Ammetto di non apprezzare la stampa ticinese, tantomeno gli articoli di cronaca internazionale, nei quali il giornalismo di casa nostra sfoggia tutto il suo presappochismo, nonché la sua disonestà e mediocrità intellettuale. Viste le basse aspettative diventa difficile stupirmi in negativo, ma l’odierno editoriale del Corriere del Ticino ci è riuscito in pieno.
Questo pezzo a dir poco orripilante, firmato da Osvaldo Migotto, caposervizio della redazione Mondo del Corriere, è una commemorazione dei fatti del 7 ottobre 2023. Tuttavia, più che la tristezza per la sorte delle vittime, nel testo prevale l’odio verso i palestinesi. Un odio atroce, da mascelle serrate e bava alla bocca, che emerge con forza in un linguaggio decisamente esagitato. Potrebbe quasi sorgere il sospetto che il 7 ottobre dell’anno scorso Migotto abbia perso qualche caro, ma no, questa è semplicemente la realtà dell’informazione di massa nella Svizzera del 2024.
“Spietati aguzzini”, “sanguinari miliziani” o più semplicemente “terroristi islamici”, questi gli epiteti utilizzati dall’abile penna del Corriere nel tentativo di disumanizzare la resistenza palestinese. Nonostante alcune azioni di Hamas possano effettivamente venire classificate come terrorismo, va ricordato che Hamas è innanzitutto un’organizzazione politica che ha un vasto sostegno tra la popolazione palestinese, e solo in secondo luogo un’organizzazione militare che difende la striscia di Gaza dall’espansionismo sionista.
Bisognerebbe piuttosto domandarsi come mai il popolo palestinese è stato costretto, come estrema forma di resistenza, a ricorrere a certe strategie. Ma questo probabilmente non ha mai sfiorato la mente di Migotto, che spara sentenze e condanne senza appello laddove sarebbero necessarie un po’ di calma e mente fredda, giusto per domandarsi: ma come si è giunti a questo punto, in Palestina?
Per Migotto questa è evidentemente una domanda superflua. Non a caso egli giustifica la reazione spropositata di Israele: “La risposta militare israeliana al massacro del 7 ottobre, più che legittima, mirava ad annientare le milizie di Hamas”. Deduco quindi che per Migotto è “legittimo” uccidere oltre 40’000 innocenti, molti dei quali bambini, in ritorsione per la morte di 1’200 altri innocenti (sempre che si possa definire innocente chi colonizza una terra occupata con la violenza). Certo il giornalista accenna al fatto che l’operazione militare israeliana è “criticata da più parti per l’elevato numero di palestinesi civili morti”, ma lascia capire di non pensarla allo stesso modo.
Sin da bambino mi è stato spiegato che la vendetta, tantopiù se sproporzionata al torto subito, non porta giustizia alle vittime ma alimenta il ciclo della violenza. Ma forse a Migotto sono state insegnate cose diverse, visto che ritiene “legittimo” far pagare al nemico un prezzo trenta volte maggiore, tenendo a mente che si parla di vite umane. Forse l’abile penna del Corriere non crede che una vita palestinese abbia lo stesso valore di una vita israeliana…
L’editoriale poi critica Netanyahu. Ma non per i massacri da lui ordinati a Gaza e non certo per 17 anni complessivi di premierato alla guida di Israele, che lo rendono il principale responsabile delle abominevoli politiche che hanno preparato il terreno al 7 ottobre. No, il Migotto critica Netanyahu perché non è riuscito a “strappare dalle grinfie dei terroristi islamici gli ostaggi finiti nelle loro mani”. La colpa di Bibi è insomma avere agito senza sufficiente determinazione (la quale, ipotizzo, si sarebbe dovuta tradurre in più bombardamenti e più soldati dentro a Gaza?), non l’aver rifiutato delle soluzioni più ragionevoli. Ricordo che Hamas aveva pubblicamente dichiarato di voler scambiare gli ostaggi con i prigionieri politici palestinesi detenuti nelle carceri israeliane, cosa che avrebbe evitato ulteriori spargimenti di sangue.
Il Migotto infine se la prende con l’intero asse della resistenza anti-sionista: “Hamas, Hezbollah, Houthi e altre milizie rappresentano i tentacoli di una temibile piovra chiamata Iran.”
“Tentacoli”, “ temibile piovra”… Migotto fa di tutto per provocare nel lettore l’odio verso i nemici di Israele. Tutto quello che riesce a provocare è il disgusto verso il suo stesso giornale, che si presta a una propaganda di così bassa lega.
Basterebbe infatti ripercorrere gli eventi dell’ultimo anno per rendersi conto che ad escalare la situazione dopo il 7 ottobre è sempre stato Tel Aviv e non Teheran. Persino l’ultimo attacco missilistico iraniano del 2 ottobre, lanciato, come lo stesso Migotto è costretto ad ammettere, su obbiettivi militari, non ha provocato vittime tra la popolazione inerme ma solo danni materiali. Molto diverse le ritorsioni israeliane, che provocano regolarmente ingenti vittime civili.
Ciliegina sulla torta: Migotto appare infine preoccupato dalla possibilità che Donald Trump vinca le elezioni alla Casa Bianca, causando un’ulteriore escalation del conflitto in Medio Oriente. Curioso che tale preoccupazione venga espressa dopo un discorso imbottito di odio, in perfetto stile trumpiano.
Il quadro è desolante. Vedere un giornalista che annaspa nella propria bile, superando ogni limite della decenza che la sua professione richiede, è uno spettacolo già di per sé raccapricciante. Lo è ancora di più se si pensa che nel nostro paese questa è diventata la normalità.