RSI e media nelle cantonali 2023: una copertura presente, ma non per tutti…

Lo scorso 2 maggio è stata consegnata alla RSI una lettera firmata da quasi tutte le organizzazioni partitiche giovanili, fra cui la Gioventù Comunista. A unire tutti questi giovani è una critica comune al servizio pubblico ticinese, ovvero il disimpegno del canale SPAM durante le elezioni cantonali conclusesi lo scorso aprile.

SPAM è infatti il mezzo di pubblica informazione che coinvolge maggiormente i giovani ticinesi: informazioni di attualità, temi più o meno delicati, curiosità e molto altro sono quotidianamente proposti agli oltre 18’000 giovani seguaci della pagina instagram. L’efficace modus operandi che mischia grafiche accattivanti e d’impatto alla ricerca di un diretto contatto sul territorio, con interviste presso punti di alta frequentazione giovanile, hanno fatto sì che SPAM sia, per molti ragazzi e ragazze ticinesi, la principale (se non unica) fonte di ancoraggio all’attualità locale e nazionale.

Sembra quindi assurdo che le elezioni cantonali del 2023 siano quasi passate in sordina: durante i primi mesi del 2023, mentre tutto il cantone fremeva e i diversi partiti lavoravano freneticamente alla propria campagna elettorale, SPAM si è limitato principalmente a ripubblicare qualche post della pagina rsinews. La copertura delle elezioni da parte di questo canale si è fermata a questa condivisione di normali contenuti RSI, di formato e di target completamente diversi da quelli normalmente proposti da SPAM. Per il resto del tempo la pagina ha continuato la sua normale attività, proponendo anche le consuete notizie d’intrattenimento dal discutibile valore informativo. Insomma, a fine elezioni ci si è ritrovati (nuovamente) con una bassa percentuale di voto, specialmente fra la fascia giovanile della popolazione. E nonostante l’articolo 13 (Sezione 3) della Concessione SSR si proponga di «promuovere la loro [dei giovani, ndr] partecipazione alla vita politica, economica, culturale e sociale», il canale che meglio avrebbe potuto assumere questo compito, coinvolgendo e avvicinando i cittadini di domani alle elezioni, ha preferito riportare notizie del calibro di partite di poker di Neymar. Risorse, come rilevano i rappresentanti delle diverse giovanili partitiche, che erano disponibili (le pubblicazioni di SPAM sono rimaste molto frequenti anche durante le settimane precedenti al voto), e che si spera in futuro saranno maggiormente destinate alla copertura della politica locale e nazionale, specialmente in un periodo così decisivo come quello elettorale.

Quella di SPAM non è però stata l’unica mancanza mediatica di queste elezioni 2023: il servizio d’informazione pubblica ha nettamente e vergognosamente stabilito un palinsesto squilibrato che ha pressoché ignorato i partiti minori, già in partenza svantaggiati per minore disponibilità di risorse. Un atteggiamento che risulta tutt’altro che «completo, diversificato e corretto» (Concessione SSR, Sezione 2, art. 16) e soprattutto non sembra affatto rispettare quel pluralismo che viene portato avanti con fierezza dal servizio pubblico nella lista dei propri valori.

Tempi e mezzi che potevano essere impiegati per avvicinarsi e far conoscere i piccoli partiti sono stati spesi in altro modo, favorendo spesso ridondanti discussioni fra la solita manciata di attori politici, servizi o interviste di un inquietante e imbarazzante livello di superficialità.

Basta digitare “elezioni cantonali” nella barra di ricerca del sito RSI per rendersi conto che i nomi dei politici intervistati, presentati o invitati ai dibattiti sono sempre i soliti: fra l’altro il fatto che nei risultati della stessa ricerca compaiano titoli di spessore quali “Le giacche di Werner” (datato il giorno stesso delle elezioni!) lascia qualche perplessità riguardo le priorità e la serietà del lavoro svolto. Permetteteci dunque di essere risentiti se la cromia superstiziosa del signor Nussbaumer trovi un suo posto all’interno del servizio pubblico durante il giorno delle elezioni cantonali, mentre il nome del nostro segretario politico non appare in neanche un titolo (sempre risultanti dalla ricerca “elezioni cantonali”) da inizio anno ad oggi.

Insomma, il panorama mediatico ticinese si è limitato al minimo indispensabile: presentare la nostra lista congiunta con il POP, dedicarci qualche minuto dei suoi servizi e, quelle volte in cui i nostri candidati sono stati invitati ai dibattiti, considerarli ponendo loro domande spesso maliziose e provocatorie. Una carenza, quindi, anche qualitativa e di argomenti di spessore, oltre che di copertura mediatica in generale.

L’equa copertura dei diversi attori politici, messa ancora più a dura prova dalle pressioni del mercato mediatico quali chiusure di testate e misure di risparmio, è sempre più difficile da individuare ma, ancor di più, da valutare in modo serio e oggettivo. È quindi per questo motivo che nel gennaio 2022 i due granconsiglieri comunisti presentarono una mozione richiedente un monitoraggio annuale dei media, con un sistema di analisi simile a quello operato dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (AGCOM) in Italia: un modo, dunque, per comparare e quantificare la rappresentazione mediatica di tutti i partiti politici durante l’anno, tenendo conto di aspetti quali il tipo di periodo (elettorale o non), il livello di approfondimento e il tipo di emittente (pubblica o privata). La proposta di Ay e Ferrari è di rivolgersi all’Osservatorio europeo di giornalismo, eventualmente in collaborazione con l’Osservatorio della vita politica regionale.

Un sistema, questo, che permetterebbe di garantire veramente quella «pluralità delle opinioni» che troneggia in grassetto nella pagina presentante il servizio pubblico, consentendo così a tutti i partiti di avere un’equa presenza mediatica e dunque ai cittadini una più completa, diversificata e soprattutto giusta conoscenza del panorama politico ticinese.

Per il momento non possiamo che limitarci a rilevare noi stessi queste disparità, ed auspicare che i media, in particolare la RSI, riconoscano le proprie mancanze e adempiano realmente a quel pluralismo e rappresentatività di cui tanto si fanno portavoce.