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Un altro partito della sinistra turca invita a preferire Erdogan: “l’opposizione è asservita alla NATO”!

Dopo che già al primo turno delle elezioni presidenziali turche, il riformista Demokratik Sol Parti (DSP, Partito della Sinistra Democratica) si era schierato con il presidente uscente Recep Tayyip Erdoğan si attendeva anche la decisione di un altro partito collocato storicamente a sinistra ma da sempre con una visione indipendente della realtà: il Vatan Partisi. Di origine maoista e ancora oggi vicino al Partito Comunista Cinese, si tratta di uno dei partiti della sinistra rivoluzionaria turca più longevi. Benché con un seguito elettorale ridotto, esso è noto per la sua influenza nei settore della sicurezza (molti ex-ufficiali dell’esercito ne sono membri), delle relazioni internazionali e del giornalismo (controlla infatti un quotidiano, due riviste mensili, una televisione e ha da poco aperto pure un canale radiofonico).

Erdogan ha aperto le liste alla sinistra laica

Mentre il DSP con una mossa tatticista è arrivato a candidare alcuni suoi esponenti, fra cui il proprio presidente Önder Aksakal, quali ospiti direttamente sulla lista al parlamento del partito governativo AKP, garantendone in questo modo l’elezione a deputato, il Vatan Partisi ha rifiutato di compromettere la sua indipendenza e per il parlamento ha presentato una sua lista (che non è però riuscita a conquistare alcun seggio), esprimendo critiche ad Erdogan sia per non aver portato fino in fondo il rifiuto di estendere la NATO alla Finlandia, sia per aver inglobato nella sua coalizione il partito Hüda-Par di matrice separatista curda e collusa all’integralismo islamico.

Perinçek: “Non si può diventare l’utile idiota dell’imperialismo!”

Il presidente del Vatan Partisi è il giurista marxista Dogu Perinçek e, di fronte all’ineluttabilità del secondo turno, ha ritenuto che non si potesse restare indifferenti: rimanere neutrali fra le due opzioni esistenti in questa fase – ha spiegato – “è funzionale al progetto imperialista”. Ha così convocato il Comitato Centrale del suo Partito per prendere la storica quanto difficile decisione. Pur con tutte le divergenze esistenti con Erdogan, infatti, non è possibile per un rivoluzionario (che dunque è patriota e anti-imperialista) votare il candidato dell’opposizione Kemal Kılıçdaroğlu. Quest’ultimo è infatti espressione dell’atlantismo più spinto, ambisce all’integrazione della Turchia nell’Unione Europea, è ostile alla Cina e distruggerebbe quel minimo di “neutralità” che Erdogan ha invece saputo finora garantire alla Turchia nel conflitto in Ucraina.

Il Comitato Centrale del Vatan Partisi ha deciso di sostenere Erdogan al secondo turno del 28 maggio.

“Kılıçdaroğlu è un agente degli americani e dei sionisti”

Il Vatan Partisi ha così deciso che il prossimo 28 maggio darà un sostegno critico proprio al nemico d’un tempo, quel Recep Tayyip Erdoğan che nel 2008 fece arrestare proprio Perinçek. Durante la conferenza stampa quest’ultimo ha voluto fare due premesse. La prima è che per determinare una linea sul piano elettorale si deve partire dalla domanda di quale candidato difenda meglio il principio indiscutibile dell’indipendenza nazionale contro l’imperialismo e della “Rivoluzione produttiva” (cioè la necessità di ritornare a un’economia reale, produttiva e non speculativa, che preveda un forte intervento statalista). In secondo luogo Perinçek ha aggiunto: “il Vatan Partisi condurrà un’opposizione costruttiva nei confronti dell’amministrazione di Erdoğan e perseguirà una politica volta all’indipendenza e all’unità nazionale, per un’economia produttiva e per ristabilire una cultura rivoluzionaria nazionale”. L’obiettivo, insomma, è rendere la Turchia “una protagonista della nascente civiltà asiatica”.

Una decisione da prima pagina!

Fatte queste due premesse il Vatan Partisi ha accusato il candidato dell’opposizione, Kılıçdaroğlu, di essere “uno strumento degli Stati Uniti e di Israele contro la Turchia” poiché tramite la lista del suo partito, il socialdemocratico CHP, è riuscito a far eleggere deputati legati non solo ai separatisti curdi, ma anche a “organizzazioni bigotte eterodirette dai centri globalisti” (il riferimento è qui alla confraternita islamista di Fethullah Gülen colpevole del tentato golpe del 2016). Kılıçdaroğlu è quindi “il candidato della liquidazione dello Stato nazionale e dell’asservimento ai centri finanziari globali”, per contro oggi Erdoğan – nonostante le sue ambiguità – “è il bersaglio dei piani imperialisti” e quindi è il male minore, un argine patriottico ai piani espansionistici di USA, UE e NATO.

Anche il TKP deluso dal candidato dell’opposizione: “ci ha ingannato”

Diversa la valutazione del Partito Comunista di Turchia (TKP) che pur dicendosi deluso dal candidato dell’opposizione – che ha accusato di aver “illuso e ingannato la popolazione pensando di sconfiggere l’AKP diventando come l’AKP” – ipotizza che rovesciare Erdogan permetterà di creare quello scombussolamento necessario al sistema per aprire così dei margini di agibilità politica a favore della sinistra radicale. Il TKP si limita però a dichiarare di “non votare Erdoğan”, ma non trova il coraggio per invitare esplicitamente a votare per Kılıçdaroğlu, ben sapendo che il personaggio – non difendendo coerentemente né il laicismo, né l’anti-imperialismo – non rappresenta una valida alternativa a sinistra per la classe lavoratrice.