Ora che anche l’Alto Commissario del consiglio ONU per i diritti umani, Michelle Bachelet, ha visitato lo Xinjiang, dopo che i leader di moltissimi paesi non occidentali e spesso musulmani lo avevano già fatto, diviene sempre più difficile accusare la Cina di genocidio nei confronti degli Uiguri. Infatti è la stessa Michelle Bachelet ad affermare, senza sbilanciarsi troppo, che nella sua visita ha potuto incontrare numerose persone senza essere sorvegliata dalle autorità cinesi. Anche se l’intento dichiarato non era quello di fare un’indagine sulla Cina e sul rispetto dei diritti umani (che spesso sono a geometria variabile), la Bachelet non ha potuto uscirsene indignata, dovendo ammettere di aver trovato solo disponibilità e dialogo.
Il governo locale dello Xinjiang (una regione autonoma come il Tibet ed altre ancora) ha affermato che quelli che erano i “centri professionali locali” sono stati smantellati. Questi – benché in Occidente venissero spacciati per campi di concentramento – avevano in realtà uno scopo rieducativo al fine di eradicare il terrorismo islamista wahhabbita, come peraltro il nostro portale aveva già avuto modo di approfondire in questo articolo.
La fonte degli “Xinjiang Files”: un ricercatore tedesco “mandato da Dio”
Queste insinuazioni sulla Cina “genocida” arrivano principalmente da una fonte: l’antropoogo tedesco Adrian Zenz. Personalità cristiana fortemente conservatrice, ha più volte fatto uscite sconcertanti e al limite del delirante, passando dal dire che fosse stato Dio a commissionargli il compito di distruggere la Cina comunista e arrivando a dire che i tedeschi ammiravano Hitler perché si liberava delle “minoranze impopolari”. Alla faccia della “difesa dei diritti umani”.
Insomma, sicuramente non un ricercatore super partes e nemmeno un personaggio particolarmente credibile sul fronte della difesa dei diritti umani, come magari qualche altro sincero democratico potrebbe pensare sentendo i media mainstream sbraitare contro la Cina sullo Xinjiang. La verità però è che questi studi, condotti da questo personaggio ambiguo, sono stati de facto commissionati e forzati dalla BBC e inizialmente non erano stati nemmeno accettati per la loro totale mancanza di prove. La faziosità e le falsità di queste pubblicazioni sono d’altronde ormai ampiamente dimostrate (leggi qui).
Finirà mai questa campagna sinofoba dei media occidentali? Si spera di sì. L’apertura pacifica al dialogo della Cina e la disponibilità che ha sempre dato a tutti di visitare il paese, incluso lo Xinjiang, sono speranza di pace e un esempio di trasparenza che può essere solo da insegnamento per noi occidentali che, al contrario, si stanno sempre più sbilanciando in difesa di criminali di guerra, quando non veri e propri nazisti, pur di conquistare terreno geopolitico a vantaggio dell’atlantismo.