Con 250 delegati riuniti nella capitale Minsk, si è svolto il 13° Congresso del Partito Comunista di Bielorussia (KPB) . L’assise si è aperta con la relazione politica del Primo Segretario Alexei Sokol, il quale ha dichiarato che “i comunisti riconoscono che la Bielorussia in quanto Stato sovrano è prezioso per il proprio carattere sociale”. In effetti la Bielorussia è uno dei pochi Stati ex-sovietici che, caduto il socialismo nel biennio 1989/1991, ha mantenuto ampie garanzie sociali e un netto intervento pubblico nel sistema economico. In particolare nella sanità e nell’educazione le privatizzazioni non hanno fatto danni come negli altri paesi tornati al capitalismo. La crisi mondiale attuale – ha spiegato infatti Sokol – “prova che in assenza di risorse petrolifere e di gas, solamente una adeguata ridistribuzione delle spese sociali è capace di garantire la stabilità delle istituzioni”.
No alla NATO e all’UE. Sì alla sovranità!
Continuando nella sua relazione, di fronte ai delegati del KPB, Sokol ha condannato l’aggressività della NATO che continua a interferire negli affari interni ai paesi che non obbediscono ai diktat euro-atlantici e ha tirato il campanello d’allarme sulla “psicosi anti-comunista” che si sta diffondendo nel Paese tramite le ONG fintamente “progresisste” finanziate dall’UE e dagli USA. ONG che sono poi alla base delle cosiddette “rivoluzioni colorate” e degli embarghi economici che colpiscono molte nazioni regolarmente etichettate come “dittature” dalla stampa borghese europea e americana.
La priorità del KPB, nella fase attuale, è piuttosto quella di mobilitare tutte le forze che ambiscono a mantenere l’ordinamento sovrano del governo di Minsk: “non permetteremo di destabilizzare la situazione: i comunisti rappresentano lo sviluppo, la pace e naturalmente l’indipendenza del nostro Paese”, ha concluso il Primo Segretario comunista.
La sinistra europeista contro i comunisti
Ma chi sono le forze avverse? Le accuse del KPB, oltre che contro ai gruppuscoli anarchici e trotzkisti, sono rivolte in particolare contro un partito che fino al 2009 portava anch’esso il nome di “comunista” ma che cambiò in seguito la denominazione in Partito Bielorusso della Sinistra (“Mondo Giusto”). Quest’ultimo, guidato da Sergey Kalyakin, è la sezione locale del Partito della Sinistra Europea, ha una impostazione “liberal”, insiste sui diritti civili piuttosto che sui diritti sociali, ed è filo-europeista. Il suo obiettivo è rovesciare il Presidente Lukashenko, ma non è mai riuscito a entrare in parlamento e, anzi, nell’ultimo decennio ha costantemente perso consensi nelle varie competizioni elettorali. Se nel 2008 raccoglieva ancora quasi 130mila voti (2,3%), nel 2012 essi erano già scesi a 98mila, nel 2016 a 72mila e nel 2019 i risultati erano ormai crollati a poco meno di 38mila voti (0,7%). E nonostante il “movimentismo” e la propaganda divisiva fomentata da Kalyakin a sinistra, ben diversa è stata la sorte toccata al KPB che, se nel 2012 dopo alti e bassi, raccoglieva “solo” 141mila voti (2,7%), alle ultime elezioni del 2019 ha toccato il tetto dei 559mila suffragi (10,6%) eleggendo così 11 deputati e 17 senatori.
L’opposizione vuole imporre il liberismo!
I candidati dell’opposizione, naturalmente sostenuti dai governi occidentali, stanno provando a diminuire il controllo statale sull’economia bielorussa e nel contempo insistono per poter importare prodotti industriali, giudicati più “competitivi”, soprattutto dall’Unione Europea. Riforme che di fatto sono processi di liberalizzazione del mercato e di dipendenza economica dall’estero.
L’elezione nel 1994 di Alexandre Lukashenko, che non ha mai rinnegato l’eredità sovietica, ha finora impedito che questo programma liberista prendesse piede. E’ questo che caratterizzata la Bielorussia rispetto agli altri paesi che, dopo la dissoluzione dell’URSS e del campo socialista, si sono ritrovati nelle mani di multinazionali e oligarchi.
Il KPB ha deciso quindi di impegnarsi in una campagna comune al fianco del Komsomol (la Gioventù Comunista) ma anche di altri partiti e dei sindacati a favore del programma del Presidente uscente, Lukshenko che il 9 agosto prossimo si ricandiderà con il supporto anche di tre partiti di centro-sinistra come il Partito Patriottico di Nikolai Ulakhovich, il Partito Agrario di Mikhail Rusy e il Partito Repubblicano del Lavoro e della Giustizia di Vasil Zadnyaprany.
Il KPB – che già oggi è rappresentato anche nell’équipe di governo – sostiene infatti che, sotto la presidenza di Lukashenko, in questi anni lo Stato abbia promosso “i valori della giustizia sociale, del lavoro, della condivisione” e che il Paese oggi “dispone di un sistema di garanzie sociali forti per i bambini, le giovani famiglie, i portatori di handicap e i poveri”. Ecco perché il prossimo 9 agosto 2020 voterà per un nuovo mandato del Presidente uscente.