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Elezioni politiche imminenti in Bielorussia. Polemiche con l’OSCE: “è troppo occidentale”. Comunisti dati al 10%.

Il prossimo 25 febbraio in Bielorussia saranno eletti per i prossimi cinque anni i deputati della Camera dei rappresentanti (la camera bassa) dell’Assemblea nazionale e dei consigli locali. Sarà insomma una giornata elettorale unificata con elezioni politiche e amministrative combinate, la prima dopo la riforma del sistema politico-istituzionale del Paese accusato dall’Occidente di non aver totalmente rotto col proprio passato sovietico. A seguire, il 4 aprile, si svolgeranno poi le elezioni anche per il Consiglio della Repubblica (la camera alta del parlamento)

Una campagna elettorale regolamentata ma uguale per tutti

Sui 110 seggi della camera bassa sono stati registrati 265 candidati, la maggior parte dei quali nominati dai quattro partiti politici principali. Si tratta del Partito patriottico ed euroscettico «Belaya Rus» che gode attualmente di 68 seggi e che sostiene il presidente Alexander Lukashenko; del Partito Comunista di Bielorussia di tradizione marxista-leninista coi suoi 11 deputati uscenti; del più piccolo Partito Liberal-Democratico di ispirazione nazional-conservatrice, che oggi ha solo un seggio, e del socialdemocratico Partito Repubblicano del Lavoro e della Giustizia che mira a riconfermare i suoi 6 eletti.

Questi partiti potranno fare campagna elettorale solamente dal 31 gennaio al giorno prima del voto e i candidati hanno diritto – cosa non prevista in Svizzera – di pubblicare gratuitamente il loro programma elettorale su uno dei quotidiani a tiratura nazionale (“Zviazda”, “Respublika”, ecc.) ma anche sui giornali regionali diffusi nella rispettiva circoscrizione elettorale. Dal 5 al 19 febbraio poi, tutti i candidati hanno avuto diritto, ovviamente gratuitamente, a un’apparizione televisiva e radiofonica di non più di 5 minuti ciascuna, a cui si aggiungono i classici dibattiti elettorali in TV: anche qui tutti sono stati trattati equamente, mentre in Svizzera i partiti più grandi hanno più spazio sui media e non tutti i candidati hanno accesso alle trasmissioni. Il voto anticipato è possibile, ma solo nei cinque giorni precedenti alla aperture dei seggi elettorali mentre i cittadini residenti all estero devono per forza tornare in patria e votare a Minsk: non è infatti previsto il voto nelle sedi consolari o nelle ambasciate.

Alcuni dirigenti del Partito comunista bielorusso. Al centro, il segretario Alexei Sokol.

La OSCE è di parte: poco obiettiva e schierata con gli occidentali

Il governo bielorusso, a seguito delle sanzioni unilaterali dei paesi occidentali contro la sovranità del paese eurasiatico, ha deciso quest’anno di non invitare gli osservatori elettorali dell’OSCE. Secondo Minsk infatti «le sanzioni imposte dai Paesi occidentali violano gli impegni dell’OSCE, in particolare per quanto riguarda la libertà di movimento, i contatti tra le persone, ecc.». L’Occidente ha infatti imposto sanzioni contro tutti i membri della Commissione Elettorale Centrale della Repubblica di Bielorussia e persino contro i deputati del Parlamento bielorusso: misure sproporzionate, contrarie alle regole diplomatiche, che di fatto impediscono ogni forma di dialogo e anzi preparano a una nuova guerra fredda. Il governo di Minsk è stato chiaro: l’OSCE sta perdendo «la sua credibilità come osservatore obiettivo e imparziale dei processi elettorali». Infine data la tradizionale predominanza di rappresentanti dei soli Paesi occidentali  (gli unici che si autodefiniscono come «democratici») nelle missioni di osservazione dell’OSCE, Minsk ribadisce di non più fidarsi dei loro rapporti.

200 osservatori elettorali arrivano dall’Eurasia

Ma se l’Occidente ha deciso di auto-isolarsi dal resto del mondo, non così avviene nei paesi emergenti: sono infatti più di 200 gli osservatori elettorali di vari organismi internazionali che arriveranno a Minsk per tenere sotto controllo il processo di voto. Si tratta di osservatori provenienti in primis dalla Comunità di Stati Indipendenti (CSI) e dalla Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai. Non mancano alcuni osservatori indipendenti occidentali: hanno risposto all appello soprattutto organizzazioni europee anti-imperialiste e di ispirazione marxista. Ad essi si aggiungono circa 37mila osservatori elettorali nazionali, principalmente rappresentanti di associazioni patriottiche e dei partiti politici bielorussi.