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Il futuro del Mali, tra lotta al neocolonialismo francese e cooperazione con il multipolarismo emergente

A fine gennaio, il portale United World International ha organizzato una conferenza online dedicata ai fatti recenti occorsi in Mali, sotto il titolo: “Il Mali al crocevia tra sanzioni e multipolarismo”. Fra i relatori erano presenti il Ministro per la Rifondazione del Mali, Ibrahim Ikassa Maïga, e il Vice-Presidente del Partito Turco “Vatan” (Patria), il prof. Semih Koray.

Il Mali si scuote dal dominio neocoloniale della Françafrique

Per comprendere meglio i temi posti in discussione, bisogna conoscere i fatti recenti maliani. Andando per ordine, il 18 agosto 2020 si è svolto un colpo di stato militare, di carattere patriottico e con in vista un’alleanza civico-militare, che ha tolto dal potere il Presidente Ibrahim Boubacar Keita, accusato di essere un burattino del neo-colonialismo francese. La Giunta militare decide dunque di dare un taglio al legame politico di sottomissione alla Francia, per aprire una nuova fase di indipendenza e sovranità nazionale. In seguito, la stessa Francia ha spinto la Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (ECOWAS), organizzazione per la cooperazione economica regionale, ad imporre delle sanzioni contro il Mali, motivandole con la scelta del nuovo potere civile di posticipare le nuove elezioni al 2026, per avere nel frattempo tutto il tempo necessario per ricostruire il paese e garantire la sicurezza e l’unità territoriale. Va fatto notare che in diverse zone del paese esistono ancora dei gruppi separatisti islamici e che vi è ancora un importante livello di conflitto armato. Anche a livello del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, i maliani denunciano la politica ostruttiva e sanzionatoria portata avanti dalla vecchia potenza colonizzatrice europea.

Le truppe francesi in Mali non hanno vinto la minaccia islamista e hanno rappresentato un forte condizionamento esterno.

Durante la conferenza, il ministro maliano ha sottolineato come la “Françafrique” rappresenti essenzialmente un sistema neo-coloniale che impedisce lo sviluppo dei paesi della regione (leggi qui). In particolare, è stato segnalato come precedentemente fossero i francesi ad aver il controllo diretto della politica di sicurezza maliana, e che invece di avere sul fronte i soldati maliani, addestrati e formati per essere autonomi, fossero le truppe francesi a pattugliare il territorio. L’accusa più grave posta da Ibrahim Ikassa Maïga, inoltre, è che sarebbero le forze imperialiste occidentali a supportare il terrorismo separatista islamico nel paese, per mettere in discussione l’unità territoriale e l’indipendenza del Mali.

Cina, Russia e Turchia: dei partner dall’importanza crescente

La seconda parte della conferenza è stata dedicata ai nuovi scenari di cooperazione internazionale portati avanti dalla nuova politica al potere in Mali, in particolare per quel che concerne le relazioni con la Turchia, la Russia e la Cina. In primo luogo, parlando del gigante medio-orientale, il Ministro per la Rifondazione, ha salutato positivamente la lotta per la sovranità portata avanti da Erdogan, il legato di Mustafa Kemal Atatürk, e la cooperazione militare e a livello edile che si sta sviluppando tra il Mali e la Turchia. Come segnalato dal Prof. Semih Koray, Vice-Presidente di Vatan, la lotta contro l’imperialismo occidentale, che accomuna i due paesi, deve far intensificare le relazioni tra i due paesi e renderle più forti.

Gli umori e le simpatie del popolo maliano sono stati espressi a più riprese negli ultimi anni.

In secondo luogo, in merito alla Russia, il Ministro ha sottolineato come i russi rispettino pienamente la sovranità del Mali, e come stiano aiutando a livello di cooperazione militare per difendere il paese africano dal separatismo terrorista. In particolare, i russi stanno inviando non solo armi, ma anche istruttori per formare le truppe maliane, affinché non solo sappiano usare correttamente il materiale di fabbricazione russa, ma perché siano, in una seconda fase, completamente indipendenti per difendere autonomamente l’unità territoriale e il proprio paese. In relazione a certe notizie che vorrebbero la presenza di mercenari russi appartenenti al Gruppo Wagner in Mali, Ikassa Maïga ha smentito categoricamente, tacciando queste insinuazioni di “fake-news” e di tentativo di intromissione nei rapporti di cooperazione tra la Russia e il Mali. Infine, in merito alla Cina, viene sottolineato come vi sia già una cooperazione avanzata a livello dello sviluppo di infrastrutture e dell’industria tessile. Terminando questa parte, il Ministro maliano ha ricordato il legame storico che lega il Mali alla Russia (un tempo sovietica) e alla Repubblica Popolare Cinese, ribadendo che furono questi i primi paesi che sostennero fin da subito la lotta di emancipazione nazionale che portò negli anni ’60 all’indipendenza del Mali.

Il Mali vuole dunque essere libero di poter scegliere liberamente con chi relazionarsi e con chi cooperare, senza che siano le potenze imperialiste occidentali a dettare l’agenda di questo paese dell’Africa occidentale. Ma soprattutto, che il Mali si inserisce a pieno titolo nella dinamica internazionale tesa al rafforzamento del multipolarismo promosso da Cina, Russia e anche recentemente dalla Turchia, quale nuovo ordine basato su uguaglianza, rispetto della sovranità altrui, e cooperazione dal mutuo vantaggio.

Stefano Araujo

Stefano Araujo, classe 1993, ha conseguito il diploma di master in scienze politiche presso l'Università di Ginevra. Attualmente lavora come assistente presso il Global Studies Institute della stessa università. E' membro del Comitato Centrale del Partito Comunista (Svizzera).