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La critica sociale all’acqua di rose al Festival di Locarno

“Milsu” del regista sudcoreano Ryoo Seung Wan è un film modesto ma che ha perlomeno il pregio di tentare – senza probabilmente riuscirci – di offrire al pubblico di Piazza Grande una storia che potremmo con molta generosità definire di “critica sociale”. Merce ormai rara, a dire il vero, in un Festival americanizzato in cui tutto deve essere orientato al politicamente corretto. Anche questa pellicola, difatti, viene presentata sul LocarnoDaily, il bollettino della rassegna, come “un racconto di solidarietà e amicizia femminile in diretta opposizione al più cinico opportunismo dell’organizzazione criminale prettamente maschile”. Una continua e stereotipata lettura “gender”, che sembra devono piazzare proprio da tutte le parti…

L’intento sociale che immaginiamo volesse esserci nella mente dell’autore si disperde però nella superficialità. Non solo ciò avviene nel momento in cui il regista cerca di unire stili diversi, mischiando confusamente elementi drammatici con aspetti polizieschi e persino di comicità, ma anche e soprattutto quando rinuncia ad approfondire minimamente il contesto in cui la storia si dipana, evitando accuratamente di contestualizzare dove si svolge il tutto: negli anni ‘70 la Corea del Sud viveva non solo sotto occupazione militare statunitense (come ancora oggi) ma pure sotto un regime dittatoriale fascistoide che nel film semplicemente è omesso.

L’industrializzazione selvaggia degli anni ‘70, con la costruzione di un impianto chimico inquinante nei pressi del mare, che sconvolge la vita e il lavoro di una famiglia e di un intero villaggio sono solo lo sfondo narrativo che non viene però mai realmente approfondito. L’ecologia, i diritti dei pescatori, il contrabbando, la criminalità organizzata, la corruzione dei funzionari, il sorgere di un’economia nera… sono tutti temi che affiorano solo nella sinossi del film, ma che si evita di realmente tematizzare, preferendo inserirli fra un attacco di uno squalo famelico, un truculento accoltellamento e qualche scena sulle arti marziali degne di un B-movie.

Massimiliano Ay

Massimiliano Ay è segretario politico del Partito Comunista (Svizzera). Dal 2008 al 2017 e ancora dal 2021 è consigliere comunale di Bellinzona e dal 2015 è deputato al parlamento della Repubblica e Cantone Ticino.