia finito nelle mani di bande criminali di tagliagole fondamentalisti islamici piuttosto che a un governo laico riconosciuto dall’ONU come quello di Assad. Nei giorni precedenti all’offensiva, un terrorista affiliato all’HTS è stato peraltro stranamente intervistato dai giornalisti della solita emittente KAN. Si tratterebbe di Suheyl Hamud, ex-ufficiale dell’esercito regolare siriano che aveva disertato. Rivolgendosi al pubblico israeliano ha osservato: “fratelli abbiate paura di Bashar al-Assad, dell’Iran e di Hezbollah, ma non di noi”.

E non è tutto: gli analisti israeliani concordano sul fatto che le forze armate sioniste abbiano bombardato le posizioni e i depositi di armi di Hezbollah, della Guardia Rivoluzionaria e delle milizie locali in Siria, aprendo la strada proprio all’HTS e successivamente anche all’invasione diretta delle IDF nel Golan. Non sarà stato un caso che la sera del 29 novembre si è svolto proprio a Tel Aviv un incontro a porte chiuse sulla Siria, alla presenza dei massimi vertici politici e della sicurezza nazionale israeliana.

Combattenti di HTS per le strade di Aleppo.

Le posizioni di USA, Cina e Turchia

Il consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, Jake Sullivan ha espresso pieno sostegno all’invasione israeliana del territorio siriano, siccome Israele “ha il diritto di difendersi dalle minacce alla sua sicurezza”. Inoltre, ancora prima della caduta del governo di Assad, Sullivan aveva affermato di non ritenere HTS un pericolo per le truppe americane stanziate nella regione: “attualmente, le nostre forze schierate in Siria si trovano in una posizione diversa, crediamo che non siano a rischio. Tuttavia, sono ancora minacciati dalle milizie sciite in Iran, Iraq e Siria”. Le milizie sciite sono quelle di Hezbollah, che evidentemente per Washington sono i veri nemici, non i terroristi di HTS.

Ben diversa ovviamente la posizione di Pechino, che per bocca del ministro degli esteri Wang Yi ha espresso preoccupazione per il caos che terroristi ed estremisti possono provocare nella regione. Il ministro ha inoltre esortato la comunità internazionale a “salvaguardare efficacemente la sovranità e l’integrità territoriale della Siria, rispettare le tradizioni etniche e religiose della Siria e lasciare che il popolo siriano prenda le decisioni da solo”.

La Turchia si trova come sempre in una posizione di ambiguità: da un lato il governo di Erdogan insiste nello schierarsi con l’integrità territoriale siriana, dall’altro tollera che sui media a lui vicini si diffonda l’illusione secondo cui HTS sarebbe il “meno peggio” per gli interessi della Turchia poiché comunque i terroristi combatterebbero contro i separatisti curdi del PKK/PYD. “L’opinione pubblica turca viene trascinata in una trappola” spiega invece il giornalista Ismet Özçelik sul quotidiano della sinistra patriottica turca “Aydinlik”: “in realtà il PKK/PYD non è un nemico di HTS: avevano già fatto un accordo tra loro. In effetti il fabbisogno petrolifero di HTS viene fornito proprio dei separatisti curdi”. Özçelik – ricordando che l’ex rappresentante speciale degli Stati Uniti per la Siria James Jeffrey aveva descritto l’HTS come un movimento patriottico “prezioso per la strategia degli Stati Uniti”, accusa apertamente Washington e Tel Aviv di volersi aprire un nuovo corridoio verso il Mediterraneo e di star incastrando il governo turco per impedire a Erdogan di continuare la sua marcia di avvicinamento verso la Russia e la Cina.