Cooperazione transfrontaliera fra Ticino e Italia? L’UDC vuole più trasparenza. Possibilista anche il PC.

“La Regio Insubrica è una realtà che negli anni si è sempre più sviluppata nei rapporti tra Svizzera e Italia nella gestione del territorio di confine tra il Ticino e le Province della vicina Penisola”. È questa la premessa dell’atto parlamentare depositato dai granconsiglieri Tiziano Galeazzi (primo firmatario), Roberta Soldati, Daniele Pinoja, Edo Pellegrini, Paolo Pamini, Lara Filippini e Sergio Morisoli, ossia il gruppo UDC nel Parlamento ticinese al completo: in pratica si tratta di costituire una nuova Commissione per intensificare ulteriormente i rapporti tra Ticino e Regio Insubrica. A darne notizia è stato per primo il portale “TicinoLive”: l’articolo di Maurizio Taiana sottolinea come sia “necessario coinvolgere maggiormente il Parlamento ticinese nelle situazioni che competono sia il Ticino sia le regioni italiane limitrofe che, tralasciando per un istante la questione frontalierato, toccano trasporti e risorse naturali condivise”. Il riferimento è non solo al turismo ma anche alle infrastrutture viarie e ai corsi d’acqua.

Tiziano Galeazzi (UDC) è il primo firmatario dell’iniziativa parlamentare che vuole rafforzare la cooperazione transfrontaliera.

90 milioni di franchi dal Ticino all’Italia

Sono 90 milioni i franchi in ristorni che dal Ticino sono partiti nel 2022 alla volta dell’Italia per la gestione delle infrastrutture di interesse comune. I deputati dell’UDC chiedono quindi che anche il Gran Consiglio ticinese sia coinvolto in modo più diretto e incisivo, anche come forma di controllo ulteriore di fronte a somme comunque ingenti di denaro pubblico. Una proposta, questa, che potrebbe peraltro trovare un certo consenso anche da parte italiana: Galeazzi, infatti, sottolinea nel suo atto parlamentare come la volontà di intensificare i rapporti con le autorità locali emerga anche dalla Dichiarazione d’intenti del 2017 che si trova pubblicata sul sito della medesima Regio Insubrica, in cui sono rappresentate – va ricordato – sia la regione Lombardia sia la regione Piemonte confinanti con il nostro Cantone.

Una commissione ad hoc per la politica estera

L’obiettivo dell’iniziativa parlamentare generica – spiegano i promotori – “è la ricerca di un coinvolgimento maggiore e continuativo da parte del Parlamento ticinese, a fronte di tutte queste tematiche che direttamente o indirettamente impattano su molte decisioni che il Legislativo cantonale è chiamato ad esprimersi”. In pratica si tratterebbe di inserire nella Legge sul Gran Consiglio una nuova Commissione per favorire “una maggiore informazione trasversale e un maggior coinvolgimento diretto su tutti i ‘cantieri transfrontalieri’ aperti tramite la Regio Insubrica”. In effetti in più occasione nel corso degli ultimi anni i legislatori ticinesi hanno inoltrato interrogazioni e interpellanza al governo per essere informati di quanto bolliva in pentola: l’interesse dunque è dato, tanto che addirittura nel quadriennio 2015-2019 venne istituito un intergruppo parlamentare per la politica estera a Bellinzona.

Secondo il deputato e segretario comunista Massimiliano Ay, la proposta dell’UDC “va presa sul serio”.

Il Partito Comunista è possibilista: “lo dicevamo già nel 2016”

Interpellato a riguardo il deputato del Partito Comunista Massimiliano Ay non si sbilancia, ma rimarca che “se l’idea è buona la sosterremo” e sottolinea un certo interesse per quanto proposto dai colleghi democentristi: “per noi comunisti la cooperazione insubrica è strategica e quindi se l’intento dell’iniziativa è quello di estenderne la trasporenza e la progettualità tramite il coinvolgimento democratico dei granconsiglieri, mi pare un tema che meriti di essere preso molto sul serio”. Già nel 2016, peraltro, il Congresso del Partito Comunista svoltosi a Lugano aveva votato una risoluzione a favore di un’altra mozione dell’UDC che chiedeva di istituire un Segretariato di Stato per la Politica Estera della Repubblica e Canton Ticino. “Per quanto dal lato giuridico e istituzionale la politica estera competa alla Confederazione – spiegava allora il Partito Comunista – occorre sfruttare le autonomie sussidiarie che i cantoni possono disporre in questo ambito, quanto mai necessarie oggi alle luce dei rapporti con le macro-regioni europee, l’area insubrica e i rapporti non sempre facili con l’Italia, ecc. ma anche nei rapporti economici coi paesi emergenti interessati a cooperare specificatamente con la Svizzera italiana”.